20th

668 26 6
                                    

20th

• A N A S T A S I A •

Mi osservavo allo specchio.
Mi osservavo allo specchio mentre raccoglievo i miei capelli in una coda di cavallo, con il cuore che palpitava un po' più velocemente del dovuto.
Indossavo un pantalone nero, un dolcevita nero, e scarpe altrettanto nere. Mi mancava da indossare un'ultima cosa, e mi voltai verso il materasso alla sua ricerca. Allungai la mia mano sopra la fondina e sospirai, indossandola poi a mo' di gilet. Infilai la pistola nella custodia apposita, compressa tra il mio seno ed il braccio sinistro. Osservai ancora una volta la mia figura riflessa, agguantando il giubbotto ed infilandolo. Tirai su la zip fino alla sua estremità.

Mi sentivo impercettibilmente nervosa nel guardare le lancette del mio orologio scorrere, dovevamo partire immediatamente perché a Camila Vargas non piace aspettare.
Buttai fuori l'ennesimo sospiro infilandomi il cellulare nella tasca posteriore dei miei pantaloni, e le mie gambe scesero le scale quasi per inerzia.
Di Liam, nessuna traccia. D'altro canto, però, Harry se ne stava indisturbato con la schiena appoggiata alla parete del salotto e le braccia conserte. Indossava perfino il mio stesso giubbotto.

Arricciai le labbra nella sua direzione, non riuscendo a muovere più un passo. «Dov'è Liam?» Sibilai, sapendo già quale sarebbe stata la sua risposta.

«Ci aspetta al casinò, con gli altri,» liquidò velocemente lui. «Andiamo, non abbiamo tempo da perdere.»

Decisi di non ribattere, perché sapevo che non l'avrei avuta vinta. Liam non avrebbe dovuto concedergli il suo compito, era per questo che Harry pensava di poter avere tutto. Perché le persone intorno a lui erano abituate a dirgli solo e soltanto . Pensava di poter ottenere tutto quello che voleva con il suo fare autoritario e dispotico, ma si sbagliava. Aveva fatto davvero male a venire al posto di Liam, perché la cosa mi aveva soltanto innervosita più di quanto già non fossi. E non potevo permettermi di fare passi falsi a causa sua.

Lo seguii riluttante all'esterno, mi condusse nel garage ed al suo interno recuperò una Jeep dai vetri oscurati. Aprì il mio sportello ed aspettò che salissi, prima di richiuderlo e fare il giro della macchina. Allacciai la cintura, la tensione aleggiava nell'aria e quasi potevo toccarla con mano.
Il viaggio - fortunatamente breve - fu del tutto afono. Lui non parlò ed io non parlai, ma almeno io non avevo davvero nulla da dirgli o spiegazioni da dargli, al contrario suo.

«Anastasia» borbottò invece lui, una volta parcheggiata l'auto su di una grande pista d'atterraggio. «Voglio che tu stia dietro di me, non un passo falso, non devi aprire bocca».

«So cavarmela da sola, Harry,» rimarcai io, slacciandomi la cintura.

Feci per scendere dall'auto, ma lui fu più rapido e mi tirò nuovamente all'interno afferrandomi gentilmente il polso. Fui inevitabilmente catturata dal suo sguardo magnetico e da quel verde chiaro che tanto mi piaceva, abbozzò un sorriso facendomi godere della vista delle sue adorabili fossette. «Lo so,» disse semplicemente, facendomi deglutire. Alzò la sua mano verso il mio volto, ma soltanto per abbassare la mia zip fin sotto il mio seno. «Così dovresti essere più agevolata nel prenderla, se dovesse servirci.»

Scese dall'auto lasciandomi lì, incapace di dirgli altro. Mi stava mandando fuori di testa.
Lo imitai e scesi anch'io, chiudendomi poi lo sportello alle spalle. Le luci che erano posizionate a terra tratteggiavano il perimetro nel quale sarebbe dovuto atterrare l'aereo. C'eravamo solo noi, l'ambiente era silenzioso e macabro.
Il cielo era nuvoloso, un vento leggero scompigliava i miei capelli e faceva altrettanto con i ricci di Harry, che mosse una mano nel vano tentativo di sistemarli. Un grande garage illuminato soltanto da una fioca luce stava a pochi metri dalla nostra macchina, con all'interno qualche aeroplano.

Limitless ➸ h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora