Sì che il mondo cangiò gravosamente e gran parte delle vecchie vie andarono perdute, dovetti tornare al Santuario del Legame del Fuoco.
Ahimè, mi rammaricai non trovando l'afflitto cavaliere al quale avrei voluto chiedere consiglio, sperai almeno che ovunque fosse, egli avesse intrapreso la strada del coraggio.
L'unico e solo aiuto cui potevo appellarmi, dipendeva invero dall'alto.Volsi lo sguardo alla torre in rovina, ove vi era il corvo col suo nido.
Questi s'accorse della mia presenza e rivolse il piglio.
Sapevo che a causa della sua schiatta, non avrebbe potuto condurmi alla città, ma scelsi comunque di tentare codesta insania.
«Corvo! Pur conoscendo l'antica ed ingiusta colpa che gli Dei t'attribuirono, bandendo per l'eternità la Dea Velka e tutto ciò ch'era legato ad essa dalla Città Divina, or dunque a te mi rivolgo per varcarne le porte! Ch'io domandi qualcosa di folle, credetemi, invero lo so! Ma disperazione che mi è nemica, m'assale e mi percuote sì che non vedo alcuna risoluzione a siffatto problema.» m'inginocchiai innanzi ad esso con riverenza «V'imploro di accompagnarmi se possibile, fino le mura di Anor Londo giacché io possa proseguire nella mia missione.»
Immobile, attesi con pazienza fino a quando le enormi zampe artigliate mi cinsero e passando per perigliosi dirupi, il corvo s'alzò maggiormente in volo ed io potei ammirare i luoghi della mia terra oramai in rovina.
Vidi l'opprimente e angusto Borgo dei Non Morti e successivamente, ciò che immaginai essere la Chiesa dei Non Morti ove svettava la prima Campana del Risveglio, poi notai un'enorme costruzione che invero faticai a riconoscere sì che oramai l'antico fasto l'ebbe abbandonata.Siffatta visione troppo mi ferì ch'io ne ebbi sgomento!
Mi sentii come trafiggere ma agli occhi che videro tale scempio, nessun danno fu recato!
Tant'è che voi vi interpellerete: da qual parte allora ti ha raggiunto?
È al cuore che provo cotanto dolore.La Fortezza di Sen fu fatta costruire con valorosi e nobili intenti per addestrare giovani prodi e valenti affinché fossero fatti i cavalieri più rinomati di tutta Lordran, ovvero i Cavalieri d'Argento facenti parte dell'esercito di Lord Gwyn.
Se il trascorrere dei giorni non fosse stato stravolto in siffatto modo dai tragici eventi che il destino mise sulla mia strada, avrei invero conseguito tale prova con onore e coraggio sotto il comando del nobile capitano Arkon, vestendo la fulgida armatura per servire il regno ed essere una lama a disposizione del nostro Lord ove e quando egli lo richiedesse.
Ebbi rinnovato stupore quando vidi che vi erano ancora due laboriosi giganti e con essi, il Golem di Ferro, ultima ed angosciata difesa posta innanzi le mura della città.
Rimembravo come fosse ieri il dì in cui lo vidi destarsi per la prima volta, poiché fu anche il giorno in cui dovetti dire addio a ciò che ebbi di più caro, la mia dimora e mio padre.
Egli ci fece salire sul cocchio e tra le urla accorate di mia madre che s'appellava invano affinché venisse via con noi, tanto da giungere a strapparsi i capelli e graffiarsi il volto per disperazione, partimmo udendo ciò che furono le parole d'un vero cavaliere:
«Non rammaricatevi per la mia sorte! Siate fieri di me, sì che vostro padre non abbandoni con codardia la città! Non temete, sentirete ancora decantare le mie gesta.»
Fu tuttavia allora stesso che giurai sul mio onore di cavaliere che avrei fatto ritorno per prenderlo.
Malgrado la parola data a mia madre di non cimentarmi in siffatta impresa e di non far più ritorno ad Anor Londo, l'ultimo sorriso rivoltomi da mio padre ogni notte mi dava tormento. Valent'uomo sereno ma rassegnato al proprio infausto destino.Or dunque io chiedo a voi se dopo aver subito tale onta non avreste invero bramato vendetta o riversato odio e collera sui tristi invasori non morti, che altro non recarono se non dolore e sconforto.
Il corvo m'adagiò all'estremità opposta del ponte sulla quale si ergeva minaccioso il costrutto di ferro, poi si levò nuovamente tra i cieli facendo ritorno nella stessa direzione dalla quale era venuto.
Finché potei lo seguii con lo sguardo poi mossi un paio di passi e rivolsi il piglio verso quello vacuo del golem.
Esso mi osservava ma tuttavia non attaccò e per questo meritò gratitudine.
Poi oltre la sua mole, vidi qualcosa: le porte che conducevano alla città erano state murate per impedire a chiunque di varcarne la soglia!
Prima che Angoscia potesse prendere posto alla mia destra e mal consigliarmi recandomi inutile affanno, notai che tra me ed il costrutto, adagiato sulla pietra, vi era ciò che ai miei occhi parve un sigillo di luce.
M'inchinai su di esso poi lo toccai lievemente.
STAI LEGGENDO
Dark Souls - Lost Tales
FanfictionTomo custodito nella biblioteca di Anor Londo, la Città degli Dei. Nonostante la copertina sia logora dallo scorrere dei secoli, in rilievo dorato si può leggere "Racconti perduti di Lordran". Queste pagine paiono esser state scritte durante l'Era d...