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Niccolò l'ha sempre saputo, sin da quando gli hanno diagnosticato il disturbo, che la sua vita non sarebbe stata facile.

Sa benissimo che ci saranno giornate difficili, giornate in cui si sentirà così pieno di adrenalina da rimanere sveglio la notte, o quelle in cui avrà soltanto voglia di rimanere steso a letto a non fare nulla.

Oggi è proprio una di quelle giornata, ma deve farsi forza, rimboccarsi le maniche e alzarsi per andare a lavoro.

L'ha trovato a botta di fortuna quest'estate, nella panetteria - pasticceria a pochi isolati da casa, e non avrebbe immaginato che gli sarebbe piaciuto così tanto. Sul serio. Gli da' davvero un sacco di soddisfazioni, anche se la sera arriva a casa che è stanchissimo e non riesce a fare nulla –se non mangiare un boccone– perchè crolla subito, ma alla fine è okay così.

«Forza Niccolò, ce la puoi fare.» borbotta tra sé e sé, cercando di alzarsi dal letto e di ignorare la vocina nella sua testa che gli urla di chiamare e darsi malato.

Una delle prime cose che ha fatto, una volta iniziato a lavorare, è stato avvisare Francesco, il capo, del suo disturbo. Non per farsi compatire, che sia chiaro: ha giusto voluto mettere in chiaro le cose, in modo che l'uomo non si preoccupi nel caso inizi a comportarsi stranamente. Grazie al cielo Francesco ha capito la situazione, gli ha ribadito più volte il fatto di averci già avuto a che fare, così Niccolò si è tranquillizzato parecchio. È stata una decisione difficile, se parlargliene o no, ma alla fine ha deciso di farlo. Non vuole più nascondersi dietro un "è solo stanchezza" o "ho dormito troppo e sono su di giri".

Fa una colazione veloce, poi torna in camera per cambiarsi e controllare di aver preso tutto, prima di uscire e avviarsi sul posto di lavoro.

Francesco si accorge subito che quella di Nicc, come lo chiama affettuosamente lui, è una giornata no, così lo mette a fare qualcosa di tranquillo ma non troppo, in modo che non stia troppo a rimuginare sui suoi pensieri.

«Hai dormito bene stanotte?» gli chiede, in un momento morto.

«Ho fatto un incubo orrendo e mi sono svegliato con l'ansia.» risponde. «Ma è da un po' di notti che dormo poco perché durante il giorno sono irrequieto.»

«Nicc, sai come la penso e te l'ho detto più volte: quando non ti senti, basta che mi avvisi. La salute prima di tutto.» gli dice.

Il riccio sorride leggermente, ringraziando il suo capo e tornando a farcire delle brioches.

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La prima cosa che Niccolò fa, appena arriva a casa, è stendersi sul letto; sono solamente le 16 e il mal di testa lo sta uccidendo, come diavolo farà ad uscire con Maddalena più tardi?

Non può neanche tirarle pacco, l'ha già fatto la sera precedente.

Sbuffa e si alza dal materasso, fiondandosi in doccia, sperando che il dolore si plachi almeno un po'.

La verità è che non ha minimamente voglia di uscire, soprattutto in queste condizioni. La cosa che lo infastidisce di più è il comportamento della sua ragazza, che gli fa diagnosi continue; le ha domandato svariate volte di smetterla, per lo meno quando sono in compagnia, ma sono state parole buttate al vento, dal momento che continua imperterrita. Ormai si è messo l'anima in pace.

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«Stasera passo da te per le 21, fatti trovare pronto.»

È questo il messaggio che si trova sul telefono, appena uscito dalla doccia – dove è stato più del previsto.

Sposta svogliatamente lo sguardo sull'orologio, che al momento segna le 17:15. Potrebbe chiudere un po' gli occhi, puntare la sveglia tra un paio d'ore, prepararsi e cenare.

Alza le spalle: non è una così brutta idea.

Mette in carica il telefono, avvisando la mora del suo programma pomeridiano –per non farla preoccupare, sia mai che si precipita a casa– e spegne internet, per evitare rotture di scatole. Per due ore non c'è per nessuno.

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Niccolò non ce la fa davvero più.

Sono al pub da ore, domani deve attaccare super presto a lavoro, ma gli scoccia chiedere a Maddalena di riaccompagnarlo a casa, anche perché – conoscendola – tirerebbe fuori solo Dio che argomento medico e la serata si allungherebbe ulteriormente.

Di solito non è un problema, fare tardi, ma quando non sta bene l'unica cosa che vorrebbe fare è chiudersi in camera e dormire per giorni.

«...vero Nicco?» gli chiede la mora.

«Eh? Scusate mi sono perso.» dice, abbozzando un sorriso.

Maddalena alza gli occhi al cielo.

«Matteo ha proposto un weekend nella casa al mare, quest'estate. Ci stai?» ripete.

«Si può fare.» risponde alzando le spalle.

La verità è che Niccolò non sa nemmeno se arriverà a domani, figuriamoci a quest'estate; per il momento ha bisogno di pensare giorno per giorno, non a lungo termine.

«Dai, ti riaccompagno a casa, si vede che sei stanco.» dice poi, passandogli una mano tra i capelli.

«Ci vediamo nei prossimi giorni, ragazzi.» saluta Matteo ed Elisa, e segue Maddalena fino in macchina, dove regna il silenzio per tutta la durata del viaggio.

Ha come l'impressione che la sua relazione con la sua ragazza stia per giungere al termine. È ormai raro avere un momento d'intimità, o una conversazione normale.

Maddalena, e fa male anche a Niccolò ammetterlo, vede solo il suo disturbo ed è diventata ancora più paranoica – più di quanto già fosse – da quando è entrata in università a studiare medicina.

«Cerca di stare meglio, okay? E ricorda di prendere le medicine.» gli dice, una volta che sono arrivati sotto casa.

Nicco annuisce, lasciandole un leggerissimo bacio sulla fronte, e si lascia l'auto alle spalle, inserendo poi la chiave nella toppa. Tira un sospiro di sollievo quando si chiude la porta dell'appartamento alle spalle. Finalmente è a casa; quanto è mancato? Tre ore? Perché a lui sembra di più?

Infila il pigiama, si lava velocemente i denti e si mette sotto le coperte, sperando di riuscire a dormire di più rispetto alla notte precedente, altrimenti come ci va a lavoro domani? Perché di andare in versione zombie come oggi non se ne parla proprio. Non ha intenzione di far prendere un altro colpo –l'ennesimo– a Francesco.

«Ti prego» sussurra al vento «voglio solo un po' di tranquillità. Non chiedo tanto.»

Ed è davvero ciò che vuole: essere tranquillo con sé stesso in primis e poi con gli altri. Inoltre vorrebbe al suo fianco qualcuno che lo apprezzi per quello che è –pregi e difetti– e che non lo tratti come una cavia da laboratorio. Perché è così difficile?

E con queste mille domande a ronzargli per la mente, si addormenta.

**

«Hai dormito bene stanotte?» gli chiede Francesco appena lo vede mettere piede in pasticceria, la mattina seguente.

«Stranamente sì. Pronto per iniziare una nuova giornata.» risponde mettendosi il grembiule.

«Così si fa, ragazzo. Prendi la tua vita in mano, non far vincere Lui.» dice, passandogli scherzosamente una mano tra i capelli.

Sa che non deve far vincere il disturbo, ma ci sono dei giorni in cui urla forte, in cui gli fa credere di essere l'unico amico che ha, insieme al buio.

«È difficile, ma ci provo.» sussurra.

L'uomo lo tira in unabbraccio così forte, da fargli dimenticare tutto; ormai ci è affezionato, loconsidera come un padre e in cuor suo sa che non avrebbe potuto trovare dimeglio. 

Vapor // RamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora