Punto di vista di Mitsuha
La giornata proseguì senza intoppi e mi fece rientrare a casa felice come una Pasqua, sorprendendo non poco Yotsuha e la nonna, che si erano ormai abituate a vedermi intristita e chiusa nella mia silenziosa intimità.
A mia sorella raccontai soltanto di aver avuto successo al colloquio e di aver conosciuto un ragazzo carino. Fu con nonna che parlai con franchezza. Le dissi di aver incontrato il ragazzo con cui mi capitava, nel 2013, di scambiarmi di corpo, recuperando il ricordo di lui e di tutti quegli eventi.
"Sai, dolce Mitsuha... quando quel ragazzo si trovava nel tuo corpo, ero in grado di percepirlo. Come sai, tutta la nostra famiglia ha vissuto questa esperienza trascendentale. Io stessa lo feci, ma dimenticai tutto... solo mi resta la tiepida sensazione del risveglio dal sogno, rarefatta dall'incedere delle lacrime sulle gote...". Nonna si fermò a guardare l'altarino domestico per Buddha, da lei curato e agghindato tutti i giorni con fiori e offerte. "Un paio di volte parlai con lui. Col tuo amico, intendo. Il giorno della cometa era in te, al mattino: mi disse che avrebbe salvato te e Itomori, cosciente che forse non vi sareste mai più rivisti. Mi commuove pensare che le stelle vi abbiano voluti ricongiungere!".
Diedi un bacio in fronte alla nonna. Capiva perfettamente il mio stato d'animo. E credo che una parte del suo cuore avrebbe voluto tanto rivedere il ragazzo che, in gioventù, faceva scambi di corpo con lei.
Passai il resto della sera a rimettere in ordine i ricordi che riemergevano al solo suono del nome "Taki", come uccelli richiamati imitandone il cinguettio. Ed ero sicura che anche lui stesse facendo la stessa cosa.Al telefono ci demmo appuntamento per la sera seguente, in un'affollata strada del centro.
La temperatura primaverile permetteva di non vestirsi eccessivamente pesante; ne approfittai per indossare un abito verde alla occidentale. Avvicinandomi all'indirizzo indicato nel messaggio, avvistai il mio Taki in lontananza. Sfoggiava un completo elegante, con un'amabile camicia di flanella. Dal buon odore che emanava già dalla distanza intuii che doveva aver speso ore a farsi bello per me. Risi nel pensiero, essendo ben cosciente che pure io ero impazzita quel pomeriggio per essere presentabile!
Ci salutammo con un abbraccio, ben meno drammatico di quello del giorno precedente, ma certamente significativo. Toccare le sue spalle e la sua guancia per una carezza mi confermò che ciò che vedevo e vivevo non era affatto un sogno. Taki fece una battuta sul colore del mio vestito e risposi, proporzionalmente, con una linguaccia. La situazione ci imboccò subito a una risata, perché ci stavamo comportando come gli adolescenti che eravamo qualche anno fa.
Credo che avessimo entrambi ben chiaro in testa che ci saremmo presi il diritto di essere ancora ragazzi.Ci accomodammo in un ristorante italiano che mi apparve familiare.
Taki: "Sensazione di déjà-vu, vero?"
Mitsuha: "Sì, devo ammetterlo. E non ho idea del perché. Qualche indizio?"
Taki: "Alcuni anni fa sei stata qui..."Lo disse facendomi l'occhiolino. Dio, quanto era carino! Gli anni avevano accentuato il suo fisico robusto e il suo volto squadrato, ma avevano lasciato intatti tutti quei tratti giocosi che gli donano puerile tenerezza...
Mi guardai attorno e, osservando la divisa dei camerieri, risolsi l'enigma.Mitsuha: "Ma non mi dire! Questo è il ristorante dove lavoravi!"
Taki: "Eh-eh, già! Ricordi che gaffes mi facesti fare, quel giorno?"
Mitsuha: "Ma se ti feci far bella figura con la Okudera!"
Taki: "Sì... e i colleghi mi volevano morto!"
Mitsuha: "E qui quando hai smesso? Voglio dire, il lavoro..."
Si fece più cupo in volto.Taki: "Sai, dopo la cometa... non ho più avuto voglia di venire qui... a dirla tutta la voglia non c'era più per fare niente. Il vuoto che vivevo nel petto sembrava ampliarsi quando cercavo di colmarlo con distrazioni e lavori, come quando un buco su un tessuto si allarga a forza di indossarlo."
Provai tanta pietà per lui. Potevo benissimo capire il suo dolore, perché per anni lo avevo provato pure io. Ma non smetteva di essere particolarmente ingiusto che lo avesse patito lui, un ragazzo squisitamente buono. Che, per di più, aveva agito per salvare la vita a migliaia di persone.
Mitsuha: "Taki caro, abbiamo alle nostre spalle anni duri. Forse ci vorrà del tempo prima che possiamo passarli tutti in rassegna ed elencare ogni sensazione dolorosa che abbiamo provato. E lo faremo, stanne certo. Ma per stasera voglio concentrarmi su di noi."
Taki: "Beh, hai ragione! Abbiamo così tanto da dirci! Ad esempio, ma lo sai che papà ha iniziato a insegnare all'Università di Berkeley?"La serata proseguì parlando del più e del meno, circondati da profumini deliziosi e vini dal sapore inebriante. Taki mi ricordò quanto i ragazzi possano essere sgraziati quando azzannò la sua pizza con foga incontrollabile, e io non mancai di fare le mie solite figure da campagnola oberata dal mondo moderno! Nel giro di un'ora e mezza sapemmo tutto l'uno dell'altra. Mi sorpresi nel vederlo in un delicatissimo limbo tra le formalità del mondo del lavoro e le rimembranze degli ultimi anni di gioventù. Che tipo che era diventato!
Insistetti per pagare io (anche come risarcimento per tutti gli yen che gli avevo fatto spendere al tempo degli scambi di corpo, comprando dolci e manicaretti a volontà), ma non ci fu verso.
Il tempo erode le montagne e riforma le coste dei mari, ma non può correggere la testardaggine di un ragazzo orgoglioso.
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Your Name: Il Finale [Kimi No Na Wa]
RomanceCon la domanda "qual è il tuo nome?" si chiude il mitico film Your Name di Makoto Shinkai, che si innalza tra i film contemporanei come vera e propria pietra miliare nella produzione culturale giapponese. Diciamo la verità: il finale lascia l'amaro...