Capitolo primo: Un atterraggio disastroso.

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Cosa è successo?
Che botta ho preso?

Mi svegliai di soprassalto: intorno a me una distesa di piante verdi, smorte, tristi. Guardai il cielo confusa, ancora si vedeva la scia lasciata dal mio atterraggio di fortuna. Questa cosa non doveva proprio accadere.
Per un attimo mi iniziai ad agitare terribilmente, non avevo più niente, solo i pezzi di astronave sparsi, una lunga ferita sul fianco e il mio coordinum distrutto. Come facevo a tornare a casa? Come sarei sopravvissuta su questo pianeta?
Cercai di fare dei lunghi sospiri, per calmarmi e iniziare a organizzare i pensieri.
La prima cosa da fare era senz'altro nascondere l'astronave e medicarmi la ferita. Cercai per prima cosa il medikit.. distrutto.
Era la fine, sarei sicuramente morta di lì a poche ore.
Non avevo informazioni del pianeta su cui ero atterrata, non avevo niente, non sapevo se l'aria mi sarebbe stata fatale, né se le civiltà presenti fossero benevole.
I pensieri vagavano ad un incredibile velocità. La ferita pulsava, ogni tanto la tastavo, nella speranza che il sangue smettesse di fluire.
Niente da fare.
Cercai di nascondere più detriti possibili dell'astronave e iniziai a cercare una via di fuga da quella specie di distesa di Fin.
Dopo non so quante ore di camminata, iniziò a scendere dal cielo una strana poltiglia trasparente. Iniziò a corrodermi la pelle, cercai in tutti i modi un rifugio sotto qualche Nin, ne presi un po' e me le posai in testa, nel tentativo di coprirmi.
Arrivai su un pezzo di campo diverso, era pieno di catrame, nero e sporco. Aveva tutt'altro che un aspetto naturale ed era più tiepido.
Iniziai a corrervi sopra, i piedi mi bruciavano a causa di quella sostanza che scendeva. Faticavo anche a tenere le Nin in testa.
Ad un tratto sentì uno strano suono provenire da dietro di me. Con quella inondazione non si vedeva nulla. Cercai di capire di chi fossero quei due occhi gialli che arrivavano contro di me a grande velocità.
Non feci in tempo.
BAM.
Venni sbalzata sul ciglio del terreno.
Sentì dei rumori, passi forse, non avevo le forze di tirarmi su.
"Oddio, oddio, oddio"
"Nels ma che diamine è? Cos'hai fatto?"
"Non lo so Cesu.."
"Dobbiamo chiamare qualcuno"
"Ma è morto?"
"O morta..?"
"Non credo sia qualcosa di umano.."
"Se lo è, sai cosa ti dico? Che siamo nella merda"
"Aiutami a tirarla su"
"Ascoltami Nels, forse dovremmo chiamare qualcuno e basta"
"Ci pensiamo in macchina, non lasciamola qua".
Mi sentii sollevare dal terreno, forse stavo fluttuando per tornare a casa.
"Non mollare eh"
Quella voce.
Rassicurante, dolce e calda. Mi sentii al sicuro, mi lasciato cadere in un sonno profondo.

Quando finalmente mi risvegliai ero su una specie di materasso duro.
Di fronte a me trovai una specie di scatola nera, illuminata. Sembrava tanto una di quelle immaginivisione dei miei avi.
Mi resi conto subito che qualcosa mi toccava la pelle, feci uno scatto per togliermi di dosso quella pelliccia rasa che avevo. La gettai a terra e mi alzai confusa.
"Ehi.."
Mi voltai di scatto, iniziai a ringhiare, di fronte a me due esseri, molto simili a me, con tutte quelle specie di pellicce addosso. Magari erano cacciatori.
Mi misi in posizione di attacco.
"No, no, no.. ehi, non ti facciamo del male, te lo giuro" l'essere con i capelli corti si mise una mano davanti agli occhi, lasciò parlare il ragazzo con i vetri sugli occhi.
"Puoi vestirti prima, perfavore?" Continuai a guardarli con aria minacciosa, attivai il sensore di pelliccia per omologarmi alle loro sembianze. La mia pelle diventò colore carne di Maz cotta, mi spuntarono dei peli in superficie. Mi accorsi che non cambiò nient'altro, solo i miei occhi si ridimensionarono, i capelli si accorciarono e le orecchie si ingrandirono.
Mi guardai un braccio, abbassando la guardia, sentì occhi di vetro muoversi.
"Cesu, hai visto?"
"Cosa?" Alzai lo sguardo, vidi occhi di vetro dare una sberla a.. Cesu? Il quale si tolse finalmente le mani dagli occhi.
"Ok, allora ci eravamo immaginati tutto, come pensavo"
"Nono, è cambiata, te lo giuro, l'ho visto"
"Secondo me, abbiamo tutti e tre bisogno di un giro al pronto soccorso"
Occhi di vetro mi si avvicinò.
Lo osservavo minacciosa, ero terrorizzata in realtà.
"Cosa sei?"
Tenevo d'occhio ogni sua mossa, tentando di connettermi alle sue frequenze cerebrali.
"Cosa..sei?" Ripetei.
"Ma tu capisci quello che dico?"
"Tu capisci?" Ripetei ancora.
"Cesu, parla, la senti?"
Cesu era sbigottito, tanto quanto occhi di vetro. Sì avvicinò anche lui.
"Nels, questa è la cosa più assurda che mi sia mai capitata.."
"Nels, occhi di vetro?" Domandai.
Nels mi guardò con aria perplessa, poi sfoderò un sorriso incredibilmente brillante. Lui mi guardava e sorrideva.
Mi voltai di scatto "è proibito.." sussurrai.
Dal pianeta da cui provengo, il sorriso è diritto solo degli innamorati. Se fatto fuori dall'unione può esserci anche la pena di morte.
Non so cosa volesse dire il suo di sorriso.
"È che sono sorpreso, non sto ridendo di.."
Sentì qualcosa scorrere sul mio fianco, era sangue rosso. Non il mio solito sangue nero. Non riuscì a capire.
"...Cesu va portata in ospedale"
"Presto corriamo"
Nels mi prese in braccio. Anche per arrivare lì era stato lui, lo riconobbi dall'odore.
Mi sentivo terribilmente debole e assonnata.
Corremmo nella loro scatola mobile e Cesu partì sgommando.
Dopo qualche minuto, mi sentì un bisogno profondo di urlare.
Mi alzai di colpo dal materasso e strinsi forte la mano di Nels, urlai a pieni polmoni.
"OMMIODIO Nels, è blu!"
Il processo di guarigione era iniziato. Era terribilmente difficile, soprattutto in una situazione stressante come quella e con un atmosfera diversa da quella a cui ero abituata.
Mi accasciai di colpo, sospirando profondamente e tornando del color Maz cotto.
"Che diamine.."
"No soccorso" chiesi a Cesu.
"No.. soccorso.. ok.. ricevuto"
" No paura, perfavore" dissi rivolta a Nels, mi guardava incredulo. Ancora stringeva la mia mano e io la sua, rimasi ad osservare i suoi occhi di vetro.
Lo vidi un po' confuso ma non mosse un muscolo.
"Nels, ti sta analizzando?"
"Penso di sì.."
Lo osservai perplessa, mi voltai verso Cesu. Anche lui aveva gli occhi, ma di colore di verso, non con il vetro. Erano color prateria di Fin.
Un verde intenso.
"Voi, diversi" ridacchiai.
"Cosa c'è di strano?" Disse Cesu.
"Occhi" Nels sembrava confido ma incredibilmente affascinato da quello che dicevo.
"Occhi?" Annuì.
"In che senso?" Ridacchiai ancora.
"Occhi, anima.. voi diversa anima.. diversi da ogni anima.. diverte" sorrisi intimidita, forse non erano cose da dire qua.
"Da dove caspita vieni, ragazza blu?" Mi chiese Cesu.
Lo guardai, guardai poi Nels e continuai a osservare quegl'occhi di vetro.
"Ketra, sono Ketra".

Arriverenze, Nelson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora