Laddove si fantasticava su come Ludovico avesse potuto in maniera differente e meno sanguinosa chiudere – letteralmente – la partita con l'Orléans. Ovviamente, a pagarne le conseguenze è la sua dolce metà.
Come nei tempi remoti erano soliti certi greci poco assennati giocarsi città e stati in più o meno dubbie gare di eloquenza, sì pare almeno, così anche il Moro e il re di Francia decisero, per risolvere una volta e per tutte la decennale contesa sul ducato di Milano senza sperpero di denaro, di disputarsi lo stato a scacchi.
L'Orléans aveva in verità inizialmente proposto un duello ad armi pari come da prassi, ma Ludovico, essendo totalmente negato con la spada, aveva optato per un metodo meno drastico. Si era dunque recato in Savoia, terreno neutrale, ove incontratosi col re disputò la sua partita, forse dimentico di quanto denaro avesse perduto da giovine col fratello Galeazzo, a carte, a dadi o a qualsivoglia gioco.
Scelta pessima fra le pessime, poiché Ludovico, come sempre sfigato in ogni cosa che manco sua madre alla nascita l'avesse nomato Piero, perdette la partita e lo stato e la dignità. Il re, seduto con lui al tavolo da gioco, sorridendo gli disse: "tranquillo, mio Moro, se non vuoi darmi lo stato, allora dammi tua moglie e la guerra finisce qui."
"Giammai!" rifiutò il Moro indignato. La sua amata Beatrice, la luce dei suoi occhi, non l'avrebbe condivisa mai e poi mai con nessuno, men che meno con quel francesino altezzoso, neppure per tutto l'oro del mondo!
"Allora dammi il tuo deretano!"
(To', non solo francese sto qui, pensò quegli in quel mentre, ma florenzer per giunta! Avesse Iddio pietà della sua virtù!)
Poiché il duca lo fissava allucinato, l'Orleans si sentì in dovere di giustificarsi: "e che c'è di strano mai? Sono un uomo semplice io, mi basta un pertugio."
"Va bene!" s'arrese alfine il duca, lo cui pavento per siffatte insane voglie assai ben sollecito d'improvviso l'avia reso, "prendi mia moglie!"
Risolta a questo modo la questione della guerra, e cioè nel più vile, il duca si preparò a tornare a Milano onde affrontare la belva. I guai vennero proprio allora, allorché dovette mettere a parte la moglie dell'accordo che a sua insaputa aveva stretto per salvarsi le chiappe.
"NON SE NE PARLA PROPRIO!" Beatrice s'aggirava furibonda per le sue camere della Rocchetta, sbattendogli in faccia tutte le porte una dopo l'altra, mentre il marito le veniva dietro con una faccia da cane bastonato.
"Beatrice, dai ..." la supplicò più volte, tendendo ver lei le braccia, "è solo una scopatina ... che vuoi che sia?"
"TU SEI CRETINO!"
"Eddai ... è francese, manco te ne accorgi, un minuto, due massimo e ha già finito."
"NO!"
"E se facessimo una cosa a tre, tu io e lui?"
"HO DETTO NO!"
"E se si aggiunge anche la Tremoglia?"
"La Tremoglia?" Beatrice improvvisamente si placò, fermando i propri passi. Certo, però, che la Tremoglia era proprio un bell'omo, piacente e gioviale, quasi quasi cominciava a farci un pensierino. "Mmmh, non lo so ..."
Ludovico, scorgendo in lei qualche segno di cedimento, aumentò la sua offerta: "La Tremoglia e Baiardo?"
"Oh! Baiardo!?" Alla duchessa s'illuminarono gl'occhi, nell'udire quel nome. Al bel Baiardo, cavaliere prode e valoroso, paladino delle donne e dei deboli, l'unico Piero al mondo che potesse vantarsi (forse) di non essere sfigato, non avrebbe mai potuto dir di no! Il duro, però, era persuadere lui a concedersi ...
Agguantò il marito per un braccio e quasi glielo staccò nel modo di trascinarlo avanti, gridando "Dove sta? Che aspetti!? ANDIAMO!"
***
Curiosità: pace alla buon'anima del prode Francesco Sforza, se Ludovico non fosse stato il suo ritratto sputato, di certo colui che con la mera forza dei suoi lombi aveva popolato metà della Lombardia, qualche domanda sulla fedeltà della mogliera Bianca Maria Visconti se la sarebbe fatta. Oltre a non essere un grande amante della scrima e in generale della guerra, il buon Ludovico era veramente sfortunato nel gioco a giudicare dai debiti contratti col fratello Galeazzo Maria. Se non fosse stato per i soldi di mamma Visconti, il Moro sul serio si riduceva a zappare la terra (non che se ne sarebbe doluto, però...)
Quanto a Beatrice d'Este, rassicuriamo i lettori che lì abbiamo giocato noi di fantasia, anche in presenza di due bell'omeni come la Tremoille e Bayard dubitiamo assai che lei avrebbe mai tradito il marito.
Ad ogni modo il leale Bayard non avrebbe acconsentito a tal turpe negozio, aveva la testa assai piena di ... Blaaaaanche!
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I conti del Canvìn
Fiksi Sejarah[In collaborazione con Hoel] Raccolta assolutamente demenziale composta da riflessioni e rielaborazioni in chiave comica di eventi, aneddoti più o meno veri e burle ai danni di personaggi storici, necessaria panacea per le badilate di seriosità che...