La bufera imperversò per tutto il nostro cammino.
Partimmo in circa un centinaio di uomini e noi, da soli, dovevamo affrontare un esercito di non morti talmente vasto da non conoscerne i limiti.
I cavalli erano tanto bardati che a prima vista nessuno avrebbe pensato che potessero patire il freddo.
Galoppavamo ormai da ore, nessuno aveva l'assoluta certezza riguardo alla nostra destinazione, eccetto il Re, Sho, Sir Tesear e i generali inviati dagli altri eserciti.
Finalmente dopo parecchio tempo, in cui non avevo fatto altro che farmi assalire dalle paranoie, Arthur si fermò e alzò il braccio verso l'alto -"Alt!"
Urlò abbastanza forte da farsi sentire dal resto della compagnia.
Io, che ero tra le prime file, aguzzai lo sguardo e notai una sagoma risplendere, nascosta dai fiocchi di neve della bufera che imperversava senza sosta.
-"Tu laggiù! Identificati! È il re di Camelot che parla."
Il Re cercò di imporre la sua autorità per scoprire l'identità della figura misteriosa, sfortunatamente quest'ultima rispose ignorandolo quasi del tutto.
-"Non importa chi tu sia.
Non importa chi voi siate.
Io prendo ordini soltanto dalla mia signora ed il compito affidatomi è di sfidare il vostro campione."
Disse scrutando i soldati della nostra compagnia come se stesse scegliendo lui stesso l'avversario.
-"Nel caso in cui veniate sconfitti lei non vi si mostrerà e voi dimenticherete della sua esistenza, per sempre."
Le parole riecheggiarono nell'aria, suonavano ovattate come se chi le avesse pronunciate indossasse una maschera o più probabilmente un elmo metallico ma, nonostante ciò, era una voce profonda e fiera tanto quanto quella di Arthur.
Al termine di quella frase iniziò a camminare verso di noi e quando fu abbastanza vicino riuscì a vederlo: era un cavaliere che indossava degli abiti di seta rossi, nei pochi punti in cui erano visibili vi erano ricamati dei motivi dorati come il resto dell'armatura che indossava, due spallacci a forma di testa di leone, incisa anche nel centro del petto della corazza, dei gambali che arrivavano sin sopra al ginocchio lasciando intravedere parte della veste rossa e infine un pentolare (L'elmo tipicamente indossato dai crociati nella guerra santa).
La raffinatezza e la sfarzosità di tale armatura suggeriva che si trattasse di un cavaliere di alto rango.
La situazione mi lasciò perplesso, chi era costui? E chi era la signora di cui parlava? Per quale motivo avremmo dovuto avere bisogno di incontrarla? Capii però che il Re aveva interesse nel sconfiggerlo stando alle sue regole e che quindi voleva incontrare la signora presso la cui questo cavaliere aveva prestato giuramento.
Il Re abbassò il braccio e si voltò verso Tesar ma, prima che quest'ultimo potesse scendere dal cavallo per sfidare il cavaliere misterioso, uno dei soldati in prima fila lo precedette, gettò le redini e balzò giù dalla sella
-"Sua altezza, mi concederebbe l'onore di sfidare un cavaliere tanto misterioso?
Sono ore che camminiamo e ho proprio bisogno di sgranchirmi un po'."
Il soldato sembrava vestito come un generale, ma lui non apparteneva all'esercito di Camelot.
Vestiva un'uniforme composta da un massiccio cappotto nero che di solito teneva sulle spalle, senza indossare le maniche e tendendolo aperto.
In quel momento vederlo svolazzare a causa del vento lo faceva sembrare un mantello. L'armatura che si celava sotto di esso sembrava molto leggera e minimale, era composta essenzialmente da eleganti vesti nere rinforzate da alcune protezioni metalliche sugli avambracci, gli stinchi, le ginocchia e da una sottile placca metallica sul petto.
I suoi corti capelli scarlatti erano accentuati dal bianco che ci circondava ma soprattutto dai colori scuri che indossava.
-"Perdonami, ma io ho già deciso chi sarà il nostro campione."
Rispose Arthur con freddezza volgendo lo sguardo verso Tesar.
-"Mi perdoni sua maestà, tuttavia Jace è il miglior duellante che Tyrera abbia mai avuto, penso che dovrebbe essere lui a rappresentarci."
A parlare fu proprio uno dei generali di Tyrera, il quale ebbe un gran coraggio a frapporsi agli ordini del re, tuttavia Arthur voleva metterlo alla prova, dopotutto molti di quei soldati erano stati invitati da altri regni oppure si trattavano di mercenari famosi in tutto il mondo.
-"Essia, mi affido a te allora, miglior duellante."
Rispose il Re fissando il loro avversario che aspettava con pazienza in un silenzio quasi solenne.
Jace entusiasta si fece largo tra i cavalli ponendosi in prima linea.
-"Forza cavaliere del leone! Che sia uno scontro onorevole!"
Mentre lo disse, diede un colpo di mano al cappotto facendolo cadere dalle spalle e togliendolo definitivamente, poi face pochi passi avanti posando la mano sul manico della spada ancora riposto nel fodero.
In risposta, il cavaliere misterioso strinse la mano in un pugno, all'interno di esso si sprigionò un fulmine, quando la luce generata da esso svanì il cavaliere impugnava una lunga lancia dalla struttura sottile, con una lama molto lunga e con una piccola asta posta orizzontalmente poco più sotto la lama dandole una forma simile a quella di una croce.
-"Fatti sotto, ragazzino."
Rispose quella voce ovattata.
Il giovane duellante sguainò lentamente la spada dal fodero.
Il cavaliere del leone brandì l'arma i cui lampi che sprigionava ne accesero la lama.
In quel momento il mio corpo così come quello degli altri cavalieri si irrigidì, un sortilegio ci aveva paralizzati.
Lo stesso fece il tempo: il mondo intorno a noi si fermò, il vento smise di sbuffare e la neve smise di cadere rimanendo sospesa per aria.
Jace brandì la sua lunga spada e si mise in posizione difensiva.
"Vieni." Mormorò con fierezza.
Il cavaliere posò anche l'altra mano sulla lancia sollevandola da terra e gli puntò l'arma contro.
I due si guardarono per un attimo che immerso in quel silenzio parve interminabile e poi, senza
alcun preavviso, il cavaliere si scagliò contro Jace in un assalto tanto rapido che quasi sembrò sollevarsi da terra lasciando dietro di sé una scia di saette e fumo.
Jace era pronto, deviò l'affondo facendo scivolare le lame l'una sull'altra, e rispose all'attacco con una serie di fendenti, entrambi erano rapidi e reagivano a velocità impressionanti.
La candida neve tuttavia presto si macchiò di sangue, fu difficile stabilire di chi fosse ma sino a quel momento sembrava essere Jace a condurre le redini del duello.
Il cavaliere arretrò di qualche passo per riprendere fiato, era ferito, forse era intimorito da un avversario tanto temibile che aveva precedentemente sottovalutato, o più probabilmente stava solo studiando i suoi movimenti.
Un'aura di saette avvolse la sua armatura e un rombo di tuono spaccò il cielo mentre dei fulmini ricoprirono anche la lama.
Gli occhi di Jace si spalancarono increduli, ma un sorriso gli si formò sul viso.
Più avanti capii che quel sorriso non fu un gesto di sfida ne beffardo, bensì era solo felice di poter affrontare un avversario tanto forte.
Questa volta fu Jace a lanciarsi all'attacco.
Il cavaliere partì a sua volta alla carica, i loro fendenti erano tanto veloci quanto letali, quel silenzio assordante fu spezzato dal rumore provocato dalle loro lame che si scontravano, così come quella buia giornata fu illuminata dalle scintille del metallo stridente.
La neve si ergeva intorno a loro per causa di quei movimenti tanto frenetici e la visuale fu oscurata dai lampi scintillanti.
Jace uscì nuovamente vincitore da quella danza di fendenti e affondi, il suo corpo fumava ustionato dalle scariche elettriche del cavaliere, che tuttavia giaceva sdraiato dinanzi a Jace e alla sua lama insanguinata.
Presto una pozza di sangue dilagò sul bianco del paesaggio.
In quell'istante di massima tensione la neve si sbloccò, il vento riprese a soffiare e la tempesta, come tutto il resto che ci circondava, ricominciò a seguire il suo corso, anzì il tempo sembrò quasi andare al contrario, dopo poco, in un raggio di circa 100 metri, intorno a noi il tempo sembrava riavvolgersi a grande velocità: cambiavano le stagioni, il ciclo giorno e notte era istantaneo e prima che potessimo accorgercene davanti a noi si formò un lago, un lago che ormai non esisteva più.
Arthur scese dal cavallo e si fece strada lungo il prato che si era formato sotto i nostri piedi.
Giunto davanti al lago si tolse la corona, che posò sulla riva, congiunse le mani e chinò il capo, al che il lago iniziò a brillare di un bagliore intenso e magico, da esso fuoriuscì una meravigliosa donna dai lineamenti fini e un corpo scolpito dalla bellezza.
-"Basta così Azerith, è sufficiente..."
Aveva una voce soave e ammaliante tanto che solo a sentirla mi ero tranquillizzato dimenticandomi del timore provocatomi dallo scontro.
Durante quel processo le ferite dei combattenti si rimarginarono ed il cavaliere si rialzò.
I due riposero le armi ed ella riprese a parlare rivolgendosi ad Arthur.
-"L'ennesimo Pendragon è giunto a farmi visita..."
Arthur la interruppe rivolgendosi a lei con lo stesso tono che userebbe qualcuno in cerca di pietà dopo aver commesso un grave crimine.
-"Dama del Lago... Io, Camelot, L'intero continente invoca il suo aiuto, noi..."
-"Già conosco il motivo della tua visita, giovane Pendragon, tu hai l'esercito, hai la strategia, hai i soldati e i maghi necessari per fronteggiare questa guerra: hai la mente ed il braccio, ma ti manca lo strumento. Tu sei qui per la spada, non è vero?"
Disse lei interrompendolo a sua volte mantenendo il suo tono clemente.
Arthur impiegò del tempo per rispondere, sembrava vergognarsi di sé stesso.
Dopo poco si limitò ad annuire senza rispondere e la Dama proseguì.
"La spada in grado di ferire il Re dei Lich è stata frammentata, il suo potere era troppo pericoloso perché potesse essere custodito da un solo guardiano... Recuperete prima il Pomolo, custodito da Ghilkiad, il primo guardiano nella Grotta Ventofreddo, poi l'elsa nascosta nelle profondità dei resti della tomba dei re e infine la lama, incastrata nella cima del Picco gelido."
-"Tu ci assisterai nella nostra missione?"
Il re domandò mentre probabilmente si sentì schiacciato dal peso di quella missione, sino ad ora mai avevo visto il Re tanto titubante.
-"Azerith, il mio campione vi accompagnerà nel viaggio"
Arthur si rialzò e indossò nuovamente la corona poi camminò verso il suo cavallo e lo montò.
-"Ti siamo nuovamente debitori Dama del lago, ci hai risparmiato tempo prezioso. Forza uomini, avete sentito? Tutti alla grotta Ventofreddo!"
Sbottò Arthur assicurandosi che fosse udito dalla compagnia.
Il Re fece un cenno con il capo alla Dama la quale sprofondò nuovamente nel lago.
Dopodiché il tempo riprese il suo normale corso arrivando sino a quando il lago era nuovamente sparito.
Riprese quindi la nostra marcia con Azerith e Jace che condividevano lo stesso cavallo.
Inaspettatamente il rosso mi affiancò con il cavallo e mi fissò con un ghigno.
-"Mai visto il re così disperato"
Esibì con tono soddisfatto.
Quasi rabbrividì nel sentire tali parole ma non risposi subito, mi limitai a corrugare la fronte.
-"Che problema hai con il re?"
Cercai di nascondere la mia ammirazione verso il sovrano domandandoglielo con disinvoltura.
-"Tu non puoi neanche lontanamente immaginarlo.
Quel bastardo mi ha portato via tutto, spero che questa guerra si porti via anche lui."
Era ovvio che qualcosa gli fosse accaduto, ma non sembrava avere la minima intenzione di volerne parlare tuttavia io dovevo sapere.
-"Noi ci siamo già visti non è vero?"
Gli domandai con un sorriso.
-"Puoi chiamarmi Gareth; mi ricordo di te, eravamo stati arruolati per una spedizione..."
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Wrath Of The Lich King
FantasíaOrmai da diversi anni la "Piaga" imperversa nelle terre di Rothgar, che per questo presero il nome di Irakum (Terre Morenti). La Piaga era comunemente conosciuta come la piaga dei non morti, e stava lentamente logorando il mondo, ogni umano che si t...