Erano corsi in ospedale in terra straniera. Ludwig sapeva che sarebbe dovuto tornare in Germania il prima possibile, ma erano rimasti a Parigi più del dovuto per accontentare Regan; così in fretta e furia avevano dovuto accompagnarla in ospedale.
Ludwig era seduto fuori, nel corridoio, su di una sedia, mentre le preoccupazioni lo divoravano. Si nascondeva il viso nelle mani, mentre pensava che sarebbe voluto entrare con lei ad assisterla durante il parto. Ma non era possibile, così gli era stato detto: agli uomini era vietato entrare.
Anche il piccolo Silas era preoccupato, non riusciva a comprendere appieno la situazione. Era in pena per la sua mamma e avvinghiato alla gamba di Ludwig, cercava di ricavarne protezione. Allo stesso tempo, però, cercava di infondere un po' di supporto al padre. Si strinse ancora di più quando sentì le grida della sua mamma cercando una risposta affermativa sul suo volto, sollevò la testa e chiese: «Papà, la mamma sta bene?»
Ludwig gli accarezzò il visetto e sorrise, poi rispose: «Certo, angelo mio, certo che la mamma sta bene.»
«Allora perché grida?» Il volto di Silas si incupì, rattristato. Gli occhi lucidi, pronti a lacrimare.
«Vedi, piccolo mio, mettere al mondo un bambino non è una questione semplice. Per le mamme è molto doloroso, ma non è niente rispetto alla gioia che riceveranno subito dopo dal loro bimbo.»
«La mamma è stata contenta quando sono nato?»
«Felicissima, mai stata più felice! Vedessi che sorriso aveva!»
Silas sorrise e Ludwig gli diede un bacino sulla fronte per rassicurarlo, poi si strinse ancora una volta alla sua gamba a causa di un altro grido. La paura non sembrava volerlo abbandonare.
Improvvisamente videro un dottore uscire dalla stanza. Questi sembrava agitato, andava di fretta. Da un primo sguardo, secondo Ludwig, era andato a chiamare rinforzi.
Ludwig si alzò e Silas rimase dove era, intento a guardare il padre. Sperò che potesse intervenire perché aveva capito che era successo qualcosa di storto.
Il dottore fece cenno a Ludwig di attendere,così lui si rimise a sedere; ma era preda dell'ansia, e la gamba che muoveva freneticamente lo dimostrava.
«Papà, papà che succede? La mamma?»
«Niente, tesoro, non succede niente. Probabilmente la mamma ha avuto un problema, ma hai visto il dottore? Risolverà tutto.»
Silas annuì, non voleva infastidire ancora di più suo padre con i suoi dubbi e le sue paura, sebbene avesse voluto piangere e correre dalla sua mamma.
Videro, dopo circa un paio d'ore, uscire il medico dalla sala parto. Questi muoveva la testa a destra e sinistra per cercare Ludwig che lo raggiunse non appena lo vide.
«Mi dica, dottore, che è successo?»
«Sua moglie ha avuto un collasso uterino. Questo ha causato una profonda emorragia...»
Ludwig era in preda al panico, anche se non lo dava a vedere. Il suo cuore batteva all'impazzato, il corpo gli sembrava come punto da mille aghi. «È viva?»
«Siamo riusciti a salvare sia lei che il bambino. Ma abbiamo dovuto asportare totalmente il suo utero. Alla sua età è un vero peccato, ma non potevamo fare altrimenti.»
A Ludwig quasi non prese un colpo. La sua paura si era trasformata in preoccupazione per Regan. Non osava minimamente immaginare che sofferenza potesse essere, lui non lo avrebbe potuto capire minimamente, per questo avrebbe fatto il possibile per starle accanto. «Posso vederla?» domandò.
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La maschera
Historical FictionDietro il suono delle bombe, lo scoppio dei ricordi: un bambino troppo piccolo per responsabilità troppo grandi, il dolore della guerra, l'amicizia ferita, l'amore disilluso, il corpo vuoto e solo accanto all'affetto più puro del mondo.