Il Primo Ti Amo. CAPITOLO EXTRA.

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Mi voltai verso la porta.
Non c'era nessuna traccia di Henry...
Erano già le 3 del mattino e lui era fuori da molte ore.
Quel pomeriggio avevamo concluso un grosso affare; firmando con una grossa azienda di trasporti e di costruzioni.
Dopo era stato invitato a festeggiare con i capi d'azienda, e ovviamente l'aperitivo era diventato cena e la cena era diventato after-hours.
Strinsi le labbra osservando l'odioso orologio sul comodino.
Ero una donna e fra tutti quei ricchi capi d'azienda non ero la benvenuta. Di sicuro però, non mi aspettavo che Henry rimase fuori così a lungo.
Le 3:06.
Sbuffai spazientita rigirandomi fra le coperte. Quell'orologia di prendeva gioco di me.
Assurdo.
Scalciai le coperte e mi voltai sulla schiena, per l'ennesima volta, fissando il soffitto.
Davvero assurdo.
Lo stavo aspettando sveglia come una mogliettina gelosa o come una madre apprensiva.
Quanto potevo essere stupida?
Dovevo convincermi che lui fosse adulto e abbastanza maturo da prendere buone decisioni.
Ma perché non riuscivo a dormire allora?!
Perché non riuscivo a pensare ad altro che a lui?
Alla sua bellissima faccia insolente, a quelle dannate fossette e al suo modo di ridere...

Eravamo separati da qualche ora e già mi sentivo persa.
I miei occhi continuarono a fissare il soffitto, illuminato da una luce esterna di un lampione.
Che fine aveva fatto?
Certo, le cose tra noi erano progredite rapidamente. Tutti sapevano del nuovo amore di Henry Cavill, anche lui aveva tentato di proteggere la mia privacy. Non c'era stato nulla da fare però. Alcuni giornalisti ci avevano seguito dopo il lavoro fino al mio appartamento e, beh, avevano scoperto tutti i miei "segreti".
Ricordavo ancora i titoli di giornali: "La donna di Henry Cavill, segretaria e..." "Henry Cavill esce con la sua segretaria..." "Nuovo amore per il ricco imprenditore..." "Un'amore da romanzo per Henry Cavill e la sua segretaria..."
Mi avevano chiamato segretaria e non assistente personale...
Sospirai abbattuta, che situazione.

Il rumore della chiave nella toppa mi fece sussultare. Sentì un forte colpo seguito da un mormorio. Lanciai uno sguardo all'orologio sul comodino, mentre mi alzavo. Era Henry?

I colpi alla maniglia continuavano e quasi risi quando aprendo la porta mi ritrovai un Henry totalmente ubriaco.
-No... Non è questa. No. Nemmeno.-rigirava fra le mani le chiavi all'interno del mazzo, non riuscendo a trovare quelle del mio appartamento. - Oh. Trovata.-esclamò e quando tentò di raggiungere la serratura, si accorse che il battente era aperto e che c'ero io ad osservarlo.
Sgranó gli occhi e fissó per un momento la chiave, poi me.
-Ho perso la chiave.-mormorò con voce biascicata tipica da ubriaco.
Scossi la testa, mentre lui avanzava di qualche passo traballante ed entrava nel mio appartamento.
Vidi la sua figura chinarsi di lato e scontrarsi con un mobile.
-Ouch! Ssssh.-mormorò cercando di rimettere a posto il vaso, ma questo cadde con un fragoroso rumore.
-Henry? - la sua testa scattò all'indietro e mi sorrise in modo sbilenco, gli occhi erano lucidi e lui era davvero davvero troppo ubriaco.
-Ssshhh. Lei dorme!- mi parló portandosi una mano sulle labbra.
Compì qualche passo appoggiandosi al muro ma la sua figura sembrava perdere l'equilibrio. -Non svegliarla. -
Si metteva male. Stava persino parlando da solo. Scossi la testa avvicinandomi
-Vieni. Fatti aiutare. - dissi, afferrando un suo abbraccio e mettendomelo intorno alle spalle per dargli un appoggio.
Henry imprecó, barcolló e quasi cadde per un paio di volte, ma per fortuna dopo tanta fatica riuscì ad arrivare al letto e a crollare sul materasso.
-Perché hai bevuto così tanto? -chiesi.
Sollevó le palpebre il tempo di corrucciare le ciglia.
-Abbiamo fatto un gioco. - sussurró.
-Un gioco?-
-Mmm...-mormorò.
Gli slacciai le scarpe con molta fatica. Henry si era lanciato su letto e non aveva nessuna intenzione di aiutarmi.
-Tutti noi abbiamo una fidanzata o una moglie. Ma le loro non si comportano come te ed ho dovuto bere. -
-Che vuoi dire? - sollevai lo sguardo mentre gli sfilavo le scarpe e i calzini.
Poggiai il tutto per terra, tornando ad osservarlo.
Ridacchió mentre gli slacciavo la cintura dei pantaloni e poi la camicia. Sul suo viso si aprì un sorriso sornione con tanto di fossette.
-Non fare il pervertito. Ti sto solo aiutando a metterti a letto. -
-Peccato. - sussurró gemendo.
Togliere la sua camicia fu un impresa. Non riusciva a stare seduto né ad aiutarmi. Alla fine rinunciai. E lui rimase con la camicia aperta e i pantaloni calati fino alle caviglie.
-Henry. Ti prego. Aiutami. - mormorai.
Lui scalció i pantaloni e rimase rigido con le gambe fuori dal letto.
Beh, almeno non sarebbe caduto.
Mi stesi al suo fianco, lui si mosse piano, avvicinandosi e stringendomi contro di lui con un braccio.
-Mi sei mancata.- mormoró ad occhi chiusi.
-Anche tu.- Gli sfiorai la guancia con le dita e lui sospirò compiaciuto.

-Henry? Che vuol dire che loro non si comportano come me? -
-mmm...-
-Henry.. -
-Non spendi i miei soldi. Non usi il mio nome...per ottenere favori... - si interruppe sospirando.
-Non sei gelosa...vorrei che tu lo fossi, però. -
Sollevó le palpebre incrociando il mio sguardo, poi lo abbassò sulle mie labbra.
-Non mi hai mai detto ti amo... - disse con tono serio.
Sussultai. Quasi fosse del tutto lucido, sospirò e mi sorrise teso.
-Henry. -
-Non mi hai mai detto ti amo...-Ripeté e io sentì il mio cuore spezzarsi.
-Henry, anche se non te l'ho mai detto, non vuol dire che io non ti ami.-
Rimasi in attesa di una sua risposta ma tutto tacque. Henry si era addormentato.


-Henry? Svegliati, tesoro. Devi prendere un'aspirina.-
Le sue palpebre si aprirono più volte, si vedeva che la luce lo infastidiva, ma con un lamento aprí gli occhi.
Gli porsi il bicchiere con del succo d'arancia e l'aspirina.
Mi sorrise grato, mentre si tirava su e ingurgitava la pillola.
-Grazie.- il suo sguardo scivolò sul mio viso e sulla posizione seduta che avevo assunto.
-Che succede? -
-Credo che dovremmo parlare. - mormorai. Sgranó gli occhi per un secondo, prima di lasciare il bicchiere sul comodino e cadere, letteralmente su di me.
-Non mi va di parlare.-sussurró poggiando le labbra sulle mie. -Non mi va proprio. -
-Henry...- tentai di parlare ma la mia voce si perse quando le sue labbra toccarono le mie.
Troppo presa dal bacio mi persi nelle sue carezze e dimenticai il discorso che mi ero preparata quella mattina.

Mi baciò con trasporto, e spogliandoci dei pochi vestiti che ci coprivano, facemmo l'amore con passione.

-Henry.-mormorai, poco dopo stesa sul suo petto. Lui abbassò lo sguardo corrucciato.
-Devo dirti una cosa... -
Scosse la testa sollevandosi e scivolando su un fianco.
-No. Non voglio sentire!-
-Ma...-
-No. Non voglio sentirti dire che non vuoi più stare con me! -
Sussultai e mi tirai indietro di scatto.
-Cosa? -
-So che stai cercando di lasciarmi e non oso darti torto dopo la cazzata che ho fatto ieri. -
Il mio sguardo cadde sulle sue labbra, poi nei suoi occhi profondi.
Scoppiai a ridere a crepapelle.
Sul suo viso comparve un espressione incredula. Era evidente che non riusciva a capire perché stessi ridendo in modo isterico.
Quando riuscì a calmarmi, avevo le lacrime agli occhi.... E la risata sembrava essersi trasformata in un groppo in gola.
Stavo per scoppiare a piangere e non ero sicura del motivo.
-Kat? - sussurró osservando i miei occhi lucidi. - Amore no... - le sue braccia mi strinsero e io mi ritrovai a piangere sul suo petto.
-Non voglio lasciarti! Non... Non voglio... -
-Amore. Ssshhh, va tutto bene. Non piangere. Stavo, scherzando. Non ti libererai di me così facilmente.-
Singhiozzai, sprofondando nel suo abbraccio e fra le lenzuola.
Il groppo in gola mi impediva di parlare, ma quando riuscì ad interrompere il pianto e a riprendere fiato, glielo dissi.
-Ti amo. Ti amo tanto. E sono così gelosa. E così furiosa con te!-
-Cosa stai dicendo? -
Tirai su con il naso, nascondendo il viso fra le mani.
-Lo hai detto tu ieri. Hai bevuto perché io non sono come le altre. Perché non ti ho mai detto ti amo... Ma te l'ho detto tante volte, solo che tu non ti...accorgevi di nulla. Non... Ti sei mai...accorto di me!-
-Mia splendida ragazza! - le sue braccia mi avvolsero stringendomi forte sul suo petto. La mia guancia premette sul suo petto.
-Dimmelo adesso, così che possa sentire. -
Singhiozzai, -Ti amo. E tu sei un'idiota per non averlo capito. -
-Sì. Si, lo sono. -

Secret Love - Innamorata Del Mio CapoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora