Capitolo 2 - Fastidioso

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«Dianne! Una bionda media per il tipo vicino alla cassa e una doppio malto per Bryan, da far portare al tavolo!» grida Elijah per sovrastare la musica della band. Annuisco e prendo due boccali da riempire.

Come ogni giovedì sera, quando suonano le Bloody foxes, il locale è strapieno. L'Hell's Angels ha cambiato da poco aspetto, trasformandosi in un night club in stile texano: foderato in finto legno persino sul soffitto, ospita i clienti ai tavoli o sui divanetti addossati alla parete opposta al bancone, mentre sul fondo il palchetto rialzato è dedicato alle band e agli spettacoli in generale. Le plafoniere a muro rimandano una luce calda e tenue per lasciare l'ambiente soffuso; il punto più luminoso è qui, al banco, grazie al mobile bar alle mie spalle con i led rossi e dorati dietro alle bottiglie esposte. Vivian ha voluto rinnovare tutto dopo il divorzio.

Per una persona come me che ha un rapporto controverso con l'alcol, questo posto è un inferno. Vedere la gente che si ubriaca tanto da barcollare mi fa venire voglia di bere e mi basterebbe allungare il braccio per farmi un sorso, o mezza bottiglia, di Keglevich Fusion al ginepro. Non mi sbronzo da una vita e ogni tanto il desiderio di stordirmi fino a perdere la ragione mi passa per la mente – più di ogni tanto, in realtà –, ma non voglio diventare come lui. Ho fatto una promessa e voglio mantenerla, anche se forse sono l'unica a ricordarsene.

«Lydia! La doppio malto a Bryan!» urlo, attirando l'attenzione della cameriera. È come sempre distratta dalla band o dai clienti che le fanno i complimenti; indossa la T-shirt rossa con il logo dell'Hell's Angels – un paio di ali infiammate – e il grembiule nero a coprirle le gambe, nude per buona parte a causa della minigonna.

Colta per l'ennesima volta a perder tempo, sussulta agitando i codini biondi; corre verso di me per prendere il boccale e dopo pochi passi sparisce fra la folla, accalcata davanti al palco. Spero per lei che quella birra arrivi al mittente, anziché per terra.

Pulisco le mani sul grembiule e fisso la maglia rossa che ho indosso; non mi dispiace questa sorta di divisa, anche se avrei preferito un colore meno vistoso, ma detesto dover legare i capelli. Vivian si è imposta per una questione d'igiene e lo comprendo, però non l'avrei mai fatta alta come mi ha suggerito. Preferirei tagliarli piuttosto che assomigliare a una cheerleader. L'elastico dietro al collo è un buon compromesso. Semplice, nulla di appariscente.

«Dianne! Ci fai portare altri tre Sex on the Beach?» Monica si avvicina al banco. I capelli sono acconciati in una treccia lunghissima e il top blu è tanto scollato che se lo togliesse non cambierebbe nulla. Ha una quarta abbondante e le piace che i ragazzi la guardino. Dice che quand'era ragazzina, oltre a essere bullizzata per altro, veniva sfottuta perché piatta come un'asse. La sua è una rivalsa contro la società.

«Ma non siete quattro al tavolo?» Fisso la panca vicino al palco dove sono sedute, manca solo Zoe stasera.

Monica ridacchia. «Ah, sì sì! Quattro, dai!» esclama. È ubriaca. Da quando ha cambiato modo di fare ha sempre un alcolico in mano, partecipa alle feste delle confraternite e il giorno dopo si presenta al campus con il classico mal di testa dopo sbronza. Prima beveva poco, per questo non regge affatto l'alcol.

In ogni caso, ha già ventun anni e può fare quel che cazzo le pare.

Prendo quattro bicchieri a cilindro e comincio a preparare il cocktail.

«Vuoi che faccia io?» Elijah posa quattro rondelle di arancia sul tagliere accanto ai boccali.

La T-shirt rossa esalta il suo fisico asciutto e slanciato. Anche lui è stato costretto a legare i capelli, ma il codino biondo piace molto alle clienti.

«Non c'è bisogno».

Sorride e si allontana.

Forse dovrei smettere di accettare i suoi passaggi al locale. Si aspetterà un ringraziamento, prima o poi, ma sospetto sia il tipo che dopo una scopata crede di avere la ragazza. Quindi no, grazie.

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