2.

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Aprì gli occhi, o meglio per quello che riuscì. L'occhio sinistro era completamente gonfio e dolorante. Mi sentivo come se al posto della palpebra ci fosse incastrato un pallone da calcio. Mi lamentai...o meglio gracidai come una rana, per via della gola secca. Cercai di sollevarmi ma una mano mi spinse giù. Un dolore acuto si diffuse lungo le costole e gemetti ad alta voce.
-Deve stare ferma. Sa dove si trova? Ricorda cosa le è successo?! -
-In ospedale?! Sono stata scippata. Dio. Che ore sono? -
-Era priva di coscienza, le abbiamo dato degli antidolorifici, per il momento non sentirà dolore. -
Allora perché mi veniva da piangere e stavo così male?
-Sono stata colpita al viso. - dissi con ovvietà sollevando una mano sull'occhio.
-Si ha un occhio gonfio e un labbro spaccato. Ha anche battuto la testa. E ha delle microfratture alla settima e ottava costola.-
-Si mi ricordo. L'uomo che mi ha scippata...? -
-La polizia ha ritrovato la sua borsa e documenti, ma non i soldi o ciò che c'era dentro. Mi spiace. Vuole avvisare qualcuno? Aveva addosso il suo cellulare, nella tasca della giacca.- disse porgendomelo. Notai la giacca del tailleur completamente sporca di terriccio e strappata in alcuni punti. Mi veniva da vomitare.
Che diavolo di giornata avevo vissuto!?
Tremai, affermando il cellulare. Dio che giornata di merda. Davvero. Davvero. Di. Merda.
Diedi un'occhiata all'orario erano le 15:17. MERDA.
C'erano 5 chiamate perse da Henry e 7 da Jessy la receptionist. Ero morta.
DOPPIA MERDA.
Come avrei fatto a spiegargli. Cavolo.
Composi il numero di Henry, con dita tremanti. L'infermiera era uscita già un pezzo dopo avermi lanciato un'occhiata da "questa è povera e sola" e per fortunasi sarebbe persa la sfuriata del mio capo.
-Spero per te che ci sia un buon motivo se non mi hai risposto alle prime 5 chiamate che ti ho fatto. CHE FINE HAI FATTO?! -tuonó aggressivo.  Chiusi gli occhi e deglutì a fatica.
-Signor Cavill... - sospirai, volgendo lo sguardo davanti alla parete della stanza d'ospedale.
-Sono in ospedale. Sono stata scippata e...-
-Cazzo. -lo sentì borbottare. - Oh, Dio, piccola dimmi che stai bene...-
-Henry..-mi aveva davvero chiamata piccola? Forse avevo preso una gran botta in testa.
-A quale ospedale ti trovi? -
- Sono al General Hospital. Sto bene, un po' contusa. Per fortuna non avevo con me il regalo di tua madre, dovevano consegnartelo nel pomeriggio... - sospirai sentendo una fitta bruciante al fianco. Gemetti piano. Questo si che faceva male.

-Sto arrivando. Dammi un minuto, tesoro. Sarò lì! Merda. Arrivo. -
-Non c'è... Bisogno. -mi aveva appena riattaccato in faccia come suo solito. Fissai il telefono. La mia immagine nel riflesso. L'occhio gonfio era violaceo, il labbro inferiore spaccato, un rossore si diffondeva da dallo zigomo fino alla mandibola. Mi sdraiai sul lettino fissando il ticchettio della flebo nel tubicino. Cominciai ad assopirmi. Per fortuna non mi avevano fatto indossare il camice ospedaliero, pensai poco prima di addormentarmi.
Qualcosa di morbido mi sfiorò lo zigomo e sollevai con fatica le palpebre. Henry era chino su di me, aveva un'aria accigliata mentre mi osservava il viso.
-Signor Cavill... - trattenni il respiro quando una fitta acuta mi mozzo il fiato. Gli antidolorifici dovevano aver finito l'effetto.  Strinsi le labbra e cercai di non urlare.
-Sshh. Va tutto bene.- deglutì a vuoto quando mi sfiorò una tempia con dita leggere.
-Mi dispiace. - dissi di getto. Era corso fin un ospedale, quando non avrebbe dovuto. Non per me. Non per la grassa assistente che lavorava per lui.
-E di cosa?- chiese confuso, avvicinando il suo viso al mio. Si era tolto la giacca e arrotolato le maniche della camicia fin su le braccia. Era a dir poco bellissimo.
-Che ore sono? - chiesi confusa. Era pomeriggio quando mi ero addormentata, adesso fuori dalla finestra era quasi tramonto.
-Sono quasi le 9.-
-Ho dormito per tutto il pomeriggio.- Cercai di tirarmi su, ma Henry non me lo permise.
-Chiamo il dottore, non muoverti. -
In poco tempo fui visitata, sotto il suo sguardo vigile. Arrossì di imbarazzo quando il dottore chiese se fosse un parente e lui rispose prontamente che eravamo fidanzati. Mi furono prescritti antidolorifici e una crema particolare per fare assorbire l'ematoma sulla palpebra.
-Detto questo. Non faccia alcuno sforzo per le prossime settimane. Cerchi di riposare e prenda le medicine. Inoltre credo debba assentarsi dal lavoro per qualche giorno. -
-Non si preoccupi. Me ne occuperò di persona. - rispose a posto mio, allungando una mano al medico e sorridendo. Quello non era di certo un sorriso da "fossette", ma più irritato. Di certo avrebbe dovuto cercarsi una nuova temporanea assistente e ciò lo irritava.
-Joe ti ha portato questo. - disse con voce atona, mostrandomi una busta di carta. All'interno era una felpa e un paio di infradito.
-Oh, Grazie Joe!-mormorai. La sola idea di indossare nuovamente i tacchi mi disgustava. Non avrei potuto, non con il poco equilibrio che avevo. Infilai la felpa e le infradito ai piedi, mentre infilavo i vestiti ormai rovinati nel sacchetto. Per fortuna avevo le dita smaltate di un rosso cupo e lo smalto non si era rovinato.
-Ti accompagno a casa. Ma prima dovremmo passare dalla centrale di polizia. Hanno ritrovato le tue cose e vogliono una deposizione. Te la senti? -
-Si. Si certo.-
Saliti in macchina ringraziai Joe, il suo autista, mi guardò per qualche secondo stranito.
Passammo la mezz'ora successiva a compilare fogli cartaceo e a firmarli. Mi fu ridata la borsa, che conteneva portafogli e chiavi. Il tablet aziendale era stato rubato, come anche i pochi spiccioli nel portafogli.
-C'è anche questa. -dissi tirando fuori la carta platinum. - Meglio che se la riprenda. - gliela porsi e lui mi fissò in malo modo.
-C'è quasi tutto. Beh, manca il tablet aziendale. Il mio capo mi ucciderà. - dissi senza riflettere al poliziotto davanti a me. Il fascino della divisa. Era un uomo muscoloso di colore, davvero davvero fico. Aveva un non so che di tenebroso e somigliava parecchio all'agente Morgan di Criminal Minds.
-Il tuo capo è qui. E non gliene potrebbe fregare un accidenti di un tablet aziendale, quando sei stata picchiata. -
Arrossì chinando lo sguardo.
-Se è tutto, porterei la mia fidanzata a casa. Deve riposare. - mi poggió una mano in fondo alla schiena, enfatizzando sulla parola "fidanzata" Mi scortò fuori fino all'auto, rimanendo appiccicato al mio fianco.
-Perché l'hai fatto?! -
-Fatto cosa? -
-Mi hai chiamato fidanzata, davanti al medico e anche qui, davanti al poliziotto. -
Si strinse nelle spalle, rivolgendo l'attenzione a Joe, - Per favore Joe, portaci all'appartamento della Signorina Mills. -
Ah. Certo. Con lui usava i per favore.

Secret Love - Innamorata Del Mio CapoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora