Prologo

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Dal finestrino del taxi scorgevo l'imponente Torre Eiffel che sovrastava qualunque palazzo le si affiancava, come una vera e propria regina.

Ogni centimetro, ogni strada che percorrevo e ogni albero che oltrepassavo, mi faceva innamorare sempre di più della mia Parigi, la mia splendita città natale, ma sopratutto, aumentava in me la frenesia di arrivare a destinazione il più presto possibile.

Non vedevo l'ora di poter abbracciare mia cugina e i miei cari zii.

Era da molti anni che non venivo a visitarli visto che mio padre, Romain Lefebvre, era il più famoso Hair Model di tutta New York, e per questo, avevo deciso di prendermi una piccola pausa dalla mia vita frenetica nella grande mela e di trasferirmi momentaneamente a casa dei miei parenti.

«Uh, eccoci qui finalmente!» esclamai, guardando fuori dal finestrino la scritta del negozio sulla mia destra: Confiserie, Boulangerie et Patisserie.

Impaziente presi la borsa dal lato passegero di fianco a me e scesi dalla vettura, mentre il tassista, anche lui sceso, tirava fuori dal portabagagli, le mie valigie colme di vestiti newyorkesi

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Impaziente presi la borsa dal lato passegero di fianco a me e scesi dalla vettura, mentre il tassista, anche lui sceso, tirava fuori dal portabagagli, le mie valigie colme di vestiti newyorkesi.

«La ringrazio» risposi pagandolo e prendendo immediatamente i bagagli.

Mi girai intorno notando ciò che mi circondava: il parco poco distante dalla pasticceria, la notevole pulizia delle strade, la bellezza naturale e il Sole che risplendeva sugli edifici rendendoli vivaci ed accoglienti.

Non perdendo altro tempo, varcai la soglia del locale attirando su di me l'attenzione, grazie al campanellino sulla porta, di mia zia che mi accolse. «Benvenuta nella pasticcer-Georgette benvenuta cara!» si affrettò a venirmi incontro, svincolando il bancone e stringendomi in un forte abbraccio.

Nello stesso momento dal laboratorio dietro il bancone, uscì anche mio zio Tom ancora con le mani ricoperte di farina, che mi venne ad abbracciare tirandomi su con le sue possenti braccia, stritolandomi e senza farmi respirare. «Georgette! Com'è andato il viaggio? Hai dormito? Che hai mangiato? Vuoi dei croissant appena sfornati? Oppure preferisci-»

«Tom, suvvia, lasciala respirare» ridacchiò la donna dandogli dei leggeri colpi sul braccio.

«Oh, sisi, subito» rispose lui calmandosi e rimettendomi giù.

«Tesoro, lascia fare a me con queste valigie. Andiamo su, così saluti Marinette e ti faccio vedere casa, so' che non ti ricorderai molto visto che eri piccolina quando sei venuta l'ultima volta qui» concluse facendo cenno a suo marito di lasciargli in mano il locale.

«Oh grazie zia! Non vedo l'ora di rivedere mia cugina!» esclamai felice, ci dirigemmo nel retro della pasticceria e salimmo le scale fino a raggiungere l'appartamento.

Entrammo e rimasi a bocca aperta; era un piccolo ed accogliente appartamento con colori tenui tendenti al rosa e una vista mozzafiato sul parco. «Marinette! Scendi! C'è tua cugina!» urlò Sabine su per le scalette che conducevano alla camera della figlia.

«Non ti preoccupare zia, se ha da fare per me va bene, aspetterò»

«Nono, tranquilla, adesso scende» mi sorrise appoggiando i miei bagagli accanto al divano.

«Arrivo!» si sentì da sopra aprire la botola e la ragazza scese in fretta in furia giù per le scale.

Quando la vidi sorrisi con le lacrime agli occhi, non potevo immaginare quanto fosse cambiata. L'ultima volta che ci fossimo chattate era stato quattro anni fa e per vari motivi di scuola e altre cose, avevamo perso i contatti.

«Marinette!» esclamai felice.

«Georgette!» rispose lei saltando quei pochi gradini che ci separavano e mi abbracciò, facendomi sbilanciare leggermente all'indietro.

Sentivo il suo profumo di vaniglia e il mio che si mischiavano con armonia, quel tenero abbraccio era durato solo pochi secondi, ma per me era durato un'eternità.

Dopo che ci siamo staccate, sua madre ci salutò ricordandoci delle valigie e scese giù dal marito lasciandoci sole.

«Geo, sono felice che sei venuta e scusami che non ti ho più scritto ma sai-»

«Non devi scusarti Mari. A proposito, sono elettrizzata di conoscere i tuoi amici, di fare un mini tour di questa stupenda casa e della città!» dissi girandomi intorno con le braccia aperte e lei mi fece un occhiolino. «Ci penso io!»

Così iniziammo a chiacchierare del più e del meno, mentre mi faceva vedere ogni singolo angolo dell'appartamento, finendo nella sua camera completamente rosa.

Quando poggiai i bagagli a terra, non potetti credere ai miei occhi: era una stanza davvero colorata. Rispetto alle ultime foto che mi aveva mandato, avevano spostato la chaise-longue sotto la finestra e vicino ad essa, aveva predisposto un letto matrimoniale per me e una sedia in più per la scrivania.

Il tutto era decisamente perfetto, non vedevo l'ora di passare il resto dei miei giorni con lei e delle miriadi di avventure che mi aspettavano.

Triple Amour, Doble Masque | Miraculous |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora