Il primo incontro

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Apro gli occhi, sono giàle 10.17, mi alzo dal letto e mi vado a fare una doccia calda, cerco di lavarmi di dosso tutti i brutti pensieri che da qualche giorno a Questa parte mi stanno divorando.

Mi vesto, guardo fuori dalla finestra, sembra faccia freddo questa mattina, mi metto un bel cappotto pesante e mi avvio per la mia strada, arrivata davanti al gattile, entro decisa. Voglio un gatto che mi assomigli, giro per qualche minuto, quando, eccolo lì, il gatto che fa per me: un bel mantello rosso fuoco e dei bellissimi occhi verdi.

Se ne sta lì, tutto solo, a leccarsi le zampe, nei suoi occhi leggo un senso di abbandono, mi ricorda me, quando ero da poco in orfanotrofio, i miei genitori erano morti da poco, non avendo parenti, gli assistenti sociali mi affidarono ad una struttura, c'erano tanti bambini, ma io mi sentivo sola, ero circondata da persone, ma ero sola, non avevo più un posto nel mondo.

E questo gattino se lo merita il suo posto in questo grande, a volte, disastroso mondo. Ce lo meritiamo entrambi.

Nel tragitto verso casa penso a come poter chiamare il mio nuovo coinquilino, un nome importante, un nome speciale.

Lo chiamerò Harlock, comeil Capitan Harlock, un avventuriero che gira per le galassie, che d'ora in avanti girerà nel salotto di casa mia.

Giunti a destinazione io e il Capitano ci mettiamo sul divano, e iniziamo a fare conoscenza, inizialmente fa il pauroso, comprensibile, chissà che cosa ha passato, quante brutte esperienza ha vissuto, vorrei tanto sapere lasua storia, se ha mai avuto una casa, se è stato abbandonato da piccolo.

Gli gratto dietro l'orecchio e inizia a farmi le fusa e, in men che non si dica, è già l'ora di pranzo.

Sto per alzarmi quando mi arriva una chiamata, mi appare il numero dell'ospedale di Philadelphia sulla schermata del cellulare.

-Pronto? Rispondo con una voce evidentemente preoccupata.

-Buongiorno Iolanda, sono la dottoressa Levi, potrebbe oggi pomeriggio venire in Ospedale per un ultimo controllo prima di iniziare il ciclo di chemio?

-Va bene, ci vediamo più tardi.

Riattacco il telefono e nuovamente sento quella sensazione di bruciore.

Sta davvero succedendo.

Mi devo preparare psicologicamente.

Inizio a camminare avanti e indietro borbottando qualcosa tra me e me, il capitano segue con la testa il mio movimento. Mi fermo in un angolo della casa, appoggio la testa contro la parete e smetto qualche secondo di respirare. Mi devo calmare.

Continuo a ripetere a me stessa che mi devo calmare, che devo essere forte, per me stessa, e pensare che questa è solo la visita, pensa quando andrò a fare lamia prima chemio.

Appoggio la schiena al muro e mi  lascio cadere a terra, strusciando contro la parete.

Mi metto le mani nei capelli e respiro profondamente, nel mentre si avvicina Harlock che fa le fusa.

''Okay Iolanda, riflettiamo, andrà tutto bene, hai superato tante prove nella tua vita, questa è una di quelle, basta essere forti e pazienti, tutto andrà per il verso giusto.''. Sembro convincente, e me lo ripeterò tutto il giorno, fin quando non arriverò in ospedale oggi pomeriggio.

Mi preparo qualcosa da mangiare al volo, apro una scatoletta di tonno per Harlock, e mangiamo insieme come due bravi coinquilini.

Saluto il capitano e mi avvio verso l'uscita, fermo un taxi per farmi portare in ospedale, dista a 15 minuti di camminata, ma non mi sento in forma per camminare.

Come una piuma di pavoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora