insaziabile

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Non ne potevo più di quella vecchiaccia, rovina due delle mie giornate a settimana e in più è implacabile... non riuscivo più a starla a sentire... dovevo fare qualcosa. Nonostante fosse difficile trovai un modo per sbarazzarmene. La sua casa era molto distante da dove abitavo io ma non mi feci scrupoli a seguirla da neanche troppo lontano mentre si incamminava alla fine delle sue lezioni. Giunti a destinazione lei entrò, ancora ignara di cosa la aspettava, in quello squallido condominio che, data la sua misera paga da professoressina inutile, era l'unico che si potesse permettere. Subito dopo di lei entrai io approfittando che la porta dell'ingresso fosse rimasta aperta e mi nascosi fino a sera inoltrata nelle scale della cantina da cui potevo chiaramente sentire l'odore umido e di muffa che la riempiva. Salendo le scale controllando un piano per volta non fu poi cosi difficile trovare il campanello con il suo nome sopra. Notai subito che essendoci solo il suo nome su di esso non aveva un coniuge, molto meglio, meno lavoro. Come previsto anche entrare fu uno stupido scherzo, dato che il condominio ha probabilmente visto anche la guerra da quanto è vecchio e malandato. Appena entrata silenziosamente richiusi la porta con la chiave e la spezzai in modo che non potesse scappare il alcun modo, anche se non sarebbe stato necessario. Feci un giro per la cucina e presi un coltello da cassetto, il più grande che mi capitò sotto mano, e ispezionando il salotto trovai uno di quei telefono paleolitici con un cavo lungo circa da uno a due metri. Decisi di tagliarlo, staccando prima la spina, lo tagliai di netto alla base e poi lo staccai anche dal basamento sulla quale era poggiata la cornetta. Ora sapevo cosa fare... Sarebbe stato così DIVERTENTE e veloce. Entrai di soppiatto nella sua camera e tolsi immediatamente il telefono dal comodino gettandolo il qualche angolo del corridoio che univa tutte le poche stanze che quell'orribile buco aveva. Lentamente le passai il cavo sotto e sopra la testa più e più volte e poi lo strinsi leggermente al collo. Quando iniziai a tirare la vidi spalancare gli occhi in preda al panico. Quando faceva lezione aveva la presunzione di dire che "le sue parole erano oro colato".. beh... ora di oro non ve ne sarà più molto perché gli unici suoni che sento sono soffocati, tenui e straziantemente silenziosi. Quando smise di agitarsi continuai a stringere finche non smise di fiatare. Che soddisfazione... dopo tutto quel da farsi mi venne fame. Sapevo di poter andare in cucina e prendere ciò che volevo ma sapevo che c'era qualcosa di più sfizioso già lì tra le mie mani. Estrassi nuovamente il contello e lo infilai nel lato della orbita oculare e dopo aver fatto appena un po' di leva l'occhio gia sporgente venne fuori con una facilità goduriosa. Me lo misi tutto in bocca e appena lo addentai quasi esplose sul mio palato facendomi venire un brivido lungo tutta la schiena... ne volevo di più ... Volevo qualcosa di meglio, di prelibato, così conficcai la lama dove si trovava lo sterno che diede qualche difficoltà ma non fece poi così tanta resistenza. Superato quel piccolo ostacolo andai avanti e le squarciai dalle costole fino al ventre lasciando esposta ogni parte morbida, mucosa e ancora calda... infilai le mie quattro dita di entrambe le mani nell'apertura tra le sue due file di costole e con un colpo netto poi apri la cassa toracica e subito estrassi il cuore. Lo addentai senza aspettare un altro secondo e ormai ricoperta di sangue non ero più in me. Non riuscivo a smettere... ogni parte aveva un sapore migliore dell'altro, il sangue leggermente denso colava sul mio collo e giù per la mia gola mentre condiva quei bocconi che neanche masticavo. Dopo aver lasciato ben poco all'interno della carcassa ripresi la mia compostezza e mi spogliai. lasciai li i miei vestiti e mi diressi in bagno con in mano qualche straccio vomitevole che avevo tirato su dall'armadio della mummia. Mi lavai con calma con una doccia calda ma veloce e indossai ciò che avevo preso. Tornai in cucina e presi del alcol puro che quella pazza usava per igenizzare anche ogni più stupido e infrattato antro di quella catapecchia. lo presi e ne versai una buona metà nel corpo svuotato della vecchiaccia dove gettai anche cavo e coltello, poi lo buttai sui miei vestiti completamente intrisi di sangue e intorno a tutto ciò che ho appena menzionato e appiccai il fuoco. Così me ne andai tranquillamente da quel buco di casa, in piena notte, e sazia pensai che avevo fatto bene a non pranzare quel giorno.

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