10th

1.5K 82 13
                                    

10th

• A N A S T A S I A •

Sbadigliai leggermente, stropicciandomi piano gli occhi qualche secondo dopo.
Un leggero spiraglio di luce aveva lasciato che mi svegliassi, e acquistando poca lucidità mi resi conto di non essere nel mio letto.

La mia mano destra stringeva il tessuto leggero di una t-shirt, che osservando riconobbi essere di Harry.
Poi la mia testa si mosse verso l'alto: ero accoccolata al suo corpo mentre lui stava dormendo beatamente, un braccio attorno alle mie spalle e la testa buttata all'indietro e appoggiata allo schienale del divano.

Dalle sue labbra rosa uscivano piccoli sbuffi ad ogni suo respiro; i muscoli facciali erano rilassati.

Sollevai la testa dal suo petto forte e tolsi il suo braccio dalle mie spalle, guardandomi intorno e alzandomi subito dopo. Entrai in cucina ed azionai la macchinetta del caffè dopo aver inserito una cialda al suo interno.

«Stas..» grugnì dal divano.

Mi voltai e camminai verso la sua figura. Mi inginocchiai alla sua sinistra e feci un piccolo sorriso; «Buongiorno,»

Le sue palpebre erano ancora chiuse. La sua mano si allungò verso le mie e le accarezzò, degnandomi solo allora del suo sguardo. «Fa' un po' di caffè anche per me, grazie.»

Annuii e rimasi per qualche secondo ferma a bearmi del suo tocco. Mi tirai indietro e camminai verso la macchinetta che avevo lasciato poco prima, posizionando sotto essa due tazzine.

Quando mi voltai con le tazzine in mano per posarle sul bancone, sussultai nel notare la sua figura seduta attorno ad esso. Si stropicciò gli occhi e scompigliò i capelli, allungando poi il braccio verso la tazzina e dicendomi che lo prendeva amaro, il caffè.

Sorseggiai il mio in silenzio e stessa cosa fece lui; non ricordavo cosa fosse successo la sera prima che ci avesse fatti finire addormentati sul divano, l'uno abbracciato all'altra.

Ma notando due bicchieri da champagne nel lavandino mentre preparavo il caffè..una mezza idea me l'ero fatta.

«Devi fare riabilitazione oggi?» Domandai a voce bassa.

Lui annuì e abbandonò la tazzina sul bancone, «Dalle cinque alle sei vado in palestra.»

«Oh,» feci. «D'accordo, ma non sforzarti troppo.»

«Non preoccuparti per me.»

Alzai gli occhi al cielo e feci finta di nulla, posando entrambe le tazzine dentro al lavandino. «Vado a darmi una lavata, è ora che torni dagli altri.»

E così feci. Lui non rispose e tornò a poltrire sul divano, mentre io mi chiusi nel suo bagno quasi ad averci fatto l'abitudine.
Chiamai Niall sicura che fosse l'unico a rispondermi, e quando lo fece dicendomi che sarebbe passato a prendermi di lì a cinque minuti mi sentii sollevata.

Recuperai le mie cose non troppo velocemente, e salutai Harry con un leggero gesto della mano. Prima di chiudere la porta, però, lo sentii dirmi, «Vieni a trovarmi più spesso, mi raccomando,»

• H A R R Y •

Ventitré minuti.
Ventitré minuti e quindici secondi, sedici, diciassette.
Terminai la seconda bottiglietta d'acqua: in quelle condizioni camminare era diventato simile allo scalare l'Everest.

Il mio allenatore mi incoraggiava mentre teneva il tempo al cronometro, aumentando la velocità del tapis roulant di tanto in tanto. Mi sentivo vulnerabile, mentre facevo forza anche sulle braccia con il timore di cadere.

Limitless ➸ h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora