17th

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17th

• A N A S T A S I A •

Mi risvegliai abbracciata al cuscino, mentre uno spiraglio di luce si faceva spazio sul mio viso stropicciato ed ancora addormentato. Battei piano le palpebre, facendo scivolare la mia mano fuori dalle lenzuola per spegnere la sveglia.

Era l'alba, era ancora il mio compleanno, e per quanto avrei passato volentieri la giornata appollaiata sul materasso, fui costretta ad alzarmi e dirigermi sotto la doccia. Avevamo un incontro da svolgere per conto di Marshall, poi avremmo fatto ritorno a Seattle.

Mentre rabbrividivo a contatto con l'acqua calda che scendeva lungo il mio corpo ripensai al bacio che io e Harry ci eravamo dati la sera prima; sorrisi istintivamente, era stato bello da morire e per quanto fossi consapevole di stare per infilarmi in qualcosa di più grande di me, e che potenzialmente mi avrebbe fatta soffrire, volevo provare per una volta a vivermi quell'emozione che sentivo dentro me. Giorno per giorno, zero progetti.

Uscii dalla doccia e mi asciugai i capelli, infilai al volo una salopette di jeans con sotto un dolcevita bianco e raccattai tutte le mie cose sparse nella stanza, infilandole distrattamente nella valigia.

Quando fui pronta lasciai la stanza e mi riversai nel corridoio. A pochi metri da me, su una panca, stava Harry. Gli sorrisi andandogli incontro, i suoi occhi erano impastati di sonno.

Si alzò in piedi, «Buongiorno,»

«Buongiorno a te.»

Sospirò e mi tirò a sé, abbracciandomi. Inalai il suo buonissimo profumo ed appoggiai il mento sul suo petto, lui premette di sfuggita le sue labbra sulle mie. «Come hai passato la notte?»

«Avrei dormito fino ad oggi pomeriggio,» Ridemmo.

Mi lasciò un bacio sulla fronte e si staccò da me non appena vide gli altri avvicinarsi, con sguardo confuso, verso di noi.
Misi le mani nelle tasche e mi allontanai da Harry; fortunatamente gli altri non proferirono parola.

Entrati in ascensore fummo sparati al piano terra, dove riconsegnammo le chiavi delle stanze prima di lasciare l'hotel e dirigerci verso l'auto che ci aspettava. Posizionai gli occhiali da sole sul ponte del mio naso e salii a bordo: il sole cominciava a scaldare la città già in movimento.
Dovevamo incontrare dei colombiani in un casinò poco distante da lì, e quando arrivammo Harry m'intimò duramente di non scendere dalla macchina, lasciandomi quindi lì da sola, in sola compagnia dell'autista.

Ammazzai il tempo scaricando giochetti stupidi sul cellulare, e dopo una lunghissima ora di attesa che sembrava non finire mai i ragazzi fecero ritorno da me, più seri che mai, brontolando tra loro dell'incontro appena concluso.

«Non se ne parla,» grugnì Harry. «Marshall non accetterà mai la loro offerta.»

«Dovrà farlo per forza se non vorrà morire,» Intervenne Niall.

Lo guardai con le sopracciglia alzate.

Liam scosse la testa. «Io li avrei fatti fuori appena hanno aperto bocca.»

«Studieremo un compromesso alla perfezione, non gli permetterò di appropriarsi di Seattle. A qualsiasi costo

I ragazzi non parlarono più.
In una decina di minuti arrivammo in aeroporto e fummo poi subito condotti al jet di Marshall, e dopo che ci fu servita un'abbondante colazione quest'ultimo decollò.

Tornavo a casa sicuramente cambiata da quell'esperienza. Le immagini dell'accaduto riflettevano nella mia mente come le immagini di un film su uno schermo. Ero spaventata, forse anche un po' arrabbiata, ma avevo la consapevolezza di poter finalmente diventare invincibile al fianco di Marshall e dei ragazzi.

Appoggiai la testa sulla spalla di Harry, che inizialmente s'irrigidì, ma subito dopo si rilassò stravaccandosi sul sedile.

Mi accarezzò il ginocchio nudo, «Dormi piccola, ci vorrà un po' ad arrivare a casa.»

Quella stessa sera, con mia grande sorpresa, Marshall aveva organizzato per me una cena indiana - ricordandosi di quanto andassi matta per quel cibo. Aveva fatto vestire tutti con degli abiti tradizionali, ed i ragazzi si erano lasciati dipingere la fronte di rosso come dei veri indiani.

Era stato molto premuroso nei miei confronti dopo aver saputo del mio exploit, e si era infuriato, proprio come avevano predetto i ragazzi, delle parole che i colombiani gli avevano mandato a dire da Harry.
Alla fine della cena aiutai Tara e Fernanda, la nuova compagna di Marshall (che non mi aspettavo andassero d'accordo) a sparecchiare, ascoltando di sfuggita i discorsi di quest'ultimo.

«Non se ne parla, Harry, non sono disposto a dar loro il 70% dei profitti. Cosa ci ricavo io?» Batté il pugno sulla tavola facendo cadere il suo bicchiere. «Quello che facciamo manda avanti l'economia, con quale faccia tosta questi stronzi vogliono vendermi la loro roba e pensare che mi tenga soltanto il 30%?»

Harry giocherellò pensieroso con lo stuzzicadenti che teneva in bocca, «Marsh, l'unica soluzione è organizzare un incontro in cui tu sia partecipe per trovare un compromesso.»

«Sarei disposto a dar loro il 30%, se dovesse servire,» si portò un sigaro alla bocca. «Ma non sono disposto a farmelo mettere in culo da quei figli di puttana. Niall, voglio che domani contatti Camila Vargas: tra una settimana la voglio qui per discutere d'affari.»

Tara mi riportò alla realtà toccandomi una spalla. «Non essere intimorita, Marshall gioca sempre bene le sue carte.»

«Oh, questo lo so. Mi preoccupano... i ragazzi

«Intendi Harry, vero?» Tara sorrise. «Si vede da lontano che tra voi c'è chimica. Ma sta tranquilla, è con Marshall da anni ormai ed il mio ex marito non permetterebbe mai che gli accadesse qualcosa.»

Mi finsi tranquillizzata ed annuii, prendendo posto sul divano. I ragazzi erano andati fuori e a farmi compagnia erano rimasti Logan e Martin, i rottweiler di Marshall, che squarciavano indisturbati la loro bistecca.

Circa una mezz'ora dopo Marshall, Fernanda e Tara ci salutarono, e per un attimo la casa cadde nel silenzio. Eravamo tutti stanchi e provati dal viaggio e dalla sveglia all'alba, per cui mano a mano i ragazzi cominciarono a ritirarsi nelle loro stanze.
Quando fummo soli, Harry batté la sua mano sulla sua coscia, facendomi cenno di sedermi in braccio a lui. Incrociai le mani dietro la sua nuca.

«Non dormirò qui stanotte, ho delle cose da sbrigare domani mattina,»

«Oh, qualcosa di importante e pericoloso?»

Harry scosse la testa, ed il suo ciuffo riccio gli cadde sulla fronte. Lo spostai con le dita ed osservai i suoi profondi occhi verdi. «Devo incontrare il mio prossimo sfidante insieme a Nick. Da quanto ho sentito si tratta di uno forte.»

Annuii soprappensiero, ricordandomi di quanto il mio stomaco si fosse ritorto al suo incontro di qualche settimana prima, nel vedere il suo viso pulito improvvisamente sporco di sangue e pieno di lividi.
Prima di andarsene si offrì di accompagnarmi in camera, così silenziosamente salimmo al piano superiore. Aprii la porta della mia stanza e mi appoggiai allo stipite, non potei fare a meno di sorridere mordendomi un labbro.

Mise le sue grandi e fredde mani sulle mie guance, si piegò in avanti e poggiò gentilmente le sue labbra sulle mie. Rabbrividii al tatto, godendomi ogni secondo di quel bacio e assaporando ogni centimetro delle sue labbra. Mi lasciò un bacio sulla fronte e sfiorò la mia guancia con le dita.

Mi fece un occhiolino allontanandosi verso le scale, «Buonanotte Stas, sognami stanotte.»

* * * * *
Buon pomeriggio :)
Sono giorni difficili, purtroppo, per noi italiani e spero solo di riuscire a farvi un po' di compagnia con la mia storia.
Ne approfitto per dirvi di passare dalla dolcissima @SerenaNucera che ha pubblicato la sua storia  "Un soffio d'amore", della quale non vi pentirete affatto! Fateci un salto, vi abbraccio.

Paola xx

Limitless ➸ h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora