||Love me like you do.||

Capitolo 5

Un sorriso costa meno della corrente elettrica, ma dà più luce.

Mia madre mi svegliò. Io svegliai Francesca che stava dormendo come un'angioletto. Era bellissima anche quando dormiva.

Staccai le cuffie del telefono e le misi nella tasca del mongomery rosso che portavo.
Eravamo arrivate! Appena scese dalla scaletta dell'aereo, corremmo subito verso il Check-out. Non vedevamo l'ora di vedere la nostra nuova città. Dopo un'ora finalmente uscimmo dall'aereoporto e venimmo subito invase dalle luci di Manatthan.

L'America era molto diversa dalla cittadina dove eravamo abituate noi. Era molto più colorata, più luminosa anche se era di sera e poi era molto più attiva.

Guardai il telefono e a quest'ora papà sarebbe tornato a casa.
Anche se era un emerito stronzo, la sua parte buona, ma soprattuto sbronza, la amavo.

Quando ero piccola mi ricordo che era il papà perfetto. Ma poi con il passare del tempo il suo amore per la famiglia è passato all'amore per l'alcool.

Mentre navigo con i pensieri, sento delle goccie. Inizia a piovere.

Ci muoviamo dal mondo delle favole e andiamo al marciapiede nel tentativo di riuscire a prendere un taxi. Penso che una cosa mai successa a Manatthan era che un taxi si ferma immadiatamente senza aspettare. Cosi salimmo sopra il taxi. Eravamo bagnate come pulcini.

Per arrivare alla nostra casa ci volle un'ora. Nel mentre la ppioggia aveva smesso, e noi eravamo asciutte.

Scendemmo dal taxi e tutte e tre ci fermammo sul marciapiede a fissare la casa dall'esterno come delle cretine. Dovete calcolare che le nostre case erano delle tane per topi. Quella nuova aveva due piani, il giardino, il viale e il garage; Ed era una delle più economiche.

Io le riportai alla realtà e dissi "Ho fame, che mangiamo?". Francesca rispose "Ordiniamo pizza?" e tutte eravamo daccondo.
Infilammo le chiavi nella serratura e la porta fece due scatti.

Aprimmo la porta lentamente e veddemmo l'ingresso.