Wik_Mellow

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Salve gente! Sono nuovamente io, Lety95ventu e questa volta ho intervistato la vincitrice della categoria Melissa Hill alias storie d'amore !

Wik_Mellow Ha vinto nella sua categoria con l'opera "Parole dall'Arizona"!

Non vi dirò altro, altrimenti a cosa serve un'intervista? Lascerò che sia lei stessa a raccontarvi di sé ! Buona lettura gente!

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Non vi dirò altro, altrimenti a cosa serve un'intervista? Lascerò che sia lei stessa a raccontarvi di sé ! Buona lettura gente!

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Passeggio avanti e indietro nel salotto della casa che ho affittato per l'occasione, torturando a morte il povero pollice sinistro morsicando senza pietà l'unghia. Sono tesa e preoccupata.
L'intervistata di oggi aveva richiesto una sala da tè!!!!
Ho perso il mio tocco, non riesco più a trovare le giuste location.

«AAAAAHHHH» mi dispero lasciandomi andare su uno dei divani bianco panna. Possibile che non esista una cavolo di sala da tè con una vista su un giardino!? Tutti in città e si sfregiano con questo titolo solo per non unirsi alla massa già abbondante di comunissimi bar.

Al suono del campanello il mio cuore perde un battito e son quasi tentata di simulare la mia morte.
Lety, ripigliati!
Dopo una scrollata mentale mi alzo dal divano ove ero sprofondata e come una condannata a morte ai tempi della Rivoluzione francese, mi avvio alla porta, come se essa in realtà sia il patibolo dove mi taglieranno la testa.

Forse sarebbe meglio...

Raggiunta la porta, mentre un secondo suono del campanello invade il corridoio, mi costringo a ricompormi, drizzo la schiena mostrando di possedere una spina dorsale, rialzo il mento visto che mamma mi ha fatto pure un collo aggraziato e stiro, che ferro da stiro levate proprio,  le labbra in un sorriso cordiale. 

Allungo il braccio, posando la mano sulla maniglia e dopo due profondi respiri apro la porta alla mia intervistata, colta in fragrante col braccio alzato pronta a suonare di nuovo, la fronte aggrottata come a temer di aver sbagliato casa o giorno.

«Ciao! Tu devi essere Mellow!» la saluto con allegria, scostandomi dall'entrata per cederle il passo.

Il suo viso si distende in un'espressione sollevata, rincuorata dal fatto di non aver errato luogo o data.

«Sì, tu devi essere Letizia!»

«Sì, fino a prova contraria!» e per mia sfiga in questo frangente. «Ma prego accomodati.» la invito a seguirmi entrando in una stanza ampia che univa la cucina open space all'ampio salotto con vetrate, interrotte su un lato della parete, da un'imponente camino in pietra a vista, dove un allegro fuocherello scoppietta agitandosi vorace sulla legna secca.

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