Partenze

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Lucius Malfoy sfoggiò davanti allo specchio la miglior aria da purosangue che riusciva ad assumere. Sorrise soddisfatto. Passò alla sfilata, camminando su e giù compito e austero, sempre guardando l'effetto di quell'esibizione allo specchio.

"Lucius?"

La voce della moglie, velatamente trapuntata di rabbia, lo raggelò. Malfoy si voltò lentamente verso di lei, nascondendo l'imbarazzo con un sorriso gioviale.

"Hai preparato le valigie?" domandò Narcissa, ignorando lo spettacolo a cui aveva involontariamente assistito.

"Certo, Cissy, sono pronte da stamattina."

"Bene. E ti è tornato in mente chi è il membro del Ministero che ci ha invitati a Nigger Island?"

Malfoy scosse sconsolato la testa.

"No, ma sono sicuro che lo riconoscerò appena lo vedrò. Che stranezza però, firmarsi solo con le iniziali."

Pochi giorni prima, un gufo del Ministero era arrivato con la solita posta mattutina. Recava la seguente missiva:

Egregio signor Malfoy,
è passato molto tempo dall'ultima volta che ho avuto il piacere di parlare con lei. Dalle notizie che circolano, so che non se la passa bene ultimamente. Che ne direbbe quindi di una vacanza? Nell'invito è inclusa anche la sua famiglia, naturalmente.
Per mia fortuna, ho vinto alla lotteria ben quattro biglietti per Nigger Island – sa, il famoso resort – ma sono solo e ho pensato che trascorrere quei giorni in compagnia di uno stimato uomo come lei sarebbe un vero privilegio.
Spero che accetterà il mio invito.
Cordiali saluti,
U. N. O.


Lucius aveva risposto subito all'affabile signore, scrivendo che era onorato di un tale invito e che accettava con immensa gratitudine. Il giorno dopo erano arrivati i biglietti. Malfoy aveva dato la lieta notizia a Narcissa e lei aveva fatto i salti di gioia, spiegando quanto fosse in andare in un posto tanto cool. Nigger Island infatti era un magico resort ove, a quanto si diceva, non c'era bisogno della bacchetta perché ogni cosa anticipava i bisogni del mago, che quindi non doveva far altro che godersi in assoluto riposo quel paradiso.

"Draco, non fare tardi!" urlò Narcissa mentre si dava gli ultimi ritocchi.

Obbediente, il figlio scese nel suo miglior completo e aspettò la madre accanto al camino. Dopo circa un'ora la famiglia Malfoy fu pronta a giungere a Nigger Island con la Metropolvere.


"Rodolphus, levati dai piedi!" strepitava Bellatrix ogniqualvolta il marito si frapponeva tra lei e qualcosa che doveva assolutamente mettere in valigia.

"Sì, Bella" era la mite risposta.

Quell'anno Bellatrix gli aveva proposto di fare le vacanze separatamente. Inizialmente si era opposto, considerandolo poco prudente, ma alla fine aveva capitolato, come sempre. Del resto dopo tanti anni di matrimonio aveva imparato che contrastarla quando aveva quella tipica espressione da ti-lancio-una-cruciatus-se-non-obbedisci era assai controproducente e masochistico. Aveva quindi deciso di seguire Rabastan, che andava alle Maldive con Yaxley, Dolohov e alcuni altri.

Bellatrix chiuse l'ultima valigia, pentendosi di non aver preso in prestito qualche elfo domestico della sorella. Ma valeva la pena fare quella fatica. Sorrise estatica: avrebbe passato una settimana a Nigger Island con lord Voldemort! La strega non riusciva a credere a tanta fortuna. Ovviamente Rodolphus non doveva sapere niente di quella che lei aveva ribattezzato come la fuga d'amore con l'Oscuro Signore.

"Rod, vado un attimo in bagno!" informò il consorte, lasciando da parte le sue fantasticherie.

Come anche Narcissa, Bellatrix aveva un concetto molto personale su ciò che significava attimo. Rodolphus, che ben lo sapeva, non si preoccupò più di tanto quando, due ore dopo, la strega non era ancora uscita. Anzi, ne approfittò subito per Appellare una lettera che le era arrivata tre giorni prima. D'altronde accertarsi che la sua Bella non corresse pericoli era un suo dovere.

Cara Bellatrix,
ti andrebbe una vacanza io e te?
Se la risposta è sì, ti aspetto a Nigger Island per l'8 agosto, altrimenti sarò solo con Nagini.
A presto,
Tu-Sai-Chi


Rodolphus, ignaro dei sentimenti di Bellatrix per Voldemort, si tranquillizzò: se c'era l'Oscuro Signore Bella non correva pericoli. In quel momento, un gufo planò da lui.

Roddy, mi spiace, ma il viaggio è annullato causa brutto tempo.
Rabastan


Il Mangiamorte lesse contrariato il messaggio, poi il suo volto si illuminò. Sapeva dove era diretta la sua Bella ed era libero! Poteva farle una sorpresa! Con tutti i galeoni che possedeva alla Gringott poteva benissimo permettersi un biglietto per Nigger Island. Con l'immagine di una Bellatrix incantata dalla sua sorpresa, tornò alla lettura della Gazzetta del Profeta e salutò la sua consorte sorridendo gioioso.


Voldemort volava con la sua Nagini sulle spalle. Tutto ciò che era accaduto negli ultimi giorni era davvero strano...

Mio signore,
so cosa sta cercando. Ebbene, io so dove si trova, anche se le sembrerà incredibile. Ma le giuro che è vero: la famigerata Bacchetta di Sambuco, altresì chiamata la Bacchetta del Destino o la Stecca della Morte, si trova a Nigger Island. Sì, il famoso resort.
Io sarò lì l'8 agosto e se mi raggiunge le mostrerò il luogo esatto. Per mascherare lo scopo del suo viaggio le ho allegato due biglietti nella busta, così fingerà di essere in vacanza.
Con profondo rispetto,
suo devoto U. N. Owen


Owen? Non gli veniva in mente nessuno con quel cognome. Chi era? Quanto sapeva? Poteva fidarsi?

Voldemort aveva girato in tondo per un buon quarto d'ora prima di giungere a una conclusione: sarebbe andato a Nigger Island, avrebbe ricavato tutte le informazioni di cui Owen era in possesso e o avrebbe avuto la bacchetta o avrebbe ucciso chiunque gli avesse preparato una trappola.

Presa questa decisione, pensò a chi potesse portare con sé. Serviva qualcuno fedele, obbediente, poco curioso, abile, magari di bell'aspetto per non sfigurare in spiaggia... nella mente gli apparve il viso di Bellatrix. Ma certo! Con lei avrebbe unito l'utile al dilettevole! Se la faccenda della bacchetta si rivelava una truffa, avrebbe comunque passato una gradevole vacanza con la sua favorita. Dopo Nagini, ovviamente.


Piton lanciò uno sguardo disgustato a Greyback, occupato a far piazza pulita di un enorme piatto di bistecche. In nome di chi aveva accettato il suo invito a trascorrere insieme le vacanze? Non poteva saperlo, ma nemmeno il mannaro ne era particolarmente entusiasta.

Semplicemente, Fenrir detestava divertirsi da solo e quando aveva strappato una lettera contenente un buono vacanza per sé più un accompagnatore, aveva chiesto in giro chi volesse andare con lui. Alcuni Mangiamorte avevano declinato l'offerta sinceramente dispiaciuti, altri avevano azzardato scuse campate per aria. Quasi rassegnato a partire solo come un cane, si era rivolto a Piton, che aveva accettato perché, a suo dire, non aveva di meglio da fare. Secondo il mannaro, in realtà, Piton era uno scroccone. Non era granché come compagnia, ma poteva andare. Così avevano preso il Nottetempo ed erano in viaggio già da una mezz'oretta.

"Oh, scusa, Severus" sghignazzò Greyback quando, all'ennesima brusca frenata, un pezzo di carne si spiaccicò in faccia al malcapitato.

Piton si ripulì con un colpo di bacchetta, dicendosi che lo attendeva una luuunga settimana.


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