Capitolo 12

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Capitolo 12

I giorni più brutti della mia vita.

I figli di Ares bocca larga erano ovunque, vivevano solo per tormentarmi e per rendermi la vita un inferno. 

La mia vita era diventata una spola tra: spalla di Adrian, braccio di Aimi, mano di Luke, muscoli di Gerko e collo di Eltanin. Una grande varietà di scelta, devo ammetere... ma era deprimente uguale!

Ogni volta che Ian mi rendeva particolamente depressa e mi metteva in ridicolo con battute di umorismo nero, mi rifugiavo al pugno di Zeus e piangevo. Una volta avevo cercato l'entrata per il Labirinto... ma non c'era!

Poi era Dim che mi trovava e mi riportava al campo.

Giorno normale: vari allenamenti, pranzo e Ian che mi spinge su una torta alla frutta. Poi si era scusato dicendo che aveva sbagliato mira e che voleva, in realtà, affogarmi nel punch... poi aveva preso il punch e me l'aveva versato sopra.

E infatti ero scappata come un fulmine lontano dagli sguardi pettegoli dei ragazzi.

Ora ero rannicchiata tra le rocce, impegnata a sentire sulla pelle le lacrime calde sulle guance appiccicose.

- Mi dispiace... - 

Quando alzai gli occhi mi trovai davanti un uomo in tuta e scarpe da ginnastica... con le ali...

- Chi sei? - Domanda di cortesia, naturlamente! La mia mente superiore aveva già capito di chi si trattava!

- Sono Ermes, dio dei viandanti che si ferma a consolare quest'anima in pena... -

Mi inchinai goffamente.

Lui mi porse un fazzoletto. - Mi sembrava d'obbligo venire a conoscere di persona la semidea più parlata dell'Olimpo. Sei simpatica a molti... Ad Atena, per esempio, e a Era, Poseidone è felice che Eltanin riesca di nuovo a divertirsi, grazie a te, Artemide sarebbe stata felice di reclutarti tra le sue fila... -

- E Ares? Cosa dice mio padre? - chiesi speranzosa.

- Lui... lui non dice nulla... - rispose dopo un po', dispiaciuto.

- Lo sapevo. - Sorrisi sarcastica. - Lo odio. -

- Non dire così. Non è una bella cosa attirare l'ira di Ares... -

- Ho già a che fare con un piccolo irato... - risposi, mantenendo il mio sarcasmo.

- Chi? Quello? - indicò dietro di lui... ma non c'era nessuno.

- Non vedo niente. -

- Non lo vedi mai. Ti guarda e poi dice: "Non cambierà mai." e se ne va. -

"E' quello che adora il punch!"

- Chi ha parlato? - dissi subito allarmata.

- Oh... è George. Ora devo andare. Spero di rivederti - ammiccò e se ne andò in un lampo di luce... che io non vidi direttamente perché mi ero girata! Le forme divine potrebbero uccidermi!

Rimasi da sola a pesare. Bene, l'unico dio a cui non importava nulla di me era proprio mio padre.

Desiderai che non mi avesse mai riconosciuto. Avrei vissuto felice nella casa di Ermes, e Ian si sarebbe interessato a me in altro modo. Magari poteva pure piacermi!

- Vieni! - Qualcuno che identificai come Ian mi trascinò fino ai bagni a testa in giù.

- Niente più figure come quella di oggi, te ne sei andata come una ragazzina a piangere da Ermes, e cresci un po'! -

The last Ares' DaughterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora