Codesto mondo è destinato alla rovina, questo diceva mia madre e così fu. Ma dapprincipio non credetti mai a quelle nefaste parole, reputandole alla stregua di fandonie col solo scopo di suscitare paura nel mio imperturbabile spirito. Come quando ai fanciulli dalla mano lesta veniva narrata la favola dello scrigno che li avrebbe divorati.
Ma ora, innanzi alla cruda evidenza, dovetti ricredermi.
Davanti a me, sovrastata da un cielo plumbeo che pareva voler inghiottire tutto ciò che vi era sotto di esso, si stagliava una costruzione ove il tempo ed i suoi segni, non furono molto clementi: mura diroccate, inferriate divorate dalla ruggine o interamente sfondate ed un manto di muschio e sterpaglie varie che sembravano voler reclamare quell'edificio mattone dopo mattone. Ma cosa fosse siffatta struttura ed il motivo della sua costruzione, non mi era noto e – tanto meno – rammentavo ci fosse mai stata. Mi guardai attorno più e più volte, sul viso un'espressione sperduta. Avevo smarrito la via nella mia stessa terra, vergognoso ed inammissibile.
Peraltro, stare immobili nello stesso luogo non avrebbe certamente agevolato la ricerca.
Mossi pochi passi poi scesi una strada in leggero pendio e, saltando su delle pietre sporgenti che parevano esser state collocate lì apposta giunsi a terra, ove cominciai a tastare se vi fosse un punto debole fra le mura che consentisse di farvi breccia. Non dovetti attendere molto. Individuai una lieve fenditura, era perfetta. Mi misi in posizione poi brandii la massiccia alabarda con entrambe le mani, sferrando un taglio dall'alto che fece crollare il muro, rivelandomi come fosse l'interno. Una folata d'aria calda e umida carezzò la metà inferiore del viso ove la ventaglia non era stata calata e, dipoi giunse odore di muffa misto a qualcosa di nefando.
Lezzo di morte.
Scostai alcuni mattoni per adattare il passaggio alla mia forma nerboruta e notai che sotto vi era un cadavere, scarno ma con ancora muscoli e pelle – seppur irta di piaghe – ben conservati. Lo calciai avanti e non appena entrai, intuii che la struttura doveva esser stata eretta per fini di prigionia. Le catene inchiodate al muro e le altre celle che si potevano intravedere da quella in cui stavo, ne erano una corroborazione. Per buona sorte, le sbarre che precludevano l'uscita per ciò che pareva il corridoio principale erano state scardinate, rendendo possibile il prosieguo e lo avrei fatto, se qualcosa non avesse richiamato la mia attenzione.
«Ough...»
Era un lamento. E proveniva dalla stessa stanza nella quale mi trovavo. Mi guardai attorno cercando di comprendere cosa potesse essere poi sentii qualcosa avvolgermi debolmente la caviglia, fu istintivo portare lo sguardo verso il basso e allora lo vidi. Ciò che credetti essere un cadavere, in realtà non lo era. Brandii nuovamente l'alabarda e sottraendomi alla presa del nemico, trafissi il capo di parte in parte mentre questo prima di venir colpito alzò le braccia. Se per protezione o per contrattacco, non saprei dirlo. Ma quando esso si accasciò privo di vita nella cruda e fredda pietra, lo osservai a lungo. Un brivido percorse la mia schiena. Il corpo consunto vestito solamente da un logoro straccio, le orbite vuote ormai prive di quell'ardore che pareva brace e che – a detta di molti – veniva chiamato vita, se questa potesse essere considerata tale, abbandonarono per sempre la creatura. Vedendolo giacere dinanzi a me, credetti davvero di avergli dato sollievo da un'esistenza ricca di innumerevoli sofferenze. Presi fiato poi rivolsi lo sguardo all'uscita della cella che, oltrepassando, mi portò ad un lungo corridoio fatto di archi. Era buio ma fortunatamente alle pareti, sparse un po' qua e di là, vi erano delle torce che rischiaravano il cammino. Notai però che il fuoco non era l'unica cosa ad illuminare la via: nella penombra si potevano intravedere chiaramente altri occhi brillare di insania. Taluni alla sola vista, si accalcarono violentemente contro le loro celle ed infilando gli arti tra le strette sbarre, cercarono in un moto di disperazione di afferrare un lembo del mio mantello. Siffatta visione mi arrecò un'ondata di disgusto.

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Dark Souls - Lost Tales
FanficTomo custodito nella biblioteca di Anor Londo, la Città degli Dei. Nonostante la copertina sia logora dallo scorrere dei secoli, in rilievo dorato si può leggere "Racconti perduti di Lordran". Queste pagine paiono esser state scritte durante l'Era d...