4. Itsumo Nando Demo

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Portata a lui da una forza magnetica, mi infilai tra le sue braccia e strinsi il suo petto a me con ogni mia energia. Protetta dal suo profumo dolce, sentii ogni vuoto del mio spirito colmarsi di lacrimosa euforia. Inondai la sua giacca di pianto e aderii al suo busto come una tenaglia, decisa a non permettere al destino di togliermi quel corpo che già avevo perduto anni fa. Con la sua guancia distesa sulla mia fronte come su di una culla, anche lui singhiozzava, anche lui sospirava, anche lui meditava di non lasciare la presa su di me.

La magia del momento sembrava rettificare tutta la sofferenza che portavamo sulle nostre spalle, per nulla annacquata da questi ultimi anni di silenzio e solitudine.

Punto di vista di Taki

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Punto di vista di Taki

"Mitsuha, io... io ti avevo dimenticato... e non posso perd-".
"Non è stata colpa tua... non abbiamo mai potuto decidere su di noi".
"A parte quella sera... noi due...".
"Quella sera, nel katawaredoki... siamo diventati protagonisti della nostra storia".

"Mitsuha, ho così tante cose da dirti...". La guardai, reggendo il suo capo tra le mie mani. "Sei bellissima, tra l'altro".
Lei mi rivolse uno sguardo arrossato e amorevole.
"Come sta la tua famiglia?", aggiunsi.
"Stanno bene! Sono sopravvissuti tutti e vivono con me qui a Tokyo! E tu?"
"Papà ora vive con la sua nuova compagna, per cui...".
Non finii la frase perché Mitsuha diede un'occhiata all'orologio e si allarmò.
"Taki caro, devo correre! Ho un colloquio importante, questione di vita o di morte!
Ma perché non ci vediamo domani sera? Mangiamo insieme!"

In qualche modo mi ferì che non potessi portare Mitsuha via con me, in quell'istante, a distenderci su un prato fiorito. Sembrava che fosse destino che i nostri incontri dovessero essere fugaci. Ma pure io avevo impegni e la proposta era carina.

"Mi sta bene! Salvami in rubrica, così mi puoi chiamare!", le dissi frettolosamente. Aggiunsi poi: "E almeno non ti dimenticherai mai più del mio nome, Mitsuha".

"Né tu del mio, Taki. Te lo prometto. Mi hai cambiato la giornata! A domani!", mi disse, ancora solcata dalle retroguardie di un plotone di lacrime. Sembrava sconvolta quanto me; tempestosamente felice quanto me.

Mentre ripercorrevo le stradine tra cui mi ero districato pochi minuti prima, lanciai occhiate gentili alle nonnine, che a quanto pare non si erano schiodate dai loro punti di osservazione. Dovevano avermi spiato mentre ritrovavo la mia Mitsuha. Una di loro, con accento dell'Hokkaido e con la pipa tra le labbra, mi disse: "Figliolo, animo! Ché dipende da voi innamorati la sorte del mondo!". Le sorrisi, gioioso per recuperato nome e ricordi della persona più importante della mia vita.

Ripresi il cammino verso casa, in compagnia degli alberi in fiore e del sole che giocava a nascondino da dietro le nuvole. "Fa che non sia soltanto un sogno!", gli dicevo. L'allegria che si era installata nel mio respiro mi incitava a trottare, a correre, a danzare fino alla mia via. In testa avevo il titolo di un brano: Itsumo Nando Demo, "Sempre con me", che chiude il film de La Città Incantata di Miyazaki. Lo amavo da piccolo, ma ne avevo inteso il senso solo allora. Se il bisogno di lei non era mai scomparso, potevo veramente dire di averla dimenticata? In qualche modo era sempre stata con me: la sua assenza mi aveva tenuto all'erta, pronto a rincorrerla quando fosse ritornata nella mia vita.
Proseguii per la mia strada accompagnato dal vento tiepido della primavera. Ottimismo scarpinante su strada.
Ogni scorcio profumava di vita. 

Your Name: Il Finale [Kimi No Na Wa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora