Capitolo 7

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Anastasia

Qualche ora prima dell'attacco di Omar...

Un rumore improvviso mi strappa via dal mio sonno, resto in mobile cercando di percepire un pericolo all'interno della mia cella ma intorno a me regna solo un silenzio assordante. È fuori che si sta svolgendo la battaglia.
Come faccio a sapere che si tratta di una battaglia? Semplice, dopo anni passati negli intrepidi si sviluppa quasi una specie di sesto senso per queste cose.
Mentre rifletto su chi potrebbe mai attaccare gli Eruditi mi rendo conto che la porta della mia cella è di nuivo aperta, e in quel l'esatto momento un idea del tutto folle di insinua dentro la mia testa, e se fosse Eric? Forse è riuscito a sopravvivere ed è venuto qui assieme ad un battaglione per salvarmi e uccidere quel figlio di puttana di Thomas.
Quel pensiero per quanto malsano fa scattare qualcosa in me, mi da speranza e si sa, la speranza è capace di donare vita ad una persona.
Mi avvento sulla porta e senza esitazione esco nel corridoio bianco. Per un attimo la luce mi acceca ma l'idea di Eric mi spinge a continuare a camminare nonostante la momentanea cecità.
Prima cosa da fare, trovare un arma. Mi guardo in torno in ferca di qualunque cosa ma vanamente, quindi non mi rimane che andare avanti e sperare di non incontrare nessuno.
Mentre stavo per lasciare il corridoio noto un altra cella come la mia, al suo interno una ragazza dai capelli biondi e corti è rannicchiata sul pavimento. Non riesco a vederle il viso ma è senza ombra di dubbio un intrepido, i tatuaggi rendono la nostra fazione riconoscibile ovunque. La mia vena pacifica mi impedisce di lasciarla lì quindi anche se è stupido inizio a chiamarla nella speranza di attirare la sua attenzione ma lei rimane lì ferma e immobile. Per un attimo temo sia morta.
Provo a voltarmi e lasciarla lì, ma qualcosa me lo impedisce, quindi mi avvicino nuovamente alla piccola finestrella sbarrata e la chiamo a voce leggermente più alta rischiando così di essere scoperta.
Eric di fronte alvmio comportamento sconsiderato alzerevve gli occhi al cielo e borbottere qualcosa del tipo "chi nasce pacifica muore pacifica" o magari si limiterebbe solo a chiamarmi "pacifica" come faceva un tempo.
Dopo 3 tentativi la ragazza finalmente si accorge di me, appena i suoi occhi incontrano i miei la riconosco subito
- Tris.... - sussurro e poi ad un tratto tutto diventa buio.

Eric

Cammino irrequieto per la stanza, sono preoccupato per quell'idiota di Omar.
Come a potuto lanciarsi in una missione kamikaze?!
Stoboer tirare un pugno al muto ma in quell'esatto momento la porta della mia cella si apre e Max fa il suo ingresso nella cella.
- Sei venuto a dirmi che sono rimasto orfano? - domando acido, lui scuote la testa
- La squadra di Omar è tornata - annuncia - Hanno liberato i prigionieri - io a quelle parole scatto impiedi, Anastasia.
- Portami da lei! - urlo avventandoni sulla porta, Max mi ostacola il passaggio - Max spietati io devo vederla - scandisvo ogni singola parola, mentre l'urgenza di riaverla si impadronisce di me.
- Eric.... - inizia lui, ma non lo lascio continuare lo spingo contro la parete della cella e scatto verso l'uscita.
Corro come un forsennato verso l'infermiera fregandomene del dolore alla gamba, voglio solo vederla e stringerla tra le mie braccia.
Spalanco platealmente le porte dell'infermeria e faccio irruzione al suo interno.
Perlustro ogni letto, ignorando ogni volto che non sia il suo, ma di lei nessuna traccia.
Qualcuno di tocca la spalla, mi volto appena e vedo Omar fissarmi preoccupato
- Dov'è lei? - chiedo, lui non risponde si limita semplicemente a stringere la presa ddlla sua mano sulla mia spalla - Omar rispondi, dov'è Anastasia? -
- Non era lì - risponde lui infine
- Cosa intendi con non era lì? - chiedo voltandosi totalmente verso di lui
- L'hanno presa - dice d'un tratto una voce alle mie spalle, la riconosco ancor prima di voltarmi, Lucy.
- Chi? - domando stringendo i pugni
- Qualcuno ha attaccato la residenza prima di noi - spiega Omar - Siano ancora vivi solo per questo, il precedente attacco a messo fuorigioco la maggior parte dei soldati Eruditi e quelli rimasti sono scappati via abbandonando i prigionieri -
- Chi era a capo dell'attacco? -
-Non ne abbiamo idea - questa volta a rispondermi è la voce di Nash
- Io devo trovarla - esordisco, i pugni stretti per la rabbia - Io devo salvarla Omar -
- Lo so ed io ti darò una mano - mi da una pacca sulla spalla - Vieni ti ho preso un souvenir dalla residenza degli eruditi -
- Non voglio uno stupido regalo - sotto irritato, lui mi sorride
- Credimi ti piacerà - lo dice con così tanta sicurezza che istintivamente guidato dalla curiosità lo seguo fuori dall'infermeria fino a raggiungere l'area delle celle
- Vuoi rimettermi in gabbia? - chiedo acido, lui scuote la testa fermandosi davanti ad una cella dalla porta blu, mette una nano sulla maniglia nera e mi guarda accennando un sorriso
-Non ringraziarmi e sopratutto non ucciderlo subito - dopo aver pronunciato queste parole tira giù la maniglia e spalanca la cella, stavo per ricordargli che io non ringrazio mai quando l'occhio cade sulla persona legata e imbavagliata ad una sedia all'interno della stanza.
Subito un sorriso mi spunta sul volto, con lentezza entro nella cella e il mio sguardo incontra quello spaventato di Thomas.
Lui nonostante il bavaglio mi sorride tranquillo anche se i suoi occhi tradiscono la paura che prova - Ci si rivede figlio di puttana - lo saluto prima di tirargli un pugno così forte da far ribaltare la sedia e mandarlo su pavimento.
Lo affero dal collo e gli sorrido sadico - Io e te abbiamo un conto in sospeso.... -

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