Capitolo 2.

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MI RACCOMANDO VOTATE E COMMENTATE

"Cazzo!" sibiló appena la vettura lo schizzo con l'acqua piovana, passandogli accanto.

Iniziò ad avvicinarsi a passo deciso, per dirne quattro al conducente che si era fermato qualche metro più in là.

"Senta signore, non per essere maleducato ma lei rappresenta proprio il classico testa di cazzo che mi rovina la giacca di Prada, che non ha nemmeno due settimane di vita" disse gesticolando mentre il vetro oscurato si stava abbassando.

"Potrebbe ripetere, non ho ben capito cosa stesse dicendo" mentì l'altro che lo squadrava dall'alto al basso.

"Ho appena detto che lei é un maleducato senza conti." ripeté Louis.

"Non credo sia stato questo l'aggettivo usato da lei precedentemente" osservò il conducente.

"Ah, si che era una testa di cazzo." sospirò Louis con sorriso presuntuoso.

L'altro scoppio in una fragorosa risata.

Louis era confuso, che cazzo c'era da ridere?

"Comunque io sono Harry." tagliò corto, ricomponendosi.

"Non me ne frega una sega, di come ti chiami." mentì a se stesso.

Perché sotto sotto questo nome gli piaceva quasi quanto le iridi verdi che lo stavano squadrando da un pezzo.

"Posso esserti d'aiuto?"

"Oh, si magari mi puoi portare domani da Prada, dopo le tre a comprarmi una nuova giacca" drammatizzò Louis.

"Dove lavori?" chiese l'altro.

"Eh? ma cosa..comunque lavoro da Starbucks." affermò Louis aspettandosi una risposta che non tardò ad arrivare.

"Okay" fece quello per mettere in modo e ripartire con il suo SUV nero.

"Ma vaffanculo! Troglodito!" urlò cercando di farsi sentire, mentre volteggiava i medi in aria.

"Insomma é mezzanotte! Chiuditi la bocca!" rispose qualche vicino nei paraggi, sbattendo le finestre.

"Scopate piuttosto...." sibilò Louis andando a passo deciso verso l'appartamento.

***

"Dove sei finito?" chiese preoccupata El, sentendo la serratura aprirsi.

"Allora." si fermò per un istante.

"UN FIGO DELLA MADONNA MI HA TRATTENUTO AL LOCALE, E UNO ALTRETTANTO FIGO MI HA ROVINATO LA GIACCA. AAAHHH." sputò fuori.

"Okay" fece El.

In fondo lei era abituata a questi momenti di crisi di Louis.

"Se vuoi c'è della pizza in forno, io vado a dormire..ah é ricordati di non svegliarmi quando vieni a dormire,eh..che domani ho il turno alle sei" fece lei schioccando un dolce bacio sulla guancia di Louis.

"Notte frappy" ricambiò con un cenno del capo.

Si tolse la maglia, mentre ammirava quei pochi tatuaggi che aveva.

Andò in bagno per farsi una doccia, e quando finì si mise nel suo pigiama rosso.

"Dannazione" imprecò facendo cadere alcune pentole.

Alla fine riuscì a finire la pizza e mentre guardava l'orologio notò che erano e tre e mezza passate, così decise di andare a dormire.

Entrò nella camera da letto e appena spense le luci si buttò sulla parte non occupata dal corpo esile di El.

"Lou, cosa ti avevo detto?" mugugnò lei.

"Shh..scusa..El posso abbracciati?" chiese lui.

"mmmmh..se proprio insisti." biascicò.

Così fece, e Lou abbracciò El cercando di prendere sonno.

"Sai ho bisogno di un abbraccio per non pensare alla mia povera giacca" ammise con rammarico.

"Vabbé adesso dormi su." disse lei girandosi dall'altra parte.

Così entrambi caddero in un sonno profondo cullati dalla pioggia di Londra.

Appuntamento da Starbucks & shopping da VuittonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora