Dopo esser usciti da quella classe pieni di polvere e gesso sbriciolato, andammo verso un piccolo parco vicino scuola, era davvero piacevole. Essendo ancora estate ed essendo le temperature torride, io,Cleide e Jennifer ci immergemmo nel lago, il piccolo specchio d'acqua era stranamente deserto, eravamo molto in disparte senza nessuno che potesse vederci. Era molto rinfrescante e al tempo stesso Cleide rimase sulla riva, dove le acque pure della fonte incontravano la terra, creando un terriccio bagnato e fertile, l'erba era verde smeraldo e rigogliosa, tutto intorno a noi stava respirando, era impossibile non godersi il momento. Nel mentre che io e Jennifer eravamo in acqua lei stava togliendo la polverina del gesso dai nostri vestiti. La natura era rigogliosa, verde, quasi quasi sentivo la clorofilla nelle piante, la linfa vitale che scorreva nelle piante, era magnifico. Il luogo, sebbene si trovasse in città, era sia incontaminato sia molto nascosto dagli altri e da occhi indiscreti. Mentre ero in acqua mi sentivo pura, fresca e beata. Jennifer stava piano piano entrando nelle dolci acque della fonte. Mentre lei entrava sentii dentro di me una strana sensazione, qualcosa di angoscioso mi stava attanagliando, i miei occhi divennero color cremesi, Cleide mi vide così e si spaventò. Sentii le mie unghie allungarsi, sembravo un lupo mannaro. Di getto mi buttai sopra di lei le morsi il collo, la affondai in acqua, la tenni giù fin quando non soffocò del tutto sotto le mie mani. La natura che prima sprigionava vita ovunque di colpo divenne morta, sembrava che tutto intorno stesse diventando morto, la linfa sembrava sangue, la fonte non era più pura ma sporca, rossa. Il sangue della povera vittima sgorgava dalla ferita che aveva sul collo, invano si dimenava la povera vittima, che rendeva l'acqua ancora più sporca. Non si percepiva più vita intorno a noi solo occhi di serpenti tra le siepi che ci sembravano spiare e giudicare allo stesso tempo. Cleide superato quell'attimo di paura, si alzò e corse in acqua con la speranza di fermarmi;era troppo tardi. Si vide il cadavere della povera nell'acqua, avvolta da un alone rosso, e quella che prima era una fonte pura e incontaminata si trasformò nel teatro di un omicidio, le piante sembravano quasi provare sdegno per l'accaduto. Io rinsavii di colpo, indietreggiando un attimo, e realizzai cosa feci. Ero diventata una carnefice, la uccisi a sangue freddo, senza esitare, senza pensare. Sentii due voci provenire dalla vegetazione lì intorno, dicevano:"dobbiamo agire subito, non c'è tempo da perdere" e un'altra voce rispose:"dobbiamo fuggire e pensare a come dirlo". Cleide udite quelle parole rimase pietrificata, si fiondò tra le fronde degli alberi e in mezzo alle siepi cercando di scovare i due. Non trovò nessuno. Si girò verso di me, terrorizzata, come se sapesse che sarei finita in carcere. Mi calmati e pensai che la cosa più plausibile da fare fosse quella di nascondere il cadavere. Così lo portai dietro la cascata, c'era una piccola grotta, la lasciai all'entrata di quell'antro oscuro, che irradiava una atmosfera di mistero e di energia, era molto particolare, ma non ebbi molto tempo per godermi la suggestiva atmosfera. Cleide era già pronta per partire, mi aiutò a vestire e andammo via da lì alla massima velocità. Mentre le nostre due studentesse scapparono, in un luogo buio tre figure incappucciate discutevano sull'accaduto. La prima disse:"Beh dobbiamo fare qualcosa, potrebbero accedere altri episodi come questo" la seconda rispose:"pensi davvero dobbiamo?" La terza a voce alta disse:"Si, ora, prima che sia troppo tardi, non abbiamo molto tempo, siamo stati avvisati in tempo, dobbiamo agire subito, quelle due non sanno cosa le spetta".