2. Strange Kiss

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Erano circa le dieci del mattino. Il vento faceva muovere i campanelli che erano appesi fuori dalle porte di ogni casa.
Mi voltai verso la grande finestra della cucina. Un bambino teneva stretto il braccio della madre mentre camminavano verso l'auto. Il quartiere era pieno di neve, pensai che lo fosse anche la città, dato che non poteva nevicare solo in un quartiere.
«Ed è così che ci raccontano la bellissima esperienza che hanno avuto andando a visitare le scimmie allo zoo di New York, passo la linea al mio carissimo collega Mark..» disse la giornalista.
Stufa di guardare sempre le solite cose, spensi la Tv.
«È possibile che debbano far vedere sempre le solite cose 'sti giornalisti?» brontolai.
«Ci sono bambini che muoiono di fame, ragazzi stuprati o addirittura uccisi, e loro cosa fanno vedere?» presi fiato «Delle stupide scimmie dello zoo che sono vive e vegete.»
Mia madre scoppiò a ridere iniziando a sparecchiare. «Ma quello è il loro lavoro tesoro, non è colpa loro. Lo studio gli da degli argomenti e loro li raccontano in trasmissione, tutto qua.»
Presi un cucchiaio di cereali innondati di latte e me lo infilai in bocca. «Sì, ma loro potrebbero anche proporre altri argomenti, dovrebbero dire 'No, basta scimmie e altri animali, parliamo del Ghana e dei bambini poveri!'» dissi «E invece no, se ne stanno lì zitti zitti come delle mummie a parlare di stupide scimmie e quant'altro!»
Rise nuovamente sciacquando il piatto scivoloso data la grande quantità di sapone. Posò quest'ultimo nella pila di piatti lucidi e puliti. «Ma loro non lo fanno perché poi il loro capo gli dice 'Ah sì? Allora vai a zappare la terra per i bambini del Ghana!'»
Mi guardai le unghie togliendo lo sporco che si era accumulato impastando la pizza per la cena. «Ma sono cattivi però.»
Lei posò l'ultimo piatto pulito nello scolapiatti e si poggiò contro il lavandino. «Eh lo so tesoro. Dai, vai a vestirti che andiamo a prendere due cose al centro commerciale.»
Annuii e mi alzai dalla sedia. Presi il cellulare, posai la calda coperta invernale sopra il divano e mi diressi verso le scale.
«Ah, comunque non si parla con la bocca piena.» urlò lei.
«Afferrato» risposi.
Separai le grandi ante dell'armadio e "sfogliai" i vestiti.
Scelsi un paio di leggins aderenti neri e una felpa grigia della Duff. Indossai i miei Ugg's grigi e scesi di sotto.
«Mamma dove l'hai messo il mio cappotto?» chiesi.
«Nella sedia.»
Lo indossai. «Mamma dai!»
«Sisi, eccomi» disse.
Chiuse la porta del bagno dietro di sé e uscimmo di casa.

Non so come fece mia madre, ma mi trascinò nel reparto di cose per la casa.
«Guarda che bel piatto.» disse mia madre regalandomi la vista di un bellissimo piatto color cielo con degli schizzi di brillantini argento.
«È bellissimo» ammisi.
Mi girai sentendo delle urla non tanto basse. Una ragazza sui 17 anni e quella che credo fosse sua madre.
«Non è stata colpa mia!» urlò la ragazza.
«Ah no? Chi è che è andata a letto con lui?» urlò la donna.
La ragazza si passò una mano tra i capelli. «Mamma, non mi sono fatta mettere incinta apposta, okay?»
La madre la guardò con aria omicida. «Sei una stupida! Hai sprecato una cosa preziosa con uno che non ti guarda neanche più! Proprio una stupida!»
«Parli tu? Tu avrai fatto la troia più di me, infatti guarda: papà dov'è? Ti ha lasciato quando ha scoperto che stavi aspettando me! Perché sei solo una troia!» urlò la ragazza.
La madre furiosa si girò e le tirò uno schiaffo, tanto forte da farle girare la faccia da destra a sinistra, ed ha fatto bene.
A quel punto mi girai e vidi la stessa persona di Halloween. Dopo quella notte non lo vidi più per 3 settimane, cioè fino a quel giorno.
Lui si voltò verso di me e si mise a ridere rivolgendomi uno sguardo come per dire 'che stupida!'.
Questa volta non era vestito tutto di nero. Indossava un paio di jeans blu, una maglia bianca col collo a V che faceva notare i suoi muscoli scolpiti, un cappotto lungo fino alle ginocchia, marroncino e gli stivaletti marroni in pelle.
Fissai i suoi occhi verde smeraldo. Erano bellissimi.
Mi voltai di nuovo per cercare mia madre e me ne andai impaurita.
Mi ritrovai nel reparto adulti e ciò voleva dire sesso.
Tirai su una maglia con scritto 'fuck me against the wall', la merda proprio.
Sentii dei brividi percorrermi la schiena quando degli spifferi si schiantarono contro il mio collo.
Mi girai quando delle labbra si poggiarono sul mio collo lasciando una scia di baci e vidi lui. Ancora una volta. In tutta la sua bellezza e oscurità.
«C-cosa vuoi?» balbettai.
Continuò a baciarmi il collo arrivando alle labbra. Madonna se era sexy.
«E tu? L'hai già fatto contro il muro?» sussurrò al mio orecchio.
La sua voce roca rimbombò nella mia testa facendomi diventare rossa mentre sentii le guance bruciarmi come non avevano mai fatto.
A dir la verità non l'avevo mai fatto contro il muro, non l'avevo mai fatto e basta. So che a 19 anni può sembrare stupido, ma non avevo mai trovato quello giusto.
Presi il telefono cercando velocemente il numero di mia madre, dato che con le urla non rispondeva.
Ma lui me lo strappò dalle mani facendomi infuriare ancora di più.
«Se permetti questo è mio.» dissi.
Sentii un tin provenire dalla sua tasca anteriore dei jeans, e ciò voleva dire che si era inviato un messaggio con il mio cellulare.
Le sue morbide labbra lasciarono un bacio sulle mie. Fu casto, ma durò un bel po'.
Era come baciare una nuvola, era morbido, ma allo stesso tempo fastidioso, perché mi stava baciando? Non mi conosceva nemmeno e a me da fastidio quando qualcuno mi bacia senza conoscermi e peggio ancora senza il mio permesso.
«Ci vediamo» mormorò prima di lasciarmi lì da sola, come una stupida.
La verità è che mi ha fatto paura, davvero, anche se non bacia niente male. Ma con questo bacio ha guadagnato un punto a suo sfavore.

Quando tornai a casa mi buttai subito sul letto.
Scorsi la home di Tumblr, rebloggai qualche post e andai a farmi una doccia.
L'acqua solitamente mi tranquillizza. Mi tolsi la grande felpa e i leggins. Rimasi in intimo per un po' in modo che l'acqua si scaldasse.
Mi guardai allo specchio e mi venne in mente la scena del bacio. Sentivo le sue labbra ancora sulle mie.
Non sapevo cosa fosse un bacio non voluto, uno stupro?
Sapevo solo che avrei voluto che non fosse mai successo, bello quanto fosse, mi spaventava e in un rapporto non si devono avere delle paure.
Avrei voluto tanto dimenticare tutto, ma lui aveva il mio numero e no, quello non potevo dimenticarlo.
Presi l'iphone in mano e andai a vedere tra i messaggi, si era salvato come Harry, perciò pensai si chiamasse così.
Prima di buttarmi sotto la doccia mi tolsi l'intimo e mi lasciai andare sotto il getto d'acqua calda.

Chiusi l'acqua e avvolsi un grosso asciugamano attorno al mio piccolo corpo.
Tornai in camera per prendere biancheria e quant'altro.
«Amore la pizza.» urlò mia madre dalla cucina.
«Mamma non ho fame» risposi.
«Okay, notte!» disse.
«Notte»
Asciugai i lunghi capelli castani e indossai il mio pigiama blu.
Mi lavai i denti lentamente e quando finii gli diedi tre risciacqui.
Spensi la luce del bagno e mi diressi nel mio letto.
Era così caldo e morbido. Mi coprii tutto il corpo in modo da non sentire neanche uno spiffero.
Stavo per chiudere gli occhi quando un messaggio me li fece riaprire.
Andai a vedere curiosa di chi fosse.
'Buonanotte, piccola.x Harry'
La paura mi stava mangiando viva.

A/S
Ciao piccine, è l'autrice a parlarvi, beh quello è ovvio haha.
Comunque volevo dirvi che ci ho messo un bel po' a fare questo capitolo, perché non avevo molta ispirazione, perciò mi scuso principalmente.
Voi cosa ne pensate? O meglio Cosa pensate del bacio tra Melissa ed Harry?
Fatemelo sapere nei commenti qui sotto o sopra non lo so, beh nei commenti hahaha.
Votatela eh. :)
Ci vediamo nel prossimo capitolo, ciao belle. <3

Sweet DARKNESS.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora