-Signor Cavill? - entrai nell'ufficio in punta di piedi, chiudendo la porta alle mie spalle. L'ufficio del capo della Cavill Enterprise era come al solito spoglio e freddo, a parte una piccola piantina spinta in un angolo, che annaffiavo ogni due giorni per evitare che morisse, come ogni altra cosa che aveva messo piede da quella porta.
-Voleva vedermi? - chiesi, prendendo il tablet e sbloccando la schermata, pronta alle lunghe disquisizioni.
Sollevò lo sguardo dal PC, per indirizzarlo su di me quasi con aria disgustata. Strinsi i denti. Era quello il suo solito sguardo, puro disprezzo nei miei confronti. Mi ispezionó da capo a piedi, dai capelli raccolti in una crocchia bassa che mi facevano sembrare il viso, più tondo, alle scarpe con il tacco che ero obbligata portare. Sbuffo irritato, facendo segno di sedermi. Come sua assistente avevo l'obbligo di "assisterlo" in qualsiasi cosa, dal ritirare le sue cose in tintoria a prenotare ristoranti per le sue numerose amanti. Henry Cavill era un figo assurdo, ma era anche un grande bastardo.
-Mi servono i documenti per il contratto di acquisizione della Lotfier Corporetion. Devo chiudere entro domani, prenota la sala riunioni per le ore 9. Domani è il compleanno di mia madre. Ho bisogno che tu vada alla gioielleria all'angolo della strada e le compri qualcosa di semplice ma bello, come quello che hai comprato la scorsa volta. E ordinale anche un mazzo di rose rosse. Ho bisogno del programma della settimana, devo incontrare una persona e ho bisogno di sapere quando non ho serate impegnate. Tutto chiaro?- mi guardò con espressione fredda.
-Si, signore. - smanettai con il tablet qualche secondo.
-Le ho appena inviato il contratto tramite e-mail, se mi dà il via libera provvederò a stamparlo e farglielo trovare pronto dopo pranzo. Per quanto riguarda i suoi impegni, signore, ha solo una cena di beneficienza sabato sera, per la onlus contro il cancro. Le farò trovare lo smoking pronto per le ore 19.- feci del mio meglio per mostrare un sorriso. Ma detto fra noi, avrei voluto tanto prenderlo a schiaffi...e poi baciarlo.
Arrossì a quel pensiero, abbassando lo sguardo.
-È tutto signore? Perché farei meglio ad uscire, per prendere il regalo di sua madre.-
Mi offrì un aria cupa e scontrosa prima di allungarmi la sua carta platino e rimettersi a lavoro. Come se fossi del tutto invisibile. Vaffanculo. Nemmeno un grazie. Uscì dal suo ufficio, rivolgendo uno sguardo al mio riflesso della porta argentata. Avevo le guance arrossate, il solito effetto che mi faceva parlare con lui. Lo ammettevo era bellissimo, con i suoi occhi azzurri e i capelli scuri su un viso al di poco spettacolare, reso ancor più misterioso dalle sue espressioni serie. Pochi sapevano infatti che sul quel viso autoritario, quando sorrideva di apriva una fossetta sulla guancia sinistra che faceva coppia con quella sul mento.
Presi un respiro profondo, recandomi alla scrivania per prendere la borsa. Avevo quasi 30 minuti per arrivare alla gioielleria prima che questa chiudesse per pranzo.
Mi recai agli ascensori e aspettai. Il mio riflesso diceva tutto di quella giornata che era iniziata malissimo. Mi ero svegliata in ritardo, non avevo fatto in tempo ad asciugare i capelli e li avevo legati in fretta e furia. Soltanto ora me ne pentivo, visto che asciugandosi le ciocche si erano arricciate. Mi scrollai qualcosa dal mio tailleur pantalone nero. Uno dei tanti che avevo e che dovevo portare per sembrare professionale e non una che sbava a dietro il dio-capo, ma che odiava il suo comportamento. Quando le porte dell'ascensore si aprirono, entrai rapidamente nel vano vuoto, premendo il pulsante e sperando in una rapida discesa. Dopodiché sarebbe toccato a me e ai miei odiosi tacchi camminare per un chilometro e mezzo nel traffico di New York. Chiunque li avesse inventati era di di certo un sadico bastardo.
Camminiai per circa 15 minuti, arrivando quasi trafelata all'orario di chiusura.
Quasi caddi arrivando all'entrata. Imprecai sottovoce,entra la commessa mi guardava con occhi sgranati.
Bellissima giornata!
Cazzo!
-Buongiorno.-mormorai arrossendo.
Cercando di darmi un contegno esaminai i pezzi esposti nelle vetrine blindate. Tutti stupendi e che costavano un occhio della testa. Pur lavorando per un famoso imprenditore non mi sarei mai potuta permettere quei gioielli.
-Posso vedere quegli orecchini?-indicati un paio di orecchi di oro bianco con una pietra color ambra.
-È una parure completa con braccialetto.- disse la commessa chinandosi ad aprire la vetrinetta e mostrandomi entrambi. Le sorrisi incerta. Era sempre un incognita fare acquisti per Henry. Le chiesi di poter fare una foto prima che lei impacchettasse il tutto, invitandola al numero privato di Henry e chiedendogli se fosse di suo gradimento.
-Avrei un favore da chiederle. - le dissi. - Potrebbe consegnarla a questo indirizzo? Il Signor Cavill con si fida a lasciar scortare una meraviglia così e di certo non potrei portarla con me in ufficio. Le spiace?-
-Lavora per Henry Cavill? - mi chiese con occhi sbarrati. Si era questa la reazione che suscitavo. Come Betty la Fea, anche io non ero un bel che vedere e lavoravo con uno dei 10 scapoli più ambiti di New York.
-Si. Ecco il signor Cavill le sarebbe davvero grato se potesse farla consegnare al suo appartamento questo pomeriggio. -
Risolta la questione di consegna, mi accinsi ad uscire. Afferrai il cellulare.
Un unico messaggio da parte di Henry:"OK."
Sorrisi, che stronzo. Non si degnava nemmeno di rispondere in maniera più educata. Mi bloccai sul marciapiede, mentre il cellulare cominciava a squillare.
-Signor Cavill? -
-Voglio il progetto stampato entro le quindici sulla mia scrivania e già che ci sei portami una Cesar Salad e una diet Coke, il prima possibile. - riattaccó. Rimasi come un idiota a fissare il cellulare nella mia mano.
Gli sarebbe costato così tanto dire grazie? O per favore?
Sbuffai mentre mi incamminavo, avrei preso l'insalata al bar sotto l'ufficio e la sua dannatissima dietcoke. Una mano mi afferrò il braccio spingendomi sul profilo di un palazzo in pietra. Sbattei la testa, prima di rendermi conto che un tizio alto e barbuto stava cercando di rubarmi la borsa.
Ma che cazzo... La strinsi più forte cercando di fargli mollare la presa. - Mollala. Aiuto!! - urlai a squarciagola. Un colpo mi volò sul viso facendomi ribattere la testa, mollai la borsa. Il tizio mi spinse ancora facendomi cadere sul marciapiede e colpendomi nuovamente al viso.
-Dovevi mollare la borsa, stronza!- ruggì colpendomi il fianco con il calcio. Gemetti dal dolore stringendomi in posizione fetale. La testa faceva male e sentivo scorrermi sul viso qualcosa di bagnato.
-Signora! Oh mio Dio! Signora, sta bene?! Restai ferma chiamo un'ambulanza. -
Annuì impercettibilmente, prima di vedere nero.
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Secret Love - Innamorata Del Mio Capo
FanficShort Story su Henry Cavill. Può un ricchissimo dirigente d'azienda notare una bassa e formosa assistente che lavora con lui da ben 5 anni?!