Capitolo - Amicizia

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«Ludwig, menomale che sei sceso finalmente, vieni, avanti, devo comunicarti delle cose!» Achill aveva appena finito di parlare con un suo amico, progettando tutto il glorioso futuro di suo figlio. Quando era così euforico non prometteva nulla di buono; e Ludwig doveva stare zitto e ascoltare nella speranza che non fosse niente di così eclatante.

Ultimamente si vociferava lo scoppio della guerra dopo l'attentato al principe di Sarajevo e sapeva quanto suo padre sognasse una gloriosa battaglia per lui.

«È giunto il momento, Ludwig! Finalmente potrai unirti alle truppe che molto presto marceranno verso il fronte.» Achill diventata molto teatrale quando era pervaso dalla gioia, per questo Ludwig lo guardava esterrefatto; se fosse stato in grado di svenire a comando, probabilmente lo avrebbe fatto, ma sapeva che questo lo avrebbe portato a ricevere punizioni corporali e quindi, forse, era meglio la guerra ─ almeno non lo avrebbe più visto.

«Non sarebbe stato corretto parlarne con me? Voglio dire, magari potrei essere contrario. Non è divertente una guerra.»

Achill rise. «Non dire sciocchezze, figliolo! Quando ci ricapiterà una guerra di questa portata? Mai. E questa, per te, è una grandissima occasione per farti valere, per dimostrare a al mondo quanto vali.»

«Non ho bisogno di dimostrare niente a nessuno, padre. Continuo a non capire perché ti sei così ostinato a riguardo.»

Achill avanzò verso Ludwig e lo afferrò per il colletto della camicia.

Ludwig aveva imparato a guardarlo negli occhi, a non avere più paura ─ come si faceva ad avere paura di qualcosa che già si conosceva?

«Stammi bene a sentire, figliolo: tu non hai voce in capitolo, non hai scelta. Andrai in guerra e basta, compierai gesta eroiche e tornerai qui. Al tuo ritorno ti presenterò la tua futura sposa, che nel frattempo io avrò scelto per te.»

«Molto bene, hai già deciso quanti figli devo avere e in che modalità?»

«Non sfidarmi, Ludwig, o mi vedrò costretto a mandarti con gli altri già pieno di lividi.»

Ludwig scrollò le spalle come se la cosa non lo toccasse più di tanto.

Non aveva avuto neanche il tempo di riorganizzare le idee, si sbrigò solamente a preparare un sacco, poi gli avrebbero dato qualcosa al reggimento ─ così sperava.

Scendendo le scale, Ludwig vide suo fratello che lo aspettava per salutarlo e vicino a lui suo padre e suo fratello. Ludwig notò le lacrime solcare le guance di Natthasol, ma non potendo consolarlo scosse la testa come a dirgli che doveva smetterla o suo padre gliele avrebbe suonate di santa ragione ─ e non ci sarebbe stato lui a difenderlo.

Così Natthasol tirò su con il naso, si passò il dorso della mano sugli occhi e cercò di trattenere le altre lacrime che, prepotenti, cercavano di uscire. «Io e Lancy ti aspettiamo, Ludwig» disse.

«Bravi, e non fate troppo i monelli in mia assenza. Promettetelo.»

Natthasol annuì con un forte cenno del capo, mentre Lancelot guardava Ludwig ─ avrebbe voluto abbracciarlo e forse, essendo lui il più piccolo, suo padre glielo avrebbe permesso.

«Ludwig è vero che torni?» domandò Natthasol preoccupato.

«Certo che torno, non pensare che basti così poco a farmi fuori, fratellino. Mi hanno addestrato bene qui.»

Achill non apprezzò quella nota sarcastica nella sua affermazione, ma non disse niente poiché era felice che suo figlio stesse per rendere glorioso il loro casato ─ come se secoli di storia non fossero già stati più che sufficienti.

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