6. Girasole

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Juliet

Il lutto. Ne sentivo di tutti i colori su questa fase della vita che prima o poi colpiva ognuno di noi. Frasi tipiche, a volte così scontate da non riuscire a smuovere neanche il più sensibile degli animi. La morte è un dolore che tutti conosciamo ma che, ironicamente, nessuno di noi riesce davvero a gestire.

A tredici anni avevo perso la mia intera famiglia: mio padre, mia madre e la piccola creatura che lei portava in grembo. Non ho mai capito come processarlo. Colmavo il vuoto della loro assenza con il cibo, lo vedevo come il nemico numero 1 di tutti i miei mali e, al tempo stesso, come il capo espiatorio per una mia probabile morte. Ero codarda, non avevo il coraggio di uccidermi direttamente e allora lasciavo che il mio corpo lo facesse da solo, in maniera lenta e inesorabile.

A quindici anni e mezzo avevo affrontato la mia seconda perdita: Althea. Ogni qualvolta che una persona cara mi lasciava, acquisivo la consapevolezza che nella vita niente era eterno, nemmeno le nostre stesse esistenze. E intanto mi chiedevo cosa provava il cuore quando capiva che da lì a poco avrebbe smesso di battere, quanto i polmoni avrebbero lottato per tenersi attaccati all'ultimo filo di fiato, sapendo che tanto non ci sarebbero comunque riusciti. E il cervello? Cosa provava il nostro encefalo quando capiva che sarebbe morto, che non ci sarebbe stato nulla da fare per lui? Non credevo al concetto di paradiso e inferno, alle anime che disperate vagavano sulla terra in cerca di una luce. La morte era morte. Un sonno eterno, un riposo meritato dopo la stanchezza della vita.

Morire era più facile di vivere. Chiudevi gli occhi, il fiato si spegneva a poco a poco e nel giro di pochi attimi cessavi di esistere. Vivere era tutta un'altra cosa, continuare a sentire quando si voleva solo cessare di farlo era un dolore atroce.

Io da sette anni conducevo una vita non vita. Lottavo per aggrapparmi a quel briciolo di fiato che riuscivo ancora a sentire, in quei pochi momenti di lucidità dove mi rendevo conto che dovevo essere grata di essere ancora viva. Ma sparivano in fretta e desideravo ancora una volta la morte.

Eppure, c'era qualcuno per me che non voleva arrendersi. Come Crystal che a ogni inizio del suo turno passava sempre da camera mia per assicurarsi che avessi sorriso, come il personale sanitario che si batteva costantemente contro la mia testardaggine e mi perdonava ogni qualvolta mandassi a monte i loro piani, oppure come Liam... lui trovava la forza della vita in me, si aggrappava alla mia esistenza per riuscire ad alimentare la sua.

Distratta dai miei pensieri, quasi non mi accorsi del mio amico che piombò in camera con il telefono in mano e il sorriso a trentadue denti. Si mise al mio fianco e si schiarì la voce, portando lo schermo vicino agli occhi. «Noah Miller, ventuno anni. Studia architettura alla Columbia University e ha un interesse per la luna e il tramonto. Il suo gemello, Nash, studia per diventare archeologo ed è stato in Cina per uno scambio culturale. Entrambi vivono a Staten Island e hanno un carlino sovrappeso di nome Donuts. Della famiglia non si sa nulla» disse, guardandomi in cerca di una mia istantanea reazione.

Aggrottai la fronte. «Perché hai fatto l'identikit dei gemelli?» sussurrai, notando solo dopo il suo sproloquio che la porta era aperta e che Maddox, il loro migliore amico, avrebbe potuto sentirci.

Alzò le spalle. «Mi annoiavo e volevo trovare qualcosa da fare. Pare che Nash sia molto più spericolato rispetto al fratello e che i due abbiano un bel legame. Li ho appena seguiti sui social, perché non lo fai anche tu?»

«Perché non credo che...» non feci in tempo a finire la frase, Liam aveva già preso il mio telefono ed era andato nel profilo di Noah. Rimasi a fissarlo. Il mio amico aveva ragione, andava matto per i tramonti e per la luna. Aveva poche foto della sua persona. Lo guardai male quando mi accorsi che lo aveva seguito. «Avrei potuto farlo da sola...» mormorai, prima di posare il telefono e guardarlo subito dopo per l'arrivo di una notifica. Mi aveva scritto. Il che era strano, considerando che erano le tre e mezza di notte.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 6 days ago ⏰

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