Per Niccolò è una giornata decisamente no. E non c'entra il fatto che sia lunedì, no. Ha dormito poco e per di più male, ripensando alla serata passata con Martino.
Sa bene che al proprio cuore non si comanda, ed è sempre stato dell'idea che il carattere di una persona, il come ti faccia sentire, venga prima dell'aspetto fisico; ma dopo la storia finita male con Luai si era ripromesso di non pensare più in quella maniera ad un ragazzo. Motivo per cui si era buttato a capofitto nella storia con Maddalena. Sì, gli interessavano anche i ragazzi, ma aveva deciso che con loro aveva chiuso. Poi, però, è arrivato Martino, il quale lo fa dubitare di ogni singola cosa, persino di se stesso.
Con il nervoso addosso, indossa i vestiti e si lascia la stanza alle spalle. Non ha tempo di fare colazione, è già tardi.
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Francesco già si è accorto del malessere del ragazzo, così lo confina in cucina con l'intento di farlo sfogare. Ormai sa bene che la preparazione dei dolci lo calma: si concentra su qualcosa che non sia il suo star male.
Verso le 10 vede entrare i ragazzi di qualche giorno fa, ed il primo che nota è il rosso, il ragazzo che dopo tanto tempo ha fatto breccia nel cuore di Niccolò.
Così «posso parlarti due minuti?» gli chiede dopo che hanno ordinato.
Martino annuisce e lo segue nel piccolo cortile dove diverse volte è andato a fumare con Niccolò.
«È successo qualcosa?» chiede.
«Si tratta di Niccolò.» sputa fuori. «Non sta bene.»
È giusto che sia il moro a parlargli del suo disturbo e Francesco – per quanto gli voglia bene – non ha voce in capitolo, quindi si limita a dire ciò.
«Ora è in cucina. So che quando dorme male preparare dolci lo aiuta, ma ho notato che ultimamente averti vicino fa passare tutto in secondo piano.»
Martino si trova nuovamente ad annuire.
«Vado ad avvisare gli altri.» dice poi. «Sempre se per te non è un problema questa piccola invasione.»
«Certo che no, volevo chiederti proprio di andare e stargli vicino. Te ne sarei grato.» dice.
Così, dopo questa breve chiacchierata, tornano dentro e Martino avvisa gli amici del malessere di Niccolò e avvertendoli che ha bisogno di lui. Poi, sotto indicazioni di Francesco, il rosso raggiunge il più grande, cercando di fare il meno rumore possibile.
Lo trova intento a farcire delle brioches e si mette seduto su una sedia, a debita distanza. Passano dei minuti e Niccolò ancora non si è accorto della sua presenza, preso dalla concentrazione; si vede che è immerso nel suo mondo.
«Sai» inizia a dire «visto da qui sembra quasi che trattieni il respiro.»
Niccolò sorride debolmente e posa la sac à poche sul piano su cui stava lavorando.
«Come sapevi che stavo qui?» gli chiede, avvicinandosi a lui.
«Francesco. Mi ha detto che hai dormito male.» risponde.
Lo sente sospirare e sussurrare "magari fosse solo quello".
«Ti va se ne parliamo in un altro momento?» gli chiede. «Adesso come adesso mi basta la tua compagnia.»
E Martino annuisce sorridendo.
«A che ora stacchi?»
«Dipende. A volte alle 18, altre alle 19 passate. Perché?» gli chiede di rimando.
Il rosso alza le spalle. «Mi andava di stare un po' con te. Almeno ti svaghi un po'.»
Niccolò distoglie finalmente lo sguardo da ciò che stava facendo e gli rivolge un piccolissimo sorriso e "va bene" dice.
«Magari se sa che sono con te, Francesco mi lascia venire via un po' prima.» continua. «A quanto pare tu ed i tuoi amici gli state simpatici.»
«Ah si?» gli chiede e Niccolò annuisce.
«Di solito non fa entrare nessuno in cucina. Anche perché sa che quando sto poco bene non voglio nessuno attorno.» spiega.
Pochi secondi dopo l'uomo fa la sua entrata in cucina e vedendo i due ragazzi parlare in maniera tranquilla, li lascia in pace, non prima però di aver detto al moro di poter staccare alle 17.
«Ah, Martino» lo chiama poi «i tuoi amici sono andati via. Mi hanno detto di dirti che vi vedete più tardi a casa.»
Martino annuisce e lo ringrazia con un sorriso.
«Di solito cosa fate qui?» chiede a Niccolò.
«Riforniamo il banco brioches quando non ce ne sono più esposte. O iniziamo a prepararle per il giorno dopo. Panini per pranzo, ma quelli li facciamo sul momento.» inizia a spiegare. «Ma non voglio annoiarti con queste cose.»
«Ma quale noia, ti pare? Non ti avrei chiesto sennò.» dice Martino, facendo sorridere di nuovo il moro.
E così inizia a parlare, a spiegare come funzionano a grandi linee le cose al bar, sulla preparazione di dolci e così via. E Martino rimane incantato a guardarlo, anche se parla di cose a lui sconosciute, ma va bene. D'altronde pensa che anche Niccolò non capirebbe niente se iniziasse a parlargli di medicina.
***
I due hanno lasciato il piccolo bar alle 17 passate da poco, e stanno passando da casa di Niccolò, dato che quest'ultimo – prima di uscire – voleva darsi una sistemata (coffcoff farsi bello per Martino coffcoff).
Così, apre la porta e "fai come se fossi a casa tua" dice al rosso, poggiando le chiavi sul muretto vicino all'entrata.
«Dammi giusto dieci minuti e ci sono.» gli dice.
«Posso mettere un attimo il telefono a caricare?» chiede, nel mentre che cerca una presa a cui attaccarlo.
«Assolutamente si.» risponde.
Sorride e collega il telefono al cavetto; poi, mentre alza lo sguardo, si ritrova il moro girato di schiena, senza maglia e arrossisce neanche fosse un quindicenne alle prese con la sua cotta.
Scuote la testa, tentando di concentrarsi su qualsiasi cosa al telefono. Tutto pur di non posare lo sguardo sulla schiena di Niccolò.
Ma che gli prende?
«Dove volevi andare?» urla dalla stanza per farsi sentire.
«Pensavo a qualcosa di tranquillo.» risponde Marti. «Ma se hai qualche preferenza, proponi pure.»
«Stavo leggendo» inizia a dire mentre torna in sala «che ci stanno le giostre. Potremmo andare lì.»
«Perché no? Va benissimo.»
D'altronde Martino ha proposto di fare qualcosa per farlo svagare, e quale cosa migliore delle giostre? Non ne era a conoscenza, sinceramente.
***
«Andiamo sulla ruota panoramica?» propone Niccolò, con gli occhi che luccicano.
«E sia.» risponde Martino, con un sacchetto di pop-corn in mano.
Ne hanno preso uno ciascuno, poco dopo che sono arrivati in piazza; il moro si è proposto di cucinare, dal momento che sono rimasti a casa sua fino a prima di uscire, ma non hanno preso bene i tempi con la cottura della pasta e l'hanno tirata su che era praticamente scotta. Immangiabile.
Colla. Insomma, chiamatela come vi pare, ma non pasta.
Così si sono precipitati fuori dall'appartamento e si sono presi un panino per strada, insieme ai pop-corn.
Dopo un attimo di coda, prendono posto sulla poltroncina ed iniziano a salire.
«Devo dirti una cosa.» sputa fuori Niccolò.