20 years old
Correva.
La metro correva velocissima, come al
solito, producendo rumori striduli e alquanto fastidiosi al suono.
Era affollata, come al solito, piena di gente,
probabilmente tutti lavoratori o studenti visto l'orario.
Erano le 7.37.
Se volevano arrivare in orario all'università di Tokyo, dovevano pur svegliarsi presto.
Certo, era stancante, c'erano giornate in cui, tornati a casa, avrebbero solo voluto sdraiarsi sul loro comodo e grande letto,
chiudere gli occhi e dormire ore ed ore ed ore, ma un certo brontolio proveniente dallo stomaco dava voce al loro bisogno di cibo, quindi poi si alzavano per mangiare.
E poi, il tempo di accomodarsi per riposarsi un po' sotto delle calde coperte nemmeno ce l'avevano. Dovevano pur guadagnare qualcosa, e il part-time pomeridiano di certo non li faceva nuotare nei soldi, ma dava loro la possibilità di pagare università e affitto senza il minimo problema. Che poi, 'calde coperte'. Dopotutto qui siamo a Maggio, ma le
piogge primaverili non mancavano mai.
Dicevamo, la metro sfrecciava tra quell'intreccio di tunnel infiniti, dopotutto siamo a Tokyo, cosa pretendete? Qui anche di notte sembrava mezzogiorno, quell'enorme metropoli era sempre viva e le strade sempre affollate. Toru era lì, seduto su uno di quei sedili comodi-scomodi -nonostante nel mezzo ci fossero molte persone, erano riusciti a trovare dei posti- con un auricolare nell'orecchio e un mondo nella mente. Dopotutto la musica riesce a trasportarti in un mondo tutto suo, un mondo migliore. Com'è che dicevano? 'La musica è l'unica droga che ti colpisce senza farti del male'. Sì, Tōru la pensava così. Era davvero assonnato, si stringeva nella sua felpa color terra di siena (ringraziamo la giotto per scrivere i nomi di sti colori tutti strani sui loro pastelli) mentre emetteva qualche sbadiglio qua e là. Forse, o forse no, alla fine non tutti fanno caso ai piccoli dettagli, qualcuno avrà notato che prima stavo parlando al plurale. Beh, semplicemente perché Iwa-chan aveva promesso che sarebbe restato per sempre con lui. E così è stato. Sicuramente i veterani ricorderanno l'epica partita Karasuno contro Seijoh. E no, non parlo di quella in cui sono usciti vincitori. Parlo di quella in cui sono stati sconfitti. Quella che li avrebbe potuti portare tutti alle nazionali. Quella che finalmente avrebbe fatto capire a Tōru che non era solo, che era forte e che forse sarebbe riuscito a battere pure Ushiwaka. Che poi, in realtà, in seguito alla sconfitta, quello più demotivato era proprio Hajime. Lui era l'asso, si ripeteva ininterrottamente nella sua testolina appuntita, lui era colui che aveva il compito di distruggere ogni muro gli si parasse davanti. Eppure, perché proprio in quel momento non ci era riuscito? Avrebbe dovuto portarli alla vittoria, soprattutto data l'importanza di quella partita. Si sentiva debole. Ma i compagni di squadra lo supportarono. Dopotutto, rimaneva comunque il loro indistruttibile asso che li aveva fatti vincere molte altre volte. La fiducia che loro riponevano nei suoi confronti non sarebbe potuta mutare per così poco. Nemmeno quella di Oikawa. Non a caso l'ultimo palleggio era stato indirizzato a lui. Che poi non fosse andato a segno era solo un dettaglio che possiamo sorvolare, il nostro Iwa-chan potrebbe sentirsi ancora in colpa e noi questo non lo vogliamo. Quando aveva visto il dito del castano puntato contro di lui, aveva perso un battito. O forse due, non li ha contati. In un momento come quello ciò non importava, si era solo sentito il fiato mancare insomma. Sapere che Oikawa si fidava di lui lo rendeva molto orgoglioso. Soprattutto in quel momento dove gli aveva quasi affidato la sorte di quella che poi sarebbe stata la loro ultima partita da liceali, e probabilmente la loro ultima partita insieme. Ma Tōru si sarebbe sempre fidato di lui, si fidava, si fida, e si fiderà in ogni momento. Nei giorni successivi a quella sconfitta, però, qualche lacrimuccia non mancava. Dopotutto lasciarsi alle spalle quei tre anni meravigliosi con persone altrettanto meravigliose era impossibile. Quindi durante gli allenamenti, un bel pianto collettivo non mancò. Quando poi percorsero la strada insieme per tornare a casa, i due si parlarono. Inutile stare qui a spiegare cosa si dissero, bene o male, tutti voi lo sapete. E se non lo sapete, potete benissimo immaginare. Insomma, dopotutto Oikawa era il palleggiatore di Iwaizumi, e Iwaizumi era il suo asso. Ed ovviamente, Iwaizumi, per quanto duro e freddo sembrasse esteriormente, ci teneva sempre a rinfacciare al castano quanto lui fosse importante e forte. Ed ovviamente lo fece anche quella volta. Dopotutto, non sapevano se anche all'università avrebbero continuato a giocare a pallavolo, ma erano certi che non sarebbero mai riusciti a trovare un compagno migliore. I giorni della loro infanzia trascorsi insieme avevano fatto anche la loro parte, ma questa è un'altra storia. Qui hanno 18 anni e sono consapevoli che probabilmente il loro rapporto, con l'inizio di una vita da adulti, si sarebbe potuto distruggere. Ma dentro di loro lo sapevano, sarebbe stato impossibile. "Oi, Shittykawa. Cosa ti sei fatto al dito?" chiese improvvisamente Hajime mentre, dopo la lunga chiacchierata di qualche momento fa, continuavano a camminare. Inizialmente il castano non capì; seguì lo sguardo del moro, notando come gli stesse fissando la mano. "Oh, intendi questo?" alzò l'indice notevolmente arrossato, per quanto si potesse vedere lì, in mezzo alla strada di sera con le sole luci dei lampioni e della luna a fare da fonte di illuminazione. Ad Iwaizumi, però, non era sfuggito un piccolissimo taglietto, ormai quasi del tutto rimarginato, che contrastava sulla pelle candida del castano. "Oggi sono stato un po' più... aggressivo? Durante l'allenamento mi sono quasi... sfogato. E ho usato un po' troppa forza, la mia povera e stanca pelle non ha retto, dopotutto guardarmi, sto invecchiando" terminò in modo teatrale, ed Iwaizumi si ritrovò a ruotare divertito i suoi occhi scuri verso l'alto.
Iniziò a scavare nelle tasche della sua felpa bianca dai dettagli verde acqua tipici della sua scuola sotto lo sguardo curioso del castano.
"Non sei cambiato di una virgola da quando eravamo piccoli" constatò il moro, afferrando delicatamente il palmo della mano di Tōru. Quest'ultimo arrossì impercettibilmente e vide poggiarsi sulla ferita quello che pareva un cerotto. "Iwa-chan non c'è bisogno di essere così premurosi, non sta uscendo nemmeno del sangue" lo rassicurò, alzando leggermente un sopracciglio. "Lo so benissimo, ma ormai è un po' tradizione, no? Tu che ti fai male ed io che ti metto un cerotto" spiegò Iwaizumi. Oikawa lo vide rimuovere delicatamente la carta che proteggeva la superficie appiccicosa del cerotto, riponendola nella sua tasca. Posizionò l'oggetto sull'indice dell'altro con una cura rilassante, cercando di farlo aderire per bene alla cute senza far formare quelle pieghette fastidiose. Il castano era come incantato da ogni singolo movimento del suo amico. La sua premura lo avrebbe sempre stupito. Non potè evitare di arrossire in modo più vistoso quando il moro gli posò un delicato e caldo bacio sulla punta dell'indice, ghignando poi quando notò che l'altro si era visibilmente imbarazzato. In seguito non parlarono più. In quella giornata, si intende. Pensate che la fine del liceo li avrebbe divisi? Beh, in caso vi sbagliavate di grosso. Anzi, erano riusciti a rafforzare così tanto il loro rapporto che ebbero l'opportunità di chiamarsi prima migliori amici, e poi qualcosa di più. Come tutto era iniziato non si sapeva. Ciò era ignoto anche a loro. Sapevano solo che il cercarsi ovunque era diventato frequente, che il voler vedersi era diventato un bisogno, che l'affetto era diventato amore. Sapevano solo che volevano l'uno tutto per l'altro, che avevano bisogno l'uno dell'altro. Dietro alla loro storia non c'è una di quelle dichiarazioni smielate e romantiche da far venire il diabete. C'è stato solamente un bacio. Da parte di Iwaizumi, ovviamente. Nonostante il suo comportamento schietto, Tōru non sarebbe mai riuscito a fare una cosa simile. Per loro le parole erano futili: erano i gesti ad avere voce. Successivamente il resto era avvenuto in modo spontaneo. E quando si erano resi conti che il loro amore superava di gran lunga quello fraterno, rimasero inizialmente scossi. Insomma, iniziare a vedere in un altro modo di punto in bianco colui che hai sempre considerato il tuo migliore amico non è mica semplice. Ma, dentro di loro, già lo sapevano. Eh beh, che dire, quando si è destinati a stare insieme c'è poco da fare. Ma ora ritorniamo al presente. Oikawa aveva il capo poggiato contro la spalla del suo ormai fidanzato, stringendo le dita incrociate tra le sue in una dolce stretta. Iwaizumi invece se ne stava tranquillo giochicchiando con il suo cellulare, l'altro auricolare nel suo orecchio ed ogni tanto stampava qualche piccolo bacio tra la chioma liscia e castana del compagno. Questo canticchiava qua e là qualche parole della canzone che riproduceva la playlist sul telefono del moro, precisamente 'Can't Sleep- Vanic x K.Flay'. Tōru sorrideva beato del calore che il suo compagno trasmetteva, Iwa-chan era un po' come una stufa umana, infatti il castano lo usava spesso per scaldarsi i suoi piedi, che al contrario di quelli dell'altro erano gelidi, quando si sdraiavano nel loro amato letto dopo tutte le loro stancanti giornate. Strofinava il pollice contro la morbida pelle abbronzata dell'altro, voltandosi poi a guardarlo, poggiando il mento sulla sua spalla. In un primo momento il moro nemmeno lo notò, poi si accorse dello sguardo dell'altro su di lui e si girò nella sua direzione, sorridendogli rassicurante. Gli posò un piccolo bacio sulle labbra, casto e senza bricioli di malizia. La metro finalmente raggiunse la loro fermata e i due scesero. Anni addietro in realtà tutto ciò non era stato programmato: Oikawa avrebbe dovuto frequentare l'università di Tokyo, ma Iwaizumi aveva in mente di andare in America da alcuni parenti della madre per studiare e laurearsi lì, un po' perché l'America lo inspirava, un po' perché amava viaggiare e perché voleva imparare in modo più approfondito le lingue straniere. Ma non si sentiva pronto; dopotutto, ai tempi, aveva appena 18 anni, e non era pronto a lasciare la sua famiglia, la sua routine, i suoi amici, la pallavolo. Non era pronto a lasciare il suo lui e a costruirsi il suo futuro senza egli. E quindi decise di iscriversi alla facoltà veterinaria, che gli era sembrata un'ottima scelta solo inizialmente poiché dopo aver avuto a che fare con i corsi e quei mattoni che osavano chiamare libri probabilmente un po' aveva iniziato a pentirsene, ma neanche troppo in realtà. Doveva ammettere che gli piaceva molto. Invece Oikawa si era iscritto alla facoltà di lettere poiché interessato soprattutto alla letteratura classica russa, e chi lo avrebbe mai detto che il nostro amato palleggiatore avesse una crush per Dostoevskij? Ritornando a noi, i due si avviarono verso quell'enorme edificio, separandosi poi per raggiungere i rispettivi corsi. Oikawa era solito mettersi tra i banchi posteriori poiché sosteneva che lì infondo vi era più pace e tranquillità, mentre Iwaizumi sedeva nel centro per seguire in maniera più concentrata la lezione. Certo, le spiegazioni non era per niente come quelle del liceo, erano più complicate, spesso e volentieri c'era qualche argomenti che non capivano e i loro libri-mattoni non aiutavano molto, ciò che vi era scritto al loro interno era paragonabile all'arabo, però se la cavavano anche molto bene. Tra un corso e l'altro, le lezioni terminarono verso ora di pranzo e i due si avviarono verso l'esterno dell'università, dove vi era proprio accanto un piccolo fast food. I due si incontrarono, come al solito, nell'ultimo tavolo in fondo a sinistra: era un po' il loro posto, tant'è che i commessi, che ormai conoscevano a memoria i due studenti universitari con i quali scambiavano anche qualche parola ogni volta che ne avevano occasione, tenevano ai due il posto, come se fosse riservato per loro. Mangiarono tra chiacchiere e effusioni d'affetto, quali una carezza sulla gota di uno e un bacio a fior di labbra dell'altro, ed in seguito uscirono. No, non si avviarono verso la fermata della metropolitana diretti verso la loro amata casetta, dove magari avrebbero schiacciato un bel pisolino abbracciati e coccolandosi nel loro enorme letto matrimoniale. Chiariamoci, sarebbe stato fantastico. Ma c'era qualcosa che bramavano di più. Che avevano sempre amato. E quell'amore era così forte che nulla sarebbe riuscito a distruggerlo; non c'era riuscito il passare degli anni, lo scorrere del tempo e l'inizio dell'università, anzi: ciò aveva rafforzato ancora di più quell'amore. Mano nella mano arrivarono negli spogliatoi, posizionandosi davanti i rispettivi armadietti. Già udivano il suono del rimbalzo delle palle, di passi veloci che correvano, un 'Bella recizione!' urlato da qualche giocatore ed un esulto di squadra emesso ad ogni punto ottenuto. Si cambiarono, indossando le divise sportive della loro squadra, con ginocchiere e polsini.
Riposero ciò che non serviva nei loro armadietti chiudendoli e, dopo aver afferrato una borraccia ed una piccola asciugamano, corsero dentro la palestra. Eh già. Il tempo non era riuscito ad allontanarli da ciò che amavano: la pallavolo.
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Patches~IwaOi || Completata
Fanfiction"Anche il suo corpo era coperto di cerotti, e Tōru si ritrovò a pensare che quel ragazzino lo stava incuriosendo sempre di più" -Prima Parte. Fanfiction IwaOi formata da tre parti. Prima Parte: 9 years old Seconda Parte: 14 years old Terza Parte: 20...