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Dopo appena un secolo dalla sua morte, aveva iniziato ad abituarsi alla staticità del limbo. 

Se Virgilio avesse mai visto uno qualsiasi tra i quadri di De Chirico, lo avrebbe paragonato certamente a quel luogo. 
Non vi si trova nulla di mostruoso, anzi il limbo è una sorta di paradiso nell'inferno. 
I suoi paesaggi sono splendidi si, ma con un' agonizzante e struggente stasi perpetua. 

Una stasi che genera un'aspettativa, un'attesa...per un qualcosa da cui quel posto non sarà mai lontanamente sfiorato, o graziato.
 Ed è per questa aspettativa che non si vedrà mai compiuta, che le anime costrette li, non fanno altro che sospirare malinconicamente, e sentire una perenne sensazione di incompletezza. 

Poi inaspettatamente un giorno scese dal paradiso una donna a rendere più interessante quella stasi perpetua. 
Cercava un certo Publio Virgilio Marone.

 "Hey tu, si proprio tu sommo letterato dai boccoli dorati, ascoltami..." Esordì la donna dai lunghi capelli rossi raccolti in due altrettanto lunghe e folte trecce. 

Virgilio la guardò e le fece un delicato ed educato cenno con il capo (sebbene a prima vista questa beata non le stesse simpaticissima) indicandole di continuare. 

"Lucia mi ha detto di dirti, che la Madonna le ha riferito che Gesù...o forse era Dio ehm insomma Lucia ha detto alla madonna che...ah no era la madonna a dirlo a Lucia!"

 Beatrice si inceppò, corrugando le sopracciglia e increspando quella fronte cosparsa di lentiggini.
 L'anima del limbo fissò con i suoi occhi intensi, le iridi nere della donna, incoraggiandola a continuare. 

"Insomma ai piani alti hanno il desiderio che tu guidi un uomo, un poeta fiorentino, mio conoscente quando ero ancora in vita, sai è davvero una brava persona, ma sta perdendo la retta via..."
 Con molto scetticismo l'uomo continuò ad ascoltare attentamente tutte le istruzioni che la beata aveva da dargli, e ovviamente non si oppose al volere divino, in più voleva che un po' di quella sana adrenalina gli scorresse una volta ancora, dopo secoli e secoli, nelle vene... beh metaforicamente parlando.

 Cercò quel Dante, lo trovò, lo condusse, lo guidò, lo colmò di sapienza...e quella era la gratitudine che Dio gli riservava? 
Voleva abbracciarlo un'ultima volta, prima di tornare per sempre a struggersi di noia e malinconici sospiri in quel posto senza tempo; voleva sussurrargli dolcemente quanto fosse soddisfatto di lui, augurargli il meglio...
 ma ai piani alti forse nessuno pensò che un uomo di tanta ragione come Virgilio potesse affezionarsi così tanto ad uno sconosciuto, che potesse essere così sentimentale e sensibile, tanto da volergli lasciare un addio come si doveva.

 Aveva visto il suo allievo avvicinarsi prudente alla donna nascosta da veli, che certamente doveva essere quella Beatrice, e in un batter d'occhio si era ritrovato in un punto a caso del purgatorio, sicuramente qualche kilometro prima di dove era il suo adorato allievo, con la sua "donna angelo"
 Dante riconobbe presto la sua antica fiamma, e si girò per condividere le sue emozioni col caro Duca, cosa a cui si era scioccamente abituato. 
Ma non lo vide, girò la testa energicamente cercandolo con gli occhi leggermente velati di lacrime, desiderosi di incontrare quella figura ormai così rassicurante per lui. 

"M...Maestro!?" Lo chiamò quasi sottovoce, ignorando quell'anima beata che, prima di quel viaggio aveva giurato e spergiurato di amare con tutto se stesso e più di se stesso, ma che ora sembrava l'ultimo dei suoi pensieri.

 "VIRGILIO, DOLCISSIMO PATRE, DOVE SEI?!" Urlò con una voce spezzata da un pianto ora disperato e senza pudore, mentre Beatrice si stava spazientendo per quella mancanza di rispetto nei suoi confronti.
 Ma il dolce duca non poteva sentire né vedere quella scena straziante. 

"Tsk nemmeno 'a decenza de rimandamme ar limbo, guarda te questi... che fiji de na...ehm" Pensò l'antico uomo. Decise di sedersi, non ce l'avrebbe fatta a rimettersi subito in cammino verso la sua eterna dimora. 
Non sapeva bene quanti giorni passarono, se due, tre, o forse sette o più. 
Non aveva la forza per fare nulla, né ridere, né incazzarsi, né piangere, si sentiva vuoto. 
Tutto ad un tratto nacque in lui quella che considerava una sciocca speranza...quella per cui credeva che Dante sarebbe tornato indietro, prima o poi. Si sentiva un rincoglionito totale, una ragazzina di quattordici anni ad avere questi desideri, ma almeno lo riempivano, almeno poteva dire di non sentirsi più insostenibilmente vuoto. 

E si stupì quando, come rinsavito da una trance, vide una figura con un abito rosso ed un' ombra ai propri piedi, avvicinarsi di fretta a lui. 

"LO SAPEVO CHE L' AVREI RITROVATA OH VATE!" Disse il fiorentino inginocchiandosi davanti al suo maestro, (visto che era rimasto seduto) per poterlo guardare negli occhi increduli e severi. 

"Che ci stai a fa qua D..Da...figliuolo?" Rispose balbettando. 
E Dante interpretò male questa reazione. 

"Maestro non è felice di rivedermi? Perché maestro?" Chiese ferito gravemente nel profondo.

 "Dan...figliuolo te nun dovresti startene qui e lo sai benissimo!" Annunciò severo lo scrittore classico, non riuscendo però a nascondere una dolcezza sconfinata dietro quel rimprovero. 
Ogni millimetro della sua essenza gli stava implorando di stringere a se il corpo di quell'essere umano vivo, caldo, curioso. Ma non riuscì a muovere un dito.

"Mi hanno chiesto se volevo essere teletrasportato nel mio presente con un miracolo divino, o se preferivo tornare indietro con le mie gambe graciline. Beh non posso disturbare tutta quella beata gente ulteriormente, non trova anche lei?"
 Wow il fiorentino aveva usato una scusa banale per tornare indietro a piedi e spendere del tempo in più col suo scrittore preferito!
 Virgilio roteò gli occhi, e si morse il labbro inferiore tentando di reprimere un sorrisetto felice su quelle labbra carnose e cianotiche. 
Dante era vivo, ed era egli stesso la vita secondo Publio, viaggiare con lui gli aveva fatto scordare di essere morto da circa mille anni, o qualcosina in più.
 Se ne accorse quando, durante il viaggio, gli era capitato di accostarsi, a volte per sbaglio, alle volte volutamente a quel corpo, ancora così tiepido, ancora così...ehm forse era per il fatto che non era più abituato ad affrontare incarichi così travolgenti che pensava a cose strane che gli facevano venire dubbi imbarazzanti.
 Virgilio fin dal principio cominciò a sentire una forte empatia per quel ragazzo medievale. Solo empatia...se a volte gli era capitato di pensare che fosse qualcosa in più, si diceva, non doveva pensar male di se stesso, semplicemente non era più abituato a certe cose, non doveva fraintendere le proprie sensazioni. 
Era un uomo morto, annoiato, talmente annoiato e disabituato alle relazioni umane, che poteva capitare di cadere in auto malintesi...

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Salve a tutti!
Da circa dicembre, ho iniziato a fare illustrazioni/vignette su questa coppietta mistica. Ho pensato...perché non trasformarle in narrazioni? Il racconto tramite fumetto e il racconto narrativo sono decisamente differenti, qui posso essere logorroica per esempio. Anche se effettivamente ci saranno capitoli anche più corti di questo, ma spero che comunque possano farvi sorridere e sbraitare!
Non sempre si manterrà la serietà che vedete in questo primo capitolo, e spero che questo non vi risulti troppo strano o bipolare! 

 Anche se effettivamente ci saranno capitoli anche più corti di questo, ma spero che comunque possano farvi sorridere e sbraitare!Non sempre si manterrà la serietà che vedete in questo primo capitolo, e spero che questo non vi risulti troppo stran...

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Kebab Girony, illustrazione bonus solo per voi 🤣

Non so, Dio dice che...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora