Arruolamento

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«Sono poche le creature a cui l'oro fa questo effetto, sai? Questa tua reazione può voler dire molte cose.»
Avevamo appena concluso l'ennesimo rapporto, vinti dai nostri vizi e desideri che sembravamo non riuscire a controllare. Yongjundar era tornato nella sua forma originale, che lo faceva sentire più a suo agio con tutto l'oro che stava attorno a noi in una distesa brillante di cui non si vedeva la fine.

«Cosa, mio bel drago?»

«Su chi tu possa essere, visto l'effetto che ti fa l'oro e visto l'effetto che fai a me» spiegò a voce bassa, per poi poggiare il muso su una montagna di monete con uno sbuffo, quasi fosse pensieroso. «Spiegherebbe molte cose.»

Mi voltai a guardarlo, senza però la forza di tirarmi su. «Quelli della Gilda mi avrebbero uccisa se fossi stata una creatura magica, soprattutto se fossi un drago, dato che sono una femmina e tu un maschio. Sarebbe stato più semplice e meno rischioso del mettermi un sigillo.» Non sarebbe stato male essere della sua stessa specie, ma questo non avrebbe avuto senso; i cacciatori non potevano essere stati così sconsiderati da lasciarmi in vita e spedirmi poi da lui.

Il drago spostò appena il muso, osservandomi attentamente. Forse la sua era solamente una vana speranza che fossi davvero come lui, che non dovesse essere davvero l'ultimo rimasto.

«Eppure hai un odore che mi è familiare, ma che non mi ricorda nessuna creatura conosciuta. Quello stesso odore mi ha attirato verso di te come non ho mai fatto con nessuna, se non con una creatura della mia stessa specie; infine hai la stessa bramosia dell'oro che hanno tutti i draghi» specificò indicando la distesa di tesori illuminati dalle torce. «Certo, ci sono centinaia di creature magiche che ne sono ossessionati e forse mi sto solo illudendo, ma è una possibilità.»

«Allora forse... potrebbe essere arrivato il momento di far visita al negromante e scoprirlo» proposi tranquilla, accarezzandogli con le dita il collo massiccio, di un verde lievemente più chiaro rispetto alle scaglie del muso e della schiena. Erano piccole e sottili, più morbide al tatto rispetto a quelle più dure di testa e busto, che lo rivestivano come un'armatura naturale, e alla mente mi tornarono i ricordi delle notti passate a studiare alla biblioteca della Gilda su ordine di Lothar.

Utilizzavo le ore notturne per stare da sola, lontano dagli occhi malevoli quanto pregiudizievoli e dalle angherie degli altri membri dell'organizzazione, così da potermi concentrare a pieno su quello che leggevo e capire a fondo come sfruttare il punto debole dei mostri che mi sarei potuta trovare di fronte, senza rendermi conto che i veri nemici erano coloro che abitavano quelle mura.

Smettevo solo quando compariva il mio mentore e compagno, con sguardo torvo e scocciato, intimandomi di ritornare a letto in quanto il giorno dopo saremmo dovuti partire per una missione.

Poi, come spesso accadeva, la voce bassa e cavernosa del drago mi fece tornare in me, allontanandomi dai miei ricordi.

«No, in realtà questo diventerebbe un problema più grande. Se ciò fosse vero, e lui dovesse scoprirlo, non esiterebbe a usarti per i suoi fini; non posso rischiare di lasciarti nelle sue mani» obbiettò, alzando il muso gigantesco, facendo scivolare qualche moneta lungo gli avvallamenti delle collinette d'oro. «Non ne ho intenzione.»

«E come altro potremmo scoprire chi sono?»

«Non lo so. Un'alternativa, effettivamente, sarebbe mandarti da lui» ammise, spostando la sua attenzione in un punto indecifrato dell'immensa sala. «Quel bastardo è venuto qui solo perché non aveva altri luoghi, ma non esiterebbe un secondo a cercare di prendere il possesso della tana. Paga anche lui la mia protezione come tutti gli altri, ma è astuto e letale e provoca parecchi problemi qui dentro, per quello è tenuto lontano da tutti.»

L'ultimo nido del DragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora