Seohee • Mai

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Dedicato a whangjojo . Spero che ti piace. Ci sarà la continuazione.
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Il sole è ancora alto. Se si alza la mano verso l'orizzonte mancano più o meno due dita finché la palla di luce toccherà le montagne. Keonhee è seduto su un alto muretto, le mani accanto alle cosce e fa penzolare le gambe nel vuoto. Sì è dovuto arrampicare per potersi sedere lì dove in fondo sarebbe vietato; tutti gli altri bei posti come panchine, prati sotto agli alberi e scalini sono già occupati. Normalmente quel muro è perfettamente raggiungibile dal piazzale dietro, ma in questo periodo è circondato da paletti rossi e bianchi e un'orribile rete arancione. Metà dei sassi sono strappati fuori dal loro buco e uno strano macchinario giallo è posizionato accanto alla torre che troneggia in cima alla collina. Eh sì. È lì che si trova Keonhee. Su una collina. Il luogo più centrale e verde della città e il posto preferito dei romanzi d'amore. Ma la vita non è un libro. Nei libri tutto finisce sempre bene e, specialmente nelle storie d'amore, nessuno si trova mai da solo su una collina del genere. C'è gente anziana in giro, bambini che giocano, uomini che corrono, anche qualche giovane coppia, ma nessuno di loro sembra far parte di una storia scritta. Nessuno si trova in una situazione come sarebbe in un romanzo. La vita non è un libro.
Keonhee si stringe nelle spalle e guarda il sole. Un vento freddo gli morde la nuca e lo costringe a chiudere la giacca. Appena il sole andrà via dovrà farlo anche lui, purtroppo. Non viene spesso in questo parco, anzi. Se si ricorda giustamente è soltanto la terza volta in vita sua, e la seconda da quando si è trasferito in questa città. Dovrebbe venirci più spesso, anche se è un luogo più che adorato dalla gente; è davvero bello. Sì vede gran parte della città e del lago che si strofina contro le montagne verdi. Manca poco alla primavera. Keonhee ne è felice. Ama il sole. Teme il freddo.
Guarda verso la luce dorata e chiude gli occhi. Si sente abbandonato in mezzo alla gente. Certamente ci sono altre persone sole, ma tutti loro sembrano sapere cosa ci fanno qui. Lui invece non ha idea del perché è finito su questo muretto. Sa soltanto che lo rende triste il fatto che lui è l'unico a essere seduto là sopra. Se si trovasse in un libro ci sarebbe qualcuno accanto a lui. Se non ci fosse nessuno, qualcuno arriverebbe. Ma nessuno arriva. Nessuno arriverà mai. Lo sa bene. Ci ha messo anni a capirlo. Anni contenenti relazioni andate male. Nessuno è mai arrivato da lui. È sempre stato lui a fare il primo passo. In fondo ha sempre sperato che prima o poi qualcuno lo avrebbe trovato per primo, ma con l'aumentare della sua età, Keonhee ha a poco a poco capito che non è destinato a possedere o essere posseduto. Gli oggetti personali non contano. Sono possesso, sì, ma non varranno mai quanto una persona. L'ultima esperienza, finita più che male un paio di settimane fa gli ha fatto capire tutto. È in chiaro sui fatti e ora, che è qui, circondato da gente felice e ben accompagnata, capisce finalmente che lui sarà solamente posseduto dall'arte. Per sempre. L'ha sempre amata e lei ha sempre amato lui. Ma nessun'altro all'infuori di lei lo amerà mai. Non così come lui vorrebbe, perché nessuno potrà mai soddisfare le sue richieste. Nessuno lo amerà mai come lui sa amare.
Keonhee sospira. Manca poco all'ombra. Meglio godersi gli ultimi raggi senza pensare al suo futuro, solo. È sempre stato bene con se stesso e può farcela anche in futuro. Ma vedere come uno dopo l'altro i suoi amici si mettono con qualcuno lo rende triste a volte, anche se non lo mostra. È felice anche così, ma al pensiero di dipendere da qualcuno comincia a farsi autodiscorsi su come stanno le cose. E negli ultimi tempi succede sempre più spesso.
Basta. La vita è bella. C'è il sole. C'è l'arte. È sufficiente. Non serve altro. Non serve... altro. Keonhee ad un tratto si accorge di bisbigliare. Sta parlando sottovoce a se stesso. Sente come due lacrime gli rotolano fuori da entrambi gli occhi fino nel colletto della giacca. Non le asciuga. Sarà il sole a farle sparire. Non c'è nessun'altro a farlo.
<Perché piangi?>
La voce è maschile e proviene dalla destra di Keonhee. Gira la testa. Un ragazzo dai capelli neri con alcune ciocche rosso scuro lo osserva dai piedi del muretto. Ha le mani in tasca e la testa piegata all'indietro per guardarlo. Ha due piccoli occhi da gatto e una faccia curiosa.
<Non lo so di preciso> risponde Keonhee con un buco nello stomaco. Quel ragazzo è bello. Molto bello. Però non può. Non può piacergli. Ci resterà soltanto male di nuovo.
<Perché non ti arrampichi?>
Non è riuscito a trattenersi. Il ragazzo a terra sorride e toglie le mani dalle tasche per aggrapparsi ai sassi sporgenti e tirarsi sulle placche riscaldate dal sole con un movimento veloce ed elegante.
<Davvero non sai perché piangevi?> chiede dopo un paio di secondi passati in silenzio.
<Più o meno lo so. Ma è un motivo stupido>
Il ragazzo annuisce. Non guarda l'orizzonte, ma Keonhee. Guarda Keonhee, il quale non riesce a ricambiare. Quel ragazzo è strano. Diverso. È diverso dagli altri ragazzi che ha conosciuto finora. Ha parlato da sé. Ha preso lui la parola. Non è mai successo. Non è normale.
<Mi chiamo Seoho> dice voltando la testa da un'altra parte. Seoho. È un bel nome. Ha un suono elegante.
<Io Keonhee>
Si vergogna quasi a dirlo. Non gli è mai piaciuto il suo nome. Pensa che non si abbina al suo aspetto che in più vorrebbe diverso. Gira la testa per guardare Seoho. È davvero bello, cazzo. Non va bene. Non si può innamorare. Non può. Si sente ancora più brutto del solito circondato da una bellezza così pura.
<Ti piace stare quì?> domanda Seoho ricambiando lo sguardo. Sorride.
<Moltissimo. Anche se non ci vengo spesso>
<È molto frequentato come posto>
<In effetti>
<È davvero bello. Capisco la gente. Almeno c'è il cantiere, altrimenti questo muretto sarebbe pieno di persone. Così ce l'abbiamo tutto per noi>
Seoho allarga le braccia per stirarsi e il suo sorriso aumenta di ampiezza. Chiude gli occhi al sole e lascia le braccia aperte. Il vento gli tira indietro i capelli dandogli un incredibile senso di leggerezza. Sembra che vola.
<Scusa, mi stavo perdendo nel mio mondo> dice imbarazzato quando si accorge dell'attenzione di Keonhee.
<Oh, fa niente. Anche a me succede spesso>
A poco a poco il sole sparisce dietro allo strato scuro che compongono le montagne nello sfondo e il freddo si posa sulla collina. La gente comincia a lasciare il parco, ma Keonhee e Seoho non hanno intenzione di andarsene. Si parlano delle loro passioni. Davvero, parlano soltanto di passioni. Quella di Keonhee è l'arte, quella di Seoho è la danza. Sono solo due parole, eppure c'è moltissimo da dire. Una fastidiosa vibrazione di un telefono interrompe il discorso.
<Dovrei essere già a casa> dice Keonhee dispiaciuto. Non avrebbe dovuto portare quello stupido apparecchio elettronico.
<D'accordo> dice Seoho e salta dal muretto sul prato. Atterra dolcemente come una piuma che si posa sull'orlo dell'acqua.
<Dai vieni> incoraggia Keonhee che soltanto ora si rende conto dell'altitudine.
<Ho paura> dice, un po' per verità, un po' per finta.
<Ti tengo io>
Seoho alza le braccia verso l'altro ragazzo che si spinge dalle placche. Nell'aria afferra le mani dell'altro.
<Grazie>
<Di niente>
<Temo che devo proprio andare>
<Va bene>
S'incamminano verso l'uscita.
<Allora alla prossima>
<Alla prossima>
Seoho rimane in piedi a guardare come Keonhee si allontana diventando sempre più piccolo. Non sa esattamente cosa, ma quel pomeriggio è successo qualcosa di molto speciale.
<Spero di rivederti presto, Keonhee>

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