Capitolo 5: La Fuga.

49 6 0
                                    

Quella stessa sera, quando andammo a casa, Nelson non spiaccicó parola.
Non so per quale ragione, ma sembrava pensieroso.
"Buono cibo qua" dissi lungo la strada.
"Eh si, i bolognesi e la cucina sono una cosa sola" rispose.
Non disse altro.
Nemmeno una battuta.
"Cibo casa, vivo" cercai di continuare la conversazione.
Si girò per un attimo verso di me, sorpreso, ma poco dopo tornò a chiudersi nei suoi pensieri.
Arrivammo a casa, si chiuse in bagno per fare una doccia.
Rimasi seduta sul letto, perplessa.
Non poteva essere arrabbiato, avrei sentito la variazione di onde.
Forse per la prima volta, mi sentivo preoccupata per qualcosa che non riguardasse la mia sopravvivenza.
Aspettai che uscisse dal bagno.
"Tu cos'hai?" mi sforzi per formulare una frase correttamente.
"Sono solo molto stanco Ketra" disse Nelson mentre metteva di nuovo gli occhiali e si sistema a i capelli.
"Tu bugiardo, sai che io sentire" ribadì avvicinandomi a lui.
Ero sotto il suo naso, lo guardavo negli occhi "Non mentire me, io sincera sempre".
"È che stanno succedendo tante cose tutte contemporaneamente" continuai ad osservarlo insistentemente.
"Prima la Valle Spaziale, poi le proposte per la band, l'uso delle mie canzoni, poi sei arrivata te.." corrugai le sopracciglia, cosa intendeva?
"tu video, musica, amica.. Capito, difficile e tante cose" cercai di confortarlo, per quanto mi riusciva capire dove stava il problema.
"Sono un pò incasinato Ket, non hai idea" mi disse guardandomi.
Gli accarezzai la barba e tornai nella mia stanza.
Forse era meglio che me ne andassi e trovassi un posto un pò più riservato.
Quei ragazzi erano stati fantastici fino a quel momento, ma non potevo pesare sulle loro spalle, nell'attesa che qualcuno si accorgesse di me e venisse a prendermi.
Andai in cucina, ma prima di entrare mi bloccai.
Sentivo Nelson al telefono.
"Lo so Cesu, dobbiamo fare qualcosa"
"spero che riceva presto quella chiamata"
"ma cosa? Non c'è un ma.. Le voglio bene, deve tornare a casa e stare bene"
"Cesu, veramente, sto bene, ad un certo punto, un giorno se ne andrà, starò bene anche allora"
Tornai in camera.
Non riuscivo a capire di cosa stesse parlando. Se si trattava di me, non capivo come la mia partenza potesse avere effetti sui miei nuovi amici.
Lo vidi passare davanti alla mia stanza.
"Io promessa sposa"
Chiusi gli occhi mentre lo dicevo.
Nelson si fermò, guardò dritto davanti a sé e sospirò. Rimase così secondi interminabili, poi finalmente si voltò verso di me, incrociando le braccia e appoggiandosi allo stipite della porta.
"E allora perché sei scappata?"
"Io no capace amare"
"Tutti sanno amare Ketra, che si voglia o meno"
"Io no, io senso soffocare a gola, no farcela, così scappare, sennò io prigione" Nelson spalancò gli occhi "Sei una ricercata?"
Scossi la testa.
"E allora perché vuoi tornare a casa?"
"Perché io pensato bene, io potere sposarmi, per onore famiglia"
Vidi Nelson storcere il naso di fronte alla mia affermazione
"Se tu stessi sulla Terra potresti scegliere chi sposare e lasciar perdere i tuoi genitori"
"Tu no capire, miei genitori, mia dinastia, onore a chi da vita, così loro ama me sempre, io torno, sposo e felici tutti"
"tranne te"
Abbassai lo sguardo. Non avevo mai pensato al fatto che la felicità potesse mancare, mi è sempre stato detto che il gesto porta felicità.
Ma se ero scappata dal gesto, forse non volevo, forse non mi rendeva a felice.
"ora stanca" dissi.
"buonanotte Ketra"
Mi misi sul pavimento, diedi le spalle a Nelson. Forse dovevo rivalutare i miei piani giunti a quel punto lì.

La notte fu veloce.
La mattina dopo mi svegliai e non percepii nessuno in casa.
Mi misi sul divano e pensai a quello che mi aveva detto Nelson la sera prima.
Era stato chiaro, qua le cose funzionavano in modo più libero. Non c'erano obblighi ne costrizioni, solo una libertà di scelta che il mio popolo non conosceva.
Era strano, nonostante il nostro rapporto puro con il pianeta in cui vivevamo, non eravamo puri tra di noi.
Ad un tratto una scatolina accanto alla porta d'ingresso suonò.
Era l'affare che serviva ad aprire le porte giù. Mi trovai in grande difficoltà, Nelson era via e non mi aveva dato istruzioni a riguardo.
Suonò ancora.
Mi alzai e guardai nel piccolo schermo.
Non riuscivo a capire chi fossero, erano delle ragazze immagino.
Alzai la cornetta e la misi all'orecchio.
"Si?"
"C'è Nelson Venceslai?"
"No"
"Chi sei?"
"Ketra"
"Ma sei la sua ragazza?"
"Io, Nels amici"
Sentì le ragazze che parlottavano tra di loro.
"Oddio abbiamo trovato la casa"
"Non c'è? È sicura?"
"Ma se lo aspettiamo?"
"Voi ammiratrici?"
"Assolutamente sì, è fantastico, sono tutti e sei fantastici, ma lui è Nic sono così dolciii"
"Lui no qui ora"
"Sai quando torna?"
"No.."
Di colpo non rispose più nessuno al telefono con il piano di sotto.
Rimasi lì per un pò con la cornetta alzata.
Poi tornai a girovagare per casa, senza avere nulla da fare.
Aspettavo il ritorno di Nels, non vedevo l'ora che tornasse. Non ero mai rimasta da sola per così tanto da quando ero sulla Terra.
Passarono ancora dei minuti interminabili, probabilmente ore.
Rimasi tutto il tempo sul divano a pensare alla questione del matrimonio che avevo lasciato aperto sul mio Pianeta.
Mi ricordai la mia fuga.
Era il giorno prima dei festeggiamenti, mi arrampicai sulla parete e scesi dal lato opposto, nella prateria Nin, iniziai a correre sempre più velocemente.
Finalmente riuscivo a respirare a pieni polmoni.
Con il coordinum chiamai la mia astronave.
L'idea era solo quella di fare un giro, schiarirmi le idee e tornare il giorno dopo.
Però successe qualcosa, forse io e l'astronave ci scollega mo per qualche istante, ma eravamo così vicini al l'orbita Terrestre che precipitai rovinosamente.
Il rumore delle chiavi nella serratura mi fece tornare alla realtà.
Finalmente rividi gli occhiali di Nels e i suoi riccioli scombinati.
Gli corsi incontro e lo abbracciai. Mi sentivo nelle viscere di doverlo fare.
"Beh, ciao anche a te Ketra"
"Tu sparito"
"Dormivi tranquillamente, ho pensato che magari preferissi rimanere a casa oggi, quindi ho fatto le mie faccende"
"Citofono suonato"
Lo vidi sbiancare "E cos'hai fatto?"
"io parlato con tue Fans"
"E che hai detto?"
"Che tu no a casa"
Vidi Nelson prendere il telefono e iniziare a guardare delle cose.
"Nonono.." alzò lo sguardo e mi guardó innervosito.
"Ketra, non sei al sicuro così" disse continuando a guardare il telefono e girando per casa agitato.
"Fatto qualcosa male?"
In un attimo gli squillo il telefono.
"Oi Dario"
"Si lo so, ma non l'ha fatto apposta"
"È scoperta e allora? Le creiamo una copertura"
"come dicono già che è la mia ragazza?"
"alcuni dicono che è la sorella di chi? Hanno una bella fantasia"
"si lo so che comunque non deve più farsi beccare da nessuno"
"Non possiamo tenerla chiusa, se la vengono a prendere dal suo pianeta? Li faccio atterrare sul balcone?"
guardavo Nelson mentre girava per la casa e si sbracciava.
Stavo iniziando a dare problemi a tutti.
Era davvero il momento di andarsene.

Approfittai della lunga telefonata che ebbe, in cui cercava di sistemare la situazione.
Presi i miei quattro abiti e li misi in uno zaino.
Aprì la finestra sul retro, dalla camera, e cercai di capire se il salto che dovevo fare era fattibile o meno.
Davanti a me c'era un albero, probabilmente era più vicino quello.
Presi una piccola rincorsa e salti fuori dalla finestra.
Riuscì ad aggrapparmi ad un ramo, mi tirai su e riuscì con calma a scendere, mettendo i piedi su i vari bitorzoli che aveva l'albero.
Quando arrivai giù, Nelson ancora non si era accorto, riuscivo a sentirlo parlare al telefono.
Iniziai a correre.
Non sapevo bene dove andare, però andai. Dovevo solo trovare un riparo per queste notti e aspettare che il coordinum desse segni di vita.
Camminai per ore ed ore.
Iniziai ad avere fame, non avevo idea di dove si prendesse il cibo.
Forse non era stata un'ottima idea scappare.
Continuai a camminare, mi resi conto di essere alle porte della città, se fossi andata ancora avanti avrei raggiunto il luogo dove era andata distrutta la mia navicella.
Ad un tratto una macchina con le luci blu mi illuminò.
Si fermò a pochi metri da me.
Scese un uomo con una divisa, sembrava una divisa militare ma in blu.
"Ragazzina, cosa ci fai qua?" lo guardai, dovevo stare attenta alle mie risposte, non potevo di sicuro creare altri problemi.
"Io passeggio"
"Ma si sta facendo buio, sei sicura di dover andare in questa direzione?"
Guardai il bosco verso cui andavo e mi girai a guardare il pezzo di strada che percorsi.
"Ragazzina?"
Di colpo iniziai a piangere.
Non riuscivo a parlare, ero nel panico, volevo solo tornare a casa e stare con chi mi faceva stare bene, con chi mi faceva sentire a mio agio, chi mi faceva sentire libera.
Il mio pianeta mi mancava, ma avevo in testa tanta di quella confusione.
Non sapevo cosa stavo facendo, non sapevo cosa mi sarebbe successo il giorno dopo, ne quello seguente.
Tutto ciò che sapevo era che volevo essere da tutt'altra parte.
In quel momento, tutto ciò che volevo era..

Nelson.

Arriverenze, Nelson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora