°Dark°

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Buio. C'era solo il buio intorno a lei. Dalle finestre non arrivava nemmeno mezzo spiraglio di luce lunare. Nero, era il colore intorno a lei e dentro la sua anima. Il nero la soffocava, impedendole di addormentarsi, le stringeva il collo fino a farle mancare l'ossigeno e la costringeva a svegliarsi e ad annaspare in cerca di aria da far arrivare ai suoi polmoni neri.

"Quante anime mi guardano nel buio?" pensò lei, fissando un punto imprecisato nella sua camera da letto. Lentamente alzò il braccio destro cercando di afferrare quel buio che la circondava, ma non ci riusciva, il buio era così imponente da inghiottire anche la sua candida mano. Ritirò veloce la mano, timorosa che il buio se la tenesse per sempre, "Quante anime staranno ridendo di me in questa camera?".

Tutte, tutte ridevano di lei. Per la sua stupidità, per la sua vigliaccheria o per la sua semplice follia. E ridevano come folli, emettendo schiamazzi simili a quelli di un maiale. Si chiese come facessero i suoi genitori a dormire con tutto quel casino, lei non chiudeva occhio da molte notti. Ma poi la risposta le fu inviata dal suo stesso cervello in pochi secondi.

"Perché le senti solo tu, stupida ragazzina" si rispose, "Dovresti ricominciare a prendere le tue pillole, Thia" continuò l'unica parte razionale di sé stessa. Razionale, che parolone da usare per quel cervello pazzo. Alzò la mano e la diresse verso il suo comodino, spostando gli occhi da ogni lato della camera per assicurarsi che il buio non avesse intenzione di fare mosse avventate. Afferrò il telefonino e attivò la torcia, indirizzandola in ogni angola della camera, per essere sicura che non ci fosse nessun Signor Buio che cercasse di prenderla e nessuna anima a ridere di lei.

"Che strano, io le ho sentite ridere" pensò tenendo ferma la sua torcia verso l'armadio. "Sei seria? Credi davvero di aver sentito qualcosa che non fosse semplicemente nella tua testa? Sei pazza e non te ne rendi conto?" si rispose.

Si alzò piano e cammino leggiadra verso l'armadio, aprendolo con delicatezza e fermandosi ad osservare la boccetta di pillole nascosta nella tasca di uno dei suoi giubbotti. Lei le odiava quelle pillole, le veniva da vomitare, le facevano desiderare di sputare anche il sangue. Sospirò e ne ingoiò due, come le aveva detto il dottore.

Subito di sentì male, la testa le girava forte e la costrinse ad accovacciarsi a terra, il vomito le saliva feroce in gola e dovette usare tutta sé stessa per non vomitare anche l'anima sul pavimento. Quando riuscì a far passare le sensazioni peggiori cercò di alzarsi, sentiva le gambe molli, le sembrava di star per cadere da un momento all'altro e camminava con delicatezza, come se si trovasse su una fragile lastra di vetro.

Si gettò finalmente sul letto e posò il telefono sul comodino, spegnendo la torcia e il buio tornò a circondarla con violenza.

°Insonnia°Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora