Martino, per una volta, è tranquillo, per una volta non vuole affrettare le cose. Come vanno, vanno.
Okay, lo ammette: un po' di ansia ce l'ha. Controlla di continuo l'orologio e – quando nota che manca un quarto d'ora all'ora X – si accerta che la casa sia perfettamente in ordine. I suoi amici grazie al cielo sono già usciti da un pezzo, approfittando del freddo sopportabile per uscire con le loro belle per poi andare insieme alla festa di non si ricorda nemmeno chi.
La suoneria del telefono lo fa sobbalzare, così torna in cucina per vedere chi gli ha scritto.
Da: Niccolò.
«Sono sotto, solo che non so dove suonare.»
Sorride e gli scrive il cognome di Giò, e lo aspetta sulla soglia della porta. Il suo sorriso si amplia maggiormente quando vede l'ascensore fermarsi al piano.
«Pensavo che non ci fosse.» esordisce Niccolò, uscendo dall'abitacolo.
«Da quel che so, gli altri hanno scelto apposta un condominio con l'ascensore.» dice facendolo entrare. «Dammi il giubotto, te lo poso in camera.»
«Dove ci siamo fermati stamattina?» sente chiedere da Niccolò e si affretta a tornare in salotto e forse non è stata una buona idea.
Appena alza lo sguardo trova il riccio seduto sul divano e non pensa che una visione del genere sia legale: ha la testa appoggiata sullo schienale e appena lo sente arrivare si gira nella sua direzione e gli sorride.
«Birra?» gli chiede lui.
Niccolò annuisce col capo, così Martino va a recuperare delle bottiglie sul balconcino, e prende posto di fianco a lui.
«Eravamo arrivati a te che dici di non andare in montagna da qualche anno.» risponde poi, facendo mente locale al discorso di qualche ora prima.
«I miei nonni materni hanno una casetta, in un paesino non tanto distante da Torino. Prima ci salivo spesso durante le vacanze, ora non vado da un paio d'anni buoni.» dice. «Mi piace anche il mare, chiaramente, ma non è come la montagna.»
«Soprattutto se hai bei ricordi legati lì.» constata Martino, facendo annuire di nuovo il moro.
«Magari una volta ti ci porto.» dice Niccolò, e quasi si stupisce di questa sua affermazione.
«Perché no.» risponde lui, guardandolo.
Rimangono un po' così, fermi, a guardarsi, come a voler leggere di più l'uno dell'altro. È poi il rosso a rompere il silenzio, secondi (o minuti?) dopo.
«Che vuoi fare?» gli chiede.
«Non lo so.» risponde Niccolò in un sussurro. «Siamo a casa tua, decidi tu.»
«Netflix?» propone Martino.
«Qualcosa che attira altrimenti rischio di addormentarmi qui.» dice lui, dandogli corda.
Martino sorride e si alza dal divano accendendo il pc.
«Guarda se c'è qualcosa che ti ispira.» dice poi. «Dovremmo avere delle patatine o qualcosa di simile, vado a prenderle.»
Trova un pacco di pop-corn ancora chiuso e lo prende, tornando in cucina e versando il contenuto del sacchetto in una ciotola.
«L'hai mai visto "La famiglia Belier"?» chiede Niccolò, attirando l'attenzione di Martino, il quale lo raggiunge di nuovo sul divano.
«A spezzoni, intero mai.» risponde. «Magari questa è la volta buona.»
Niccolò sorride e poggia il computer sul tavolo, per stare entrambi comodi senza impicci di mezzo. E Martino si ritrova a pensare a quanto sia bello il suo sorriso e gli torna in mente il discorso fatto con Filippo e scuote la testa; ora non ci vuole pensare.
Vuole solo godersi il film e la compagnia di Niccolò.
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«Ti è piaciuto?» gli chiede, spostando lo sguardo sul rosso.
Niccolò è sempre rimasto affascinato da questo film, è uno dei suoi preferiti in assoluto, ed il fatto di averlo fatto vedere a Martino lo rende felice. È una piccolezza, ma lo è davvero.
«È davvero molto bello, non so perché non l'abbia visto intero prima d'ora.» risponde lui.
«Ammettilo: stavi aspettando me.» dice Niccolò, facendolo ridere.
«Cavolo mi hai scoperto.» ribatte il rosso, sorridendo più del dovuto.
Rimangono a parlare fino a tardi, di tutto e di niente, come se si conoscessero da sempre e Niccolò si rende conto che Filippo aveva ragione: è stato più facile del previsto sciogliere il ghiaccio. Alla fine è normale avere un po' di ansia, ma non ha avuto paura.
Mentre Martino è in bagno, cazzeggia al telefono, e nel mentre sente le chiavi girare nella toppa e gli prende il panico. E se i ragazzi non sapessero della sua presenza nella stanza?
«Oh ciao Nicco.» lo saluta Elia. «Tutto apposto?»
«Un po' stanco ma tutto bene. Voi invece?» risponde e chiede di conseguenza.
«Sfatti. Abbiamo passato 3/4 della serata a rincorrere questo che si è ubriacato da fare schifo.» risponde Giò, indicando Luca con la testa.
Finalmente Martino li raggiunge.
«Io devo andare.» gli dice Niccolò. «Domani attacco alle 8 a lavoro.»
«Mi spiace averti trattenuto così tanto.» dice.
«Mi ha fatto solo piacere, non ti preoccupare.» risponde sorridendogli.
Insieme al rosso va a recuperare la giacca e se la infila velocemente.
«Quando volete passare dal bar facciamo due chiacchiere.» propone poi a tutto il gruppo.
«E magari organizziamo qualcosa per Capodanno.» gli dice Giò. «Sei dei nostri?»
«Perché no, volentieri.»
Sorride e saluta i ragazzi, che gli danno appuntamento a lunedì per iniziare ad organizzare la serata dell'ultimo dell'anno.
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Scuuuusate l'assenza ma le idee scarseggiavano e infatti questo capitolo mi fa parecchio schifo ma dettagli (solo la parte finale però).
Come state? Avete visto la quarta stagione? Come vi è sembrata?
