CAPITOLO 4

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~ Eppure le mie labbra stavano per posarsi sulle sue~

POV'S CELESTE

Siamo appena arrivati nel luogo in cui si terra la festa.
Per una volta posso dire di sentirmi realmente emozionata all'idea di incontrare qualcuno che sia qui per me.
In questi anni mi sono sentita poche volte al centro dell'attenzione, in modo positivo.
Quando ero piccola invece era diverso.
Ero il primo pensiero di papà, anche nella sua vita lavorativa.
Infinite canzoni dedicate a me, infiniti momenti sui palchi con parole dolci solo per me, numerosi momenti passati insieme a cantare davanti alla nostra famiglia.

< Va bene, adesso un po' di attenzione verso di me > il brusio di persone si fermava in quell'istante, nell'istante in cui papà pronunciava quelle poche parole, tutti smettevano di fare quello che stavano facendo.
< Vieni, bambolina >
Mi richiamava a sé e io correvo verso di lui, sorridente come non mai.
Mi sussurrava all'orecchio una frase.

"Dimostragli chi sei, non farti fermare da nessuno"

Mi stringevo ancora di più al suo collo e lui si sedeva al piano, con me sulle sue gambe. Ad oggi posso dire che a quell'età non comprendevo minimamente quelle parole, ma vorrei che qualcuno continuasse a sussurrarle al mio orecchio di tanto in tanto.

< Allora io e Celeste, vogliamo farvi sentire una bella cosa > lo sguardo di nonna Anna era sorridente, quello di Nonno Sandro non faceva trasparire granché, ma era felice, molto.
C'erano tutti su quel terrazzo meraviglioso, gli amici di papà e la nostra famiglia.

Poi le nostre dita si sposavano sul pianoforte e iniziavano a cantare.
Cantavamo forse una delle canzoni più importanti per me "Piccola Stella " seguiva poi per restare in tema "La Stella Più Fragile dell'universo ".
Tutti applaudivano e io mi sentivo libera, per i miei pochi 5 anni.

Sento qualcuno affiancarsi a me e la mia mente torna alla realtà.
Giro lo sguardo ed è lui.
Gli occhiali fa sole, la chiave al petto che anch'io porto sempre con me, la camicia con i primi due bottoni slacciati.
Non è cambiato molto in lui, anzi credo che non sia cambiato nulla a livello esteriore, ma dentro... dentro non so cosa gli sia successo, non riesco a capire cosa lui provi.
Però so quello che sento io ed è come se venissi pugnalata al cuore più volte.
Come se se entrassi nell'acqua del mare in inverno quando la temperatura è talmente fredda da sembrare che mille aghi ti stiano perforando il corpo.

È questo quello che sento, provo un dolore incontrollato, ho troppe ferite nascoste che tento di dimenticare, ma è difficile è come togliere il ricordo della luce del sole a chi ora vive senza una finestra, non puoi farlo.
Lo dice proprio lui in una delle mie canzoni preferite ed io mi sento tanto quell'uomo che è partito per caso in cerca d'amore, ma che puntualmente si trova nel posto sbagliato.

< Pensi? > chiede lui senza guardarmi negli occhi, ma posandoli solo sull'asfalto.

< Potrei farti la stessa domanda > rispondo abbastanza fredda.

< E ti risponderei di sì, tu invece? > continua lui, ma stavolta puntando lo sguardo su di me.
< Sei libera di non rispondermi >
Non lo capisco, davvero, ma vorrei farlo.

< Penso come tutte le persone su questo pianeta > sono stata un po' acida lo ammetto e non volevo < Infatti l'importante è quello a cui si pensa e non se lo si sta facendo >
Provo a rimediare, parlando un po' più dolcemente, alla fine è mio padre e gli voglio bene, non è giusto che io lo tratti così.

< Hai ragione > mi cinge le spalle avvicinandomi a lui < E detto fra noi quel Ales... Alex è un tuo amico? >
Si corregge mentre dice il suo nome, trovo la cosa molto buffa.

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