«Ma quindi davvero preferisci la montagna al mare?»
Era un pomeriggio tranquillo, a lavoro non c'era tanto da fare e di clienti ce n'erano veramente pochi, ma niente ha stupito così tanto Niccolò – fino ad ora – come vedere Martino, con una sacca sulla spalla, entrare nel bar.
«Non so perché, mi rilassa di più.» risponde il riccio. «La pace, il vento che soffia tra i rami degli abeti. Mi tranquillizza.»
Erano seduti insieme allo stesso tavolino dove – solo ieri – Martino aveva preso posto con gli amici.
Fortunatamente i pochi clienti che c'erano fino a poco fa se n'erano andati, così Niccolò ne ha approfittato per prendere posto di fronte a lui; Martino aveva poggiato sul tavolo dei libri e gli dispiaceva togliergli del tempo, tempo che avrebbe dovuto passare a studiare.
«Ci vai spesso? In montagna, intendo.» gli chiede Martino, curioso.
«È da qualche anno che non ci vado a dir la verità. Spero di poter salire quest'estate, i miei nonni hanno una casa non ricordo dove, in Piemonte.» risponde.
Subito dopo striscia la sedia sul pavimento e si alza, con l'intento di lasciare il rosso ai suoi libri.
«Ti lascio studiare.» aggiunge poi, sorridendogli, e tornando dietro il bancone.
Qualche ora – e diversi sguardi lanciati a Martino – più tardi vede rientrare Francesco.
«Andato a parlare con i fornitori?» gli chiede, mettendo via le tazzine che stava pulendo.
«Si, nei prossimi giorni arrivano dei prodotti, così per Natale siamo coperti.» risponde, indossando il grembiule. «Qui com'è andata?»
«Tutto bene. Poca gente.» risponde.
Butta l'ennesimo sguardo a Martino, il quale sta mettendo via i libri nella sacca.
Francesco deve avere capito la situazione, così mi da una pacca sulla spalla e va nel retro del locale. Devo ancora capire come arrivi a certe cose.
«Senti» inizia a dire il rosso. «stasera i miei amici vanno ad una festa ma io non ho tanta voglia di andarci. Ti va di venire da me? Sai, per continuare il discorso di prima.»
Niccolò trattiene a stento un sorriso. Ventitré anni e gli sembra di essere tornato quindicenne.
«Perché no. Volentieri.» risponde.
Vede Martino sorridere di rimando. «Ti mando l'indirizzo su whatsapp. Ho visto che Filippo ti ha inserito nel gruppo.»
«Mi sembra un tipo a posto.» dice. «È simpatico.»
«È invadente.» ride. «Dai scappo, così avviso gli altri e sistemo un po' casa. Ci vediamo per le 21?»
«Perfetto.» risponde lui.
Martino lo saluta con un cenno della testa e si lascia definitivamente il bar alle spalle.
Non sa cosa gli stia capitando, ma deve parlare con Maddalena per chiarire le cose come stanno; era solo questione di tempo, e bastava solo un paio di occhi marroni per farglielo capire.
**
Sono le 18 passate da poco quando Niccolò e Francesco abbassare la saracinesca del bar. Da quando Martino ha lasciato il locale saranno entrate si e no tre persone, così hanno deciso di chiudere prima.
«Che programma hai per la serata?» gli chiede, porgendogli il pacchetto di sigarette.
Niccolò ne prende una e lo ringrazia. «Ora vado a parlare con Maddalena. Stasera sono da Martino, il ragazzo che c'era quando sei arrivato tu.»
«Pensa bene a come ponderare le parole, il resto verrà da sé.» dice. «Vai, ci vediamo domani, così mi dici com'è andato il tutto.»
Annuisce e saluta l'uomo, mentre tira fuori il telefono dalla tasca per chiamare la mora; con sua sorpresa, si ritrova un suo messaggio, arrivato una decina di minuti prima, con scritto che doveva parlargli e che lo stava aspettando al solito parco.
Si avvia velocemente e nel giro di pochi minuti è seduto sulla panchina insieme a Maddalena.
«Come stai?» le chiede.
«Stanca. Mancano pochi esami alla tesi e sono nervosissima. Tu invece? Come sta andando a lavoro?» risponde.
«Mi piace, è davvero stimolante.» dice lui, torturandosi le mani.
Rimangono per un po' in silenzio, poi Niccolò decide di rompere il ghiaccio con il suo discorso.
«Mi hai preceduta sai? Volevo chiederti anche io di vederci oggi, subito finito il turno, per parlarti. Ho notato che è da un po' che le cose tra di noi non vanno. Ogni volta che proviamo a parlare civilmente finiamo per litigare.» dice.
«Hai ragione. Volevo dirti le stesse cose e... penso che sia un bene – per entrambi – finirla qui.» continua Maddalena dopo qualche secondo. «Se ti va, però, possiamo rimanere in contatto. Ci conosciamo da così tanto tempo che mi farebbe strano non sentirti più.»
«Non ti liberi di me.» dice, facendola ridere.
«Bene, io scappo che stasera devo vedermi con una ragazza dell'università.» dice poi, alzandosi e recuperando la borsa. «Ci sentiamo?»
Niccolò annuisce e la segue con lo sguardo finchè non diventa un punto lontano.
Dovrebbe essere più leggero, eppure non è così.
**
Niccolò è un fascio di nervi; appena arrivato a casa si è fiondato sotto la doccia, uscendone dopo un quarto d'ora scarso, si è sistemato (o meglio, ha provato a sistemare) quel disastro che si ritrova al posto dei capelli e si è piazzato davanti all'armadio, tirando fuori un paio di jeans chiari e la sua felpa grigia porta fortuna.
Data l'ultima sistemata ai capelli, ha iniziato a fare avanti e indietro per la stanza, con lo stomaco sotto-sopra e vorrebbe davvero mangiare qualcosa ma non ci riesce, così decide di fare l'unica cosa che gli passa per la testa in quel momento: chiama Filippo. Non sa perché gli ispiri così tanta simpatia e fiducia, avendolo conosciuto soltanto la sera precedente, ma è riuscito subito a farlo mettere a proprio agio, a farlo sentire parte del gruppo.
Ora però, pensa Niccolò, subentra un altro problema: che gli dice? Non può uscirsene con "ehi ciao senti, mi interessa uno del gruppo e tra poco più di un'ora devo stare a casa sua".
Prende un respiro profondo e cerca in rubrica il numero del ragazzo; si porta il telefono all'orecchio continuando a fare avanti ed indietro per la camera.
«Ma chi si sente! Ciao Nicco!» esordisce Filippo appena apre la chiamata, facendolo sorridere.
«Ciao, come stai?» gli chiede.
«Non c'è male, mi stavo preparando per andare ad una festa, tu piuttosto: so che ti vedi con Martino tra poco.» risponde.
Sospira e si siede sul letto. «Ecco, ti chiamavo anche per questo.» sussurra.
«Dimmi tutto.»
«È che non so come comportarmi. Ci conosciamo da poco, ma quando siamo insieme mi sembra di, bho, conoscerlo da un sacco.» sputa fuori. «Solo che sono un disastro e ho paura di rovinare tutto.»
«Vedila così» dice Filippo, dopo qualche istante passato a riflettere. «se hai paura, lei ha la meglio, lei vince. Se invece vai tranquillo andrà tutto bene.»
«Grazie Fili.» dice sinceramente, molto più leggero rispetto a poco fa.
«Oh, mi raccomando: fammi sapere come va.»
Niccolò scoppia a ridere e gli dice di passare l'indomani mattina al bar, in modo da non raccontargli la serata per telefono.
Stacca e sposta lo sguardo sulla sveglia poggiata sul comodino che segna le 20:35. Da casa sua a quella di Martino ci vuole un quarto d'ora circa in macchina, così decide di iniziare ad avviarsi.
«Andrà tutto bene.» dice tra sé e sé.
Infila le chiavi di casanella tasca del giubotto, controlla di avere dietro telefono e il portafoglio,e si lascia l'appartamento alle spalle.