Ciao sono Gesualda, una ragazza come molte altre, ho appena finito le scuole medie e mi sto trasferendo in città, dove frequenterò il quarto ginnasio, alla sola idea ne sono entusiasta. Ecco, così è come mi descriverei almeno fino a qualche mese fa. Tutto iniziò quel giorno, quando stavo effettuando gli ultimi preparativi per iniziare ad andare in città. Mentre riponevo negli scatoloni le ultime cose notai una strana statuetta, raffigurava una donna piegata sulle ginocchia, aveva un velo sulla testa che le ricopriva i capelli, aveva una grande veste che le ricopriva tutto il corpo, sembrava fosse fatta di zucchero per come era bianca; senza farci molto caso la misi dentro, tanto per usarla come arredo su qualche mensola, magari una di quelle mensole nascoste che passano inosservate. Così andai verso l'auto con quell'ultimo scatolone, che segnava per me qualcosa di molto importante, era come l'alba di un nuovo inizio, un punto di svolta per la mia vita. L'auto parti, mi misi le cuffie e ci avviammo verso una nuova realtà. Durante il viaggio mia madre mi chiese:"Tesoro vuoi davvero andare a vivere da sola, così lontano da casa? Non sentirai la mancanza di tua nonna, di tuo padre, la mia mancanza?" Io, con molta tranquillità e disinvoltura risposi:"Signora Teresa, è una scelta che non ho intenzione di ritrattare, mi pare di avervelo già detto". Mamma stizzita dal mio parlare così formale quasi per beffeggiarla, si limitò a fare una smorfia e continuò a guidare. Ci fermammo ad un autogrill, iniziai a ballare la Macarena tra gli scaffali; mia madre si vergognò profondamente, a me poco importava, è la mia canzone preferita, quando parte non c'è nulla che possa fermarmi. Finalmente dopo 2 ore di viaggio giunsi al liceo, non stavo più nella pelle. Iniziarono a balenare nella mia mente le più strane idee e le bravate che avrei voluto fare con le mie compagne di stanza. L'unica certezza che avevo in quel momento era che ci ero riuscita, ero riuscita ad entrare in quel liceo. Presi le mie cose e andai in stanza, non ci misi più di 20 minuti, ero troppo emozionata, entrai nella mia stanza, ringraziai la famiglia che mi aveva ospitato e andai nella mia stanza. Era proprio una famiglia molto simpatica, c'era la mamma Marianna e l'altra mamma Gina, poi la loro figlia nonché mia coetanea Sandra e il loro fratellino più piccolo Astianatte. Mentre sisitemavo le mie cose arrivò la mia seconda compagna di stanza Cleide, era una ragazza solare e bellissima, aveva dei capelli d'orati e la gli occhi blu come il mare più profondo, capii cosa intendeva Petrarca quando descriveva la sua Laura, aveva una bellezza mozzafiato, truccata il giusto, era semplicemente perfetta. Entrò in stanza mi salutò in modo molto gentile e posò le sue cose, la aiutai. Iniziammo a parlare dei nostri gusti e scoprii che amava la musica e scrutare il cielo notturno. Andammo a dormire molto presto per poter essere pronte per affrontare la giornata seguente. Durante la notte la statuetta che presi da casa iniziò ad emettere una propria luce, non sapevo bene cose stesse accadendo, ma sicuramente non era nulla di rilevante e tornai a dormire. Mentre tentavo di addormentarmi sentii bisbigli per tutta la nottata, dicevano cose alquanto strane e prive di senso, sebbene parlassero in italiano.
Mi chiesi se quelle parole avessero senso, tra le cose che riuscii ad udire c'era questa frase molto particolare "non abbiamo forze necessarie...".