1•Colpo di fulmine

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Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno. Ma quello che accadrà in tutti gli altri giorni che verranno può dipendere da quello che farai oggi.
-Ernest Hemingway, dal libro -Per chi suona la campana

Boston, Massachusetts - Ottobre - Poco più di cinque anni prima

«Dai Margot!!», sbotta la mia amica, Mia.
«È il compleanno di mia madre e lei ci tiene che tu ci sia. Prendila come una prova per la cena del ringraziamento», sospira stanca.
«Non farti pregare. Sai che lei ti vuole lì con noi, così finalmente potrai conoscere il resto della mia famiglia e passare il weekend insieme a questa splendida ragazza», enfatizza il tutto indicando la sua figura. La mia pazza amica, nonché coinquilina, mi guarda supplichevole e con occhi da cucciola.
Quest'anno tra i vari impegni lavorativi di entrambi, i miei genitori sono riusciti a ritagliarsi un po' di tempo da passare insieme, decidendo di farsi un lungo viaggio per l'Europa. Un paio di giorni fa ho ricevuto una videochiamata da mia madre, la quale si è scusata per la loro assenza per il giorno del ringraziamento. Mi ha comunque invitata a tornare a casa, così da passare la festa insieme ai zii e nonni.

Mia, sentendo la nostra conversazione ha deciso di esordire invitandomi a casa Anderson mentre la chiamata tra me e mamma era ancora in corso. Inutile dire che le due hanno iniziato a confabulare come se io non ci fossi. Aldilà di tutto, comunque, non sarei tornata a casa a priori; ho molto da studiare, e degli esami importanti da dare. Los Angeles, dista a quasi sei ore di volo da Boston. Sei stressanti ore di volo che ora come ora non ho il tempo di affrontare.
Il Natale si avvicina, e quando sarà mi farò perdonare dalla mia famiglia per tutti questi mesi lontana da casa.
Oggi, quindici ottobre, è il compleanno di Hanna; la madre di Mia. Quest'ultima è dalle prima luci dell'alba che mi prega di accompagnarla e di passare il fine settimana da loro.
«Mi stai almeno ascoltando?», chiede stanca. Sbuffo girandomi verso di lei.
«Non saprei davvero Mia, non le ho fatto neanche il regalo, e non vorrei essere di...».
«La vuoi smettere! Mamma ha già tutto quello che le serve. Ed è lei che me l'ha chiesto. Sai già che lei e Will ti adorano. Appena ti conosceranno, sarà sicuramente lo stesso anche per il resto della famiglia, che non vede l'ora di conoscerti. Smettila di fare la testarda e andiamo a goderci dell'ottimo cibo caldo e squisito».
Sfinita dalla sua insistenza ed esalo un: «Okay». «Okay?». «Si, Mia, accetto il tuo invito, ma prima ci fermiamo a prenderle un mazzo di fiori, e una bottiglia di vino».

«Non ce n'è bisogno. . .», storce le labbra in una smorfia buffa. «Insisto». Stanca, alza le mani in segno di resa.
«Okay», si arrende venendo ad abbracciarmi.
Ricambio il suo gesto d'affetto e subito rammento le parole che hanno cambiato la mia vita poco più di due anni fa: Affittasi camera con cucina, salotto, bagno in comune.
Cerco coinquilina silenziosa, ma solare.
Riservata, ma amichevole.
Ordinata e soprattutto profumata. P.s. Ricordati che il bagno e la cucina sono in comune, perciò massima sincerità sulla pulizia. P.p.s: Sei in prova, se non dovessimo andare d'accordo ti do un mese di preavviso per trovare altro.
Per chi dovesse essere interessato può contattare all'indirizzo e-mail: Mia.Anderson@gmail.com 
Quando ci penso mi viene sempre da ridere. Questo era l'annuncio di quella pazza della mia coinquilina che in questi anni è diventata una delle persone più importanti della mia vita. È la sorella che non ho mai avuto. L'appartamento a cui faceva riferimento è di proprietà della sua famiglia, e dista il giusto tra le nostre due università.
«Ora sbrigati a preparare i bagagli. Ricordati che ci fermiamo a dormire dai miei», annuncia emozionata.

«Ti stanno proprio bene i capelli così», sostiene la mia coinquilina afferrando una ciocca dei miei capelli tra le dita. La settimana scorsa sono andata dalla parrucchiera e ho deciso di fare una piccola pazzia, - per intenderci; è una pazzia per i mie standard da ragazza normale e monotona. -  ho lasciato la parte superiore dei capelli al naturale, dopodiché uno shatush rosso prende il sopravvento. Fortunatamente per ora non ne sono affatto pentita. «Grazie Mia».
«Tesoro dobbiamo sbrigarci! Già sento la ramanzina di mia madre a causa del ritardo».
Mia abita nei dintorni di Clifton, a circa mezz'ora/ quaranta minuti da qui. La mia amica è la secondogenita di un'influente famiglia di Boston. Ha due fratelli, il maggiore si chiama Liam, ma in questi due anni non l'ho mai incontrato a differenza di Will, il minore. In questi anni, sua madre e suo fratello sono venuti spesso a farci visita, e devo dire che sono persone adorabili. A parte gli occhi identici a quelli del figlio, e il colore dei capelli, non si assomigliano molto, soprattutto caratterialmente. Hanna è una donna posata, composta e a modo, ma anche molto dolce. Will ha 18 anni, due in meno della sorella, ed è un ragazzo simpaticissimo, spontaneo e senza filtri propria come la sorella. Se hanno qualcosa da dirti te la dicono senza girarci intorno o a pensarci su troppo. Se devo trovare un difetto a Will è quello che ogni qualvolta che ci vediamo ci prova spudoratamente con me. In questi due anni ormai ci ho fatto l'abitudine, ma all'inizio era imbarazzante da morire. Imbarazzante per me, perché per la mia amica e sua madre da allora siamo diventati un simpatico siparietto. Mentre prepariamo il borsone per il viaggio Mia non smette di sorridere. In macchina mi racconta un po' della sua famiglia. Dopo un'ora abbondante di viaggio, dovuta principalmente alle fermate per i regali, finalmente arriviamo davanti ad un'imponente cancello in ferro battuto. Una volta oltrepassato i cancelli, ci inoltriamo in una strada circondata da alti alberi, finché davanti a casa ci accoglie un enorme fontana al centro del vialetto, e l'oceano atlantico che affaccia sul retro.

In ogni mio Respiro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora