me.

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Ero così io.
Un'anima fragile e forte nel contempo, spesso animata dalla curiosità verso ciò che ai miei occhi appariva  come ignoto, proprio come accade ai bambini.
Tuttavia, contrariamente agli infanti, non era facile destare la mia attenzione.
Tutt'altro.
Non vi era persona che riuscisse a folgorare il mio cardio, tantomeno che riuscisse a suscitare in me un vago accenno d'interesse.
E spesso mi colpevolizzai per ciò.
Pensai innumerevoli volte d'esser io la stessa causa del mio cuore di ghiaccio e della mia asetticità, ignara di cosa fosse il vero sentimento e delle molteplici sembianze che potesse assumere.
Ma dopo svariate riflessioni giunsi alla conclusione che, per quanto potessi presentare tratti asettici e parzialmente distaccati, la motivazione che vi era alla base di tutto era una sola:
Ciò che bramavo ardentemente per me stessa corrispondeva ad un sentimento talmente forte da potermi far andare contro il rischio di struggimento in un futuro.
Era ormai una verità assoluta, constatata.
Non risiedeva nel mio animo la facilità nell'interessamento verso qualcuno per la semplice motivazione che tutto ciò di cui ero attorniata era ovvia e pura, mediocrità.
Ed io non andavo alla ricerca d'essa.
Ad un animo pieno di curiosità, vita ma nel contempo intriso di fragilità e forza, non era possibile accostare il concetto di mediocrità.
Non era in alcun modo possibile, tantomeno concepibile.
Vi era dunque un'unica ed assoluta certezza e consapevolezza:

Ardeva in me tal forte desiderio di trovare un continuo combustibile, che mantenesse sempre viva la fiamma che ferveva in me.
Desiderio che tutt'oggi convive con me, senza mai accennare ad un abbandono.
Perché in fondo acconsentendo alla mediocrità, cosa ci resta di questa vita, se non un perituro e vuoto sentimento?

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