Punto di vista di Taki
Uscimmo dal ristorante sazi, distesi dal vino rosso toscano e ancora armati di voglia di ridere e parlare. Sortilegio della cucina italiana.
Non nascondo che l'appuntamento di stasera mi aveva dato molto a cui pensare nelle ore precedenti. Mi chiedevo se ci fosse ancora sintonia tra me e la ragazza del 2013.
Visto che le giornate si allungavano (è questo il dono più soave della primavera), proposi di fare due passi lungo le strade della città, invase dalla luce paonazza del tardo sole e dai colori tenui degli alberi in fiore. I lampioni retro', installati durante l'era Meiji, contribuivano a creare un'atmosfera davvero romantica.Tra aneddoti sulla vita adolescenziale di Yotsuha e racconti sui miei epic fails nei colloqui di lavoro, facemmo un bel pezzo di strada a piedi.
Presi coraggio.
"Senti, Mitsuha... riguardo a noi..."
Guardandola negli occhi compresi chiaramente che anche lei intendeva portare a galla questo argomento, forse il solo importante in una serata di ritrovata leggerezza.
"Quello che scrissi sulla tua mano era vero. Forse era l'unica cosa vera che potessi dirti, l'unica realtà in grado di sopravvivere al risveglio dal sogno, l'unica certezza capace di resistere all'oblio. Per me è così, almeno. E appena ti ho vista, sopra quelle scale, ne ho avuto la certezza.
Io so che sono passati tanti tanti anni. Le nostre vite sono proseguite e in qualche modo ci siamo riadattati alle nuove circostanze. Ora, ci siamo ritrovati e abbiamo costatato che i ricordi della nostra avventura sono salvi. Potresti volere stabilire un'amicizia con me e non ti direi di certo di no".
Vidi le guance, le benedette guance di Mitsuha, tingersi del colore della sacro fiore di camelia, il preferito di mia mamma.
Fissai per qualche istante la forma delle nuvole, disposte a tappeto sulla volta del cielo.
"Da piccolo guardavo spesso La Città Incantata di Miyazaki. Quando Chihiro abbandona il mondo degli Spiriti e si ricongiunge ai genitori, lo fa con la promessa di Haku che si sarebbero rivisti, da grandi. Che avrebbero ricominciato da lì, da dove si erano lasciati, quando erano bambini...".
Presi la mano di Mitsuha.
"...io vorrei dirti che questi anni mi hanno sferzato, ma non mi hanno piegato. Se tutto questo era una prova, mandata dal cielo per verificare se il mio amore per te fosse autentico... beh, io ti amo ancora. Ho cercato in tutte le cose umane un balsamo per calmare il mio animo. Niente ha mai saputo placare il dolore che provavo nel profondo.
Nulla ha funzionato, prima di rivederti ieri mattina. Ho il cuore pieno di gioia, ora. Sei di nuovo qui, con me! Non sono mai stato così felice di uscire di casa, di vestirmi per un'occasione speciale, di prenotare a un ristorante... il nostro ristorante... mi sembra che abbia di nuovo senso vivere, fare progetti... mi sembra che il tuo nome sazi ogni mio bisogno e culli ogni mio timore."
Mitsuha rimase in silenzio per qualche istante. La sua esitazione mi mise in allarme.
"Mio Taki..."
Si fermò per un attimo e lasciò che qualche lacrima rigasse il suo volto.
"Quando lessi la tua scritta sulla mia mano, pensai a quanto fossi stato sciocco a non scrivere il tuo nome. Ma forse, per volere di Musubi, mi sarei comunque dimenticata di chi fosse quel tale 'Taki'. Forse non fu una cattiva idea. Forse hai convinto Tsukuyomi, beato dio della Luna e dei fidanzati, che il nostro amore meritasse un miracolo da parte sua. Forse hai saputo alimentare la speranza di rivederci un giorno meglio di qualsiasi preghiera. Taki, ragazzo dal cuore d'oro e dai capelli quasi sempre spettinati... il mio cuore è ancora tuo".Camminammo mano nella mano, come due turisti americani, fino alla baia di Tokyo. Soffiava un'aria tiepida da Oriente, mentre il Sole arancione sbadigliava assonnato. L'aria era strana e gli alberi fioriti emanavano un profumo di pesche e zucchero filato.
Mitsuha si slacciò il nastro che le legava i capelli.
"Questo kumihimo ne ha viste di cose, eh!", disse con gli occhi lucidi.
"Beh, è stato fedele a entrambi, durante gli anni in cui lo abbiamo posseduto!", le risposi.
"Questo filo è un dono del dio Musubi. Sua è la arte con cui è tessuto, sua è l'energia che esso emana. Era uno strumento. Serviva per rafforzare il legame tra la sacerdotessa Miyamizu e il ragazzo con cui avrebbe scambiato il corpo. In poche parole, attraverso questo fiocco... Musubi ha legato e intrecciato le nostre vite".
Mitsuha guardò l'Oceano con confidenza, come se avesse appena stabilito un'intesa con le acque. Tutto intorno il crepuscolo calava e iniziava il katawaredoki.
"Certo, Musubi ci ha fatto dimenticare i nostri nomi... ma non ne è forse valsa la pena? Ricostruiremo le nostre vite e la nostra storia d'amore, più affiatati e più consapevoli! Potremo mangiare il gelato assieme, andare al cinema, giocare nel parco! Tutto questo è nel nostro avvenire.
Ma ciò che è del dio deve tornare al dio. Con tutta la nostra gratitudine per averci fatto incontrare, tanti anni fa, quando eravamo adolescenti, e averci fatto vivere la più incredibile delle avventure, lo restituiamo...", disse con un nodo in gola.
Aggiunsi io: "Siamo stati strumenti per una causa superiore. Ma d'ora in poi faremo solo a modo nostro. Ci ameremo per la sola gioia di farlo".
Ci sorridemmo.
Mitsuha protese la mano verso l'Oceano e la aprì. Il kumihimo prese il volo da solo, con un piccolo aiuto dal vento. Avrebbe ritrovato la via di casa senza problemi.Poi presi ancora una volta la mano della mia Mitsuha e proseguimmo a passeggiare, a chiacchierare, a innamorarci di nuovo dei nostri respiri. Anche stavolta - come quella sera, sulla cima della montagna di Itomori - sotto lo sguardo benevolente della Luna.
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Your Name: Il Finale [Kimi No Na Wa]
RomanceCon la domanda "qual è il tuo nome?" si chiude il mitico film Your Name di Makoto Shinkai, che si innalza tra i film contemporanei come vera e propria pietra miliare nella produzione culturale giapponese. Diciamo la verità: il finale lascia l'amaro...