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Piovve.
Per un mese intero.
Ininterrottamente.
Marco portò avanti tutti i suoi impegni da Spadaccino, nonostante le promesse che si era fatto.
Fortunatamentenon gli capitò tra le mani nessun caso simile a quello di una ragazza che conosceva.
Era molto bella, tanto timida quanto pericolosa.
C'era chi feriva con la spada, come lui.
C'era chi uccideva con lo sguardo, come lei.

Non poteva continuare a vederla.   
I sensi di colpa lo stavano mangiando vivo.
Sofia si era finalmente sciolta, addormentandosi sul suo petto.
Ed a ogni suo respiro, la sua testa esplodeva di pensieri, passando dal prendere velocemente la spada, chiudere gli occhi e ricevere una bella promozione (non che ne avessi bisogno),  al vedere cosa c'era dopo essere passato sotto la sua stessa spada.
La soluzione giunse dopo molte ore di paranoie e ipnotizzanti respiri, come l'unica via di mezzo possibilmente accettabile.
Scappò.
Non poteva fare tanto altro.
Si sarebbe scordato tutto e avrebbe continuato la sua sterile vita in attesa della fine che fanno tutti i Spadaccini: o morto ammazzato, o di chissà quale strana forma di suicidio.
Avrebbe passato il resto dei suoi giorni all'inferno, in compagnia di qualche elegante demone.
La guardò un'ultima volta e una lacrima gli fece un solco sul viso.
Avrebbe dovuto pensare che fosse la prima che gli avesse mai bagnato la guancia, ma la sua testa in quel momento era da tutt'altra parte.
-Che t'ho detto? Vedi quello che devi fa' ma, pe' cortesia, non glie fa' der male. Piuttosto, prenni me.-
Scappò anche più veloce dopo aver sentito le parole del vecchio.

Era abbastanza zuppo al suo rientro a casa.
La pioggia ormai non lo importunava più di tanto, nemmeno la neve sarebbe stato in grado di fermare i suoi perfetti ingranaggi.
Non si fermò nemmeno sul tappetino davanti alla porta: non gli importava molto di sporcare, tanto poi avrebbe comunque dovuto pulire, quindi tanto valeva almeno mettersi al caldo.
-Miao!-
-Oh Giulia, finalmente sei tornata! Stavolta non ti metto nessuna benda, sappilo...-
-Ci ho già pensato io, non ti preoccupare, aveva solo la zampetta un po' graffiata... e poi che nome è Giulia per un gatto? Per caso è una persona importante per te?-

Certezze?
Si, qualche certezza l'aveva riacquistata nell'ultimo mese, Marco.
"I sentimenti sono pericolosi, non fanno ragionare l'uomo."
"Bisogna sempre seguire la missione."
"Se è richiesto un sacrificio, bisogna farlo per la patria!"
Era pure tornato quello di prima: schivo, mai sorridente, spesso con lo sguardo rivolto verso il basso.
Eppure, lo sapeva che tutto sarebbe stato spazzato via, da un momento all'altro.

Scoppiò a piangere.
Forte, senza preoccuparsi di farsi sentire dai vicini.
-Scusami! Scusa!-
Ripeteva tra un singhiozzo e l'altro.
-Ho avuto paura! Ho paura! Scusami!-
Sofia, con uno scatto rapido, scansò il gatto e strinse in un caldo abbraccio il disperato.
-Sono qui, calmati adesso. Non scapperai questa volta.-
Smise di parlare per solo singhiozzare, imbrattando la felpa di Sofia che tutto sommato aveva qualcosa di familiare...
-Ah si, scusa, eh eh... ero bagnata fradicia e avevo bisogno di cambiarmi, non ti dispiace, vero?-
I due si accomodarono sul divano.
Lei lo cullò per tanto tempo, dato che lui non sembrava volesse smettere, ma ne capì perfettamente il motivo.
Chissà quante ne aveva dovute passare, quante cose aveva mandato giù senza fare un fiato e adesso era il momento per tirarle fuori.
Marco provò ad appoggiare la testa verso il basso, ma la sua testa veniva immediatamente girata, anche in modo doloroso.
Ogni volta, nonostante lui non potesse vederlo, Sofia diventava come al solito paonazza.
-Non guardare! Non ho trovato dei pantaloni della mia taglia, quindi ho solo le mutandine... Ho detto che non devi guardare!-
Ricevette anche un paio di ceffoni e pianse pure per quelli, per tutte le volte che avrebbe voluto farlo per il dolore ma non potette.
-Chi è Giulia? Perché la tua gatta si chiama in quel modo?-
Sofia applicò un po' di sana gelosia retroattiva, come in ogni relazione che si rispetti.
Marco finalmente decise di asciugarsi le lacrime e di ricomporsi almeno un po'.
-Non lo so... Mi sembrava un nome elegante, ma in realtà non gli si addice affatto: fa come vuole, esce e entra tranquillamente dalla finestra. Però, almeno, ha imparato a non fare i suoi bisogni dentro casa.-
Il gatto, sentendosi chiamato in causa, venne a strofinarsi sul corpo distrutto dello spadaccino che, finalmente, si rese conto per via della strana reazione dell'animale di essere ancora completamente bagnato.
Con tutta la naturalezza del mondo, si alzò e si tolse la parte sopra dei vestiti, come ormai si era ben abituato a fare nella sua casa sempre vuota.
-Oddio! No-no-no-no! C-Cosa fai?-
Marco, ancora scosso, rimase quasi impaurito dalla reazione dell'altro strano essere (diverso dal gatto) che era dentro casa sua in quel momento.
Solo guardando ancora una volta quello che ormai era praticamente il colore naturale della faccia della ragazza, poté comprendere.
Non aveva paura, semplicemente la sua nudità, anche se parziale, la imbarazzava.
In un altro momento, con un altro stato d'animo, se la sarebbe goduta, mostrando a cosa erano serviti tutti quegli anni di duro lavoro e di altrettanto dure punizione, ma, sentendosi ancora appesantito, andò a cambiarsi senza neanche pensarci.

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