Capitolo 6

14 0 0
                                    

DRIIIIIIN DRIIIIIIIN
La mia sveglia suona e io salto! Non sono abituata ad una sveglia così presto!
Ho impostato la sveglia alle 7.00 perché volevo fare tutto con calma.
Scendo per fare colazione e accendo la tv. Danno una brutta notizia, un bar qui a Roma è stato bruciato per una vendetta. Mi viene l'ansia. Qui le cose non promettono bene, ma il mio datore sembra un uomo bravo..
Salgo in bagno e apro l'acqua, mi spoglio ed entro.

*ore 9.00*
"Buongiorno" - sono ansiosa ho paura di sbagliare e di fare brutte figure ma non devo mostrarlo altrimenti mi mandano a casa.
"Ehi signorina" -mi dice Paolo da bancone mentre pulisce un bicchiere
- "Vieni poggia pure la tua roba qui e prendi il grembiule dietro quella porta, indossalo e partiamo!" - faccio quello che mi dice e mi spiega ciò che devo fare poi aggiunge
-"Non ti ho detto una cosa" - ecco. Adesso mi dice che è un mafioso e che da adesso in poi devo essere sotto il suo comando.
- "In questo locale il sabato facciamo dei festini, diventa una sorta di discoteca, è pieno di ragazzi ti da fastidio?" -
- "Nono! Nessun fastidio!" - da una parte ero felice perché mi piacciono le feste ma dall'altra parte ero un po' preoccupata perché non sapevo come si svolgevano qui delle feste
- "Per fortuna, non vorrei metterti in imbarazzo o a disagio, questo è il tuo posto di lavoro, io sono il tuo datore di lavoro ma vorrei che tu qui ti sentissi a casa" -
Nessuno mai è stato così gentile con me, non mi sono mai relazionata con persone così grandi quindi mi sono preoccupata ma volevo fare una buona impressione, da oggi in poi questa sarebbe diventata la mia seconda casa per tanto questo posto doveva piacermi.
- "Raccontami un po' di te" - mi disse Paolo -"Cosa ci fai qui?"- continuò
-"Studio psicologia! Mi piace la psiche" - risposi.
- "Quindi se ho bisogno posso venire da te!" - disse mentre rideva sotto i baffi.
Questa cosa mi diede fastidio, non avevo capito se era la classica battuta del 50enne depravato o se veramente credeva in me.
Sorrisi e dissi -" Certo! Potrai usufruire di uno sconto!" - poi andai ad un tavolo per prendere le ordinazioni.
-" Salve ragazzi cosa posso portarvi?" -
-"Per me una sprite" - mi disse un ragazzo dagli occhi azzurri
-" Per una coca-cola e per lui un thè alla pesca" - aggiunse un ragazzo indicando prima se stesso poi l'altro ragazzo.
-" D'accordo arrivano subito" - vado dietro al bancone e sento il classico complimento coatto
-" Che bel culo ragazzì" - lascio perdere, mi devo abituare qui e questo è solo il mio primo giorno di lavoro.
Porto ciò che avevano chiesto e mi sento gli occhi puntati addosso. Il ragazzo niente male con gli occhi azzurri mi fissava con uno sguardo provocante. Mi fece un certo effetto ma io, seppure single, pensavo a lui e sentivo il dovere di portargli rispetto nonostante lui non sa neanche che esisto.

*ore 21.00*
Il mio turno finisce saluto e vado a casa. Quando chiudo la porta inizio a pensare ad Alessio. Sono qui da poco ma perché non l'ho incontrato? Roma è grande ma dai su insomma quanto può essere grande? Se un domani dovesse entrare da quella porta sono certa che sverrei!

Ceno, faccio una doccia e vado a letto. E penso a lui. Immagino di conoscerlo, di dormirci insieme e svegliarmi accanto a lui. Poi torno me stessa e penso di essere davvero pazza. Cullo i miei pensieri e mi addormento.

Un amoR cosìDove le storie prendono vita. Scoprilo ora