20. «È sparito.»

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warning: presenza di una scena forte.








Jungkook.











Stavo pazientemente aspettando che tornasse da me per salutarlo e quando comparse dalla porta, chiudendosela alle spalle sbuffando, gli corsi letteralmente incontro. Lo abbracciai, facendo scivolare una mano tra i suoi capelli e baciandolo dolcemente.

"Mi dispiace di dover lasciarti andare da solo."

"Ehi, ho usato i mezzi per 6 anni, credo di essere in grado di tornare a casa sano e salvo da solo."

Gli scompigliai i capelli prima di tornare sulle sue labbra, lui le schiuse per darmi libero accesso e mi prese per i fianchi, facendo scontrare i nostri corpi. Continuai ad assaggiare la sua bocca per minuti interi, senza stancarmi mai finchè qualcuno non bussò.

"Che c'è?" Rispose lui frustrato.

"Signor Kim, i compratori cinesi sono arrivati, la aspettano in sala riunioni." La segretaria.

"Grazie, arrivo subito."

Storse il naso prima di sporgersi nuovamente verso di me. Mi morse il labbro inferiore prima di succhiarmelo leggermente.

"Mi scrivi appena arrivi alla fermata? O quando sei a casa?"

"Certo." Sussurrai sulle sue labbra prima di baciarlo ancora un'ultima volta dolcemente, godendomi quel contatto e la morbidezza della sua pelle.

Ci staccammo a malincuore e io uscii.

Quei giorni a Fukuoka erano durati troppo poco per i miei gusti e in un lampo ci eravamo trovati sull'aereo del ritorno. Le vacanze di Pasqua erano finite, la scuola era ricominciata, Taehyung era tornato al lavoro e io con lui il pomeriggio.

Mi resi conto di quanto mi fossi ricaricato in quei giorni passati ventiquattro ore su ventiquattro a contatto con lui, mangiare insieme, uscire insieme, tenersi per mano, fare shopping.

Una sera eravamo andati a ballare. Io odiavo le discoteche, odiavo l'odore di sudore, i corpi di sconosciuti che mi si appiccicavano addosso ma con lui mi ero addirittura divertito. Dopo avermi fatto i complimenti per come mi muovevo, mi aveva fatto girare, lasciando aderire la mia schiena al suo addome. Mi aveva tenuto stretto per i fianchi mentre si muoveva contro di me e mi baciava il collo. Io avevo chiuso gli occhi e avevo desiderato che quella canzone non finisse mai.

Avevo ripensato a quei momenti per giorni e quasi non avevo fatto in tempo ad atterrare che subito ero corso da Jimin per raccontargli tutto nei minimi dettagli.

Ed era proprio al mio migliore amico che stavo scrivendo in quel momento mentre uscivo dagli uffici dell'agenzia di Taehyung per dirigermi verso la fermata del bus. Lui aveva una riunione importante e sapeva si sarebbe protratta fino a tardi perciò io avevo optato per tornare a casa in autonomia anche se mi ero ripromesso di iscrivermi a scuola guida non appena mi fossi diplomato.

Stavo scrivendo a Jimin che non vedevo l'ora di arrivare a casa e farmi una doccia dal momento che al lavoro avevo corso talmente tanto su e giù per le scale dei vari uffici che avevo sudato. Era un periodo frenetico per colpa della nuova campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne. Non riuscivo neanche a capire come facesse Taehyung da solo a pensare ogni volta a qualcosa di così originale in base alle esigenze e richieste del mercato. Cominciavo davvero a pensare che fosse nato per fare quel lavoro.

Ero tranquillo, ero stanco ma felice per aver passato il pomeriggio con quello che ormai potevo considerare il mio ragazzo da non accorgermi di una presenza dietro di me che mi aveva seguito per tutto quel tempo. Svoltai l'angolo e vidi la fermata del pullman a qualche metro da me, scrissi a Taehyung che ero arrivato e poi guardai l'ora e mi resi conto che ero ancora troppo in anticipo infatti sotto la pensilina c'era solo una persona ad aspettare, un signore sulla quarantina.

Be my rich bitch│taekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora