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«Guarda papà! La neve» dico appoggiando le mani sul vetro della macchina.

Cavolo ma è tipo troppo forte! Non avevo mai visto la neve e sembra così soffice.

«Dai papà scendiamo!» dico guardando mio padre che guida al volante.

«La neve ci rallenta» dice lui ridacchiando.

Metto il broncio e mi siedo con le braccia incrociate, osservando la neve dal finestrino.

Ad un tratto sento la macchina fare un piccolo balzo e subito dico «Papà...c-cos'era?»

«Papà dobbiamo fermarci!» urla mio fratello maggiore.

«Ci siamo quasi! Reggetevi!» dice lui svoltando a destra.

La macchina fa su e giù, ho paura.

«Papà attento!» urlo per avvisarlo dell'albero davanti a noi ma mio fratello abbassa il sedile e mi abbraccia e la macchina va a sbattere contro l'albero.

*

«Vi prego salvate mio figlio...» dice una voce.

Apro gli occhi e mi ritrovo in una stanza bianca e mi fa male la testa.

Che cosa è successo?

Fuori dalla porta vedo mio padre e sorrido «Papà!».

Mio padre si gira ma mi guarda storto, come se avessi fatto qualcosa.

Sento un dolore al braccio e ho dei piccoli tagli.

Un'infermiera entra nella stanza e dice «Ciao piccolina, tranquilla, sono solo dei taglietti, sta calma okay?»

«Cos'è successo a mio fratello?» dico di rimando ma lei subito abbassa lo sguardo.

Dall'altra stanza sento mio padre piangere e disperarsi.
«Voglio andare da mio padre!» ma l'infermiera si alza venendo vicino a me e controlla i tagli.

Mollo la presa e stacco un filo trasparente bloccato al mio braccio e corro alla stanza affianco «Papà, cosa...» ma prima che continuassi la frase vedo mio fratello steso sul lettino, pieno di sangue.

Mio padre si gira a guardarmi e si alza «Tu hai ucciso Cole...Tu lo hai ucciso!» dice lui spintonandomi a terra.
«Papà ma cosa stai dicendo, io non-»

«Mani in alto» dice una voce.

Tutti ci rivolgiamo all'uomo e io sbarro gli occhi.
Chi è costui?

«Questa è una rapina!» dice l'uomo in nero.

Vedo un oggetto fra le sue mani grigio.
Preme uno strano pulsante ed esce uno strano aggeggio giallo ma il mio istinto mi induce a proteggere mio padre.

Mi alzo e vado verso papà e subisco un colpo alla spalla destra.

Sangue.

Sento solo la sirena della polizia e poi buio.

*

Un anno dopo

Appendo il mio millesimo disegno ma subito lo strappo.

Sospiro e metto le mani sul viso.

Da quando è morto mio fratello mio padre non fa che trattarmi come un maschio.

Mi sta insegnando come tenere un'arma ma ogni volta che ho una presa diversa dalla sua inizia a urlarmi contro.

Prendo la matita e continuo a disegnare.

Voglio qualcuno come me, qualcuno che è disposto a capirmi.

La mia mente da bambina di quattro anni non sa cosa fa, ma la mia fantasia è vasta.

Disegno un viso, un corpo, dei vestiti ma non è una persona, è simile.

È un robot umano e voglio che sia un regalo per farmi perdonare da mio padre.

Dice che io ho ucciso Cole ma la verità è che mio fratello mi ha protetta.

Lui non capisce.

Finito il disegno vado al piano di sotto e vedo mio padre bere davanti alla solita partita di hockey.

Mi metto davanti alla tv.

«Spostati Mark» mi dice arrabbiato.

Mi ha confessato che non ha mai voluto una femmina e dalla morte di mio fratello ha sostituito il mio nome con quello di un maschio.

«No, devi vedere questo disegno» glielo piazzo davanti alla faccia e lui si alza gettandolo via.

«Hai idea di cosa mi hai appena fatto vedere?!» dice urlando.

Io volevo solo fare qualcosa per farmi perdonare, non volevo farlo arrabbiare.

«Vattene! Ora! Fuori da casa mia!» urla nuovamente.

«Papà, sono una bambina! Dove cazzo devo andare?!»

«Non usare quel linguaggio con me!»

«Lo usi tutte le volte e non bisogna che ti ricordi che sono una femmina!»

Mio padre getta la sedia e prende la revolver dal tavolino.

Spaventata io vado verso la porta e dico «No per favore...non mandarmi via...» ma lui preme il grilletto e sbaglia la mira.

Apro la maniglia della porta e scappo con le lacrime agli occhi, senza meta.

Arriva un autobus e ci salgo sopra, accaparro il primo posto libero e mi siedo.

Stringo le mani e comincio a piangere.

Mio padre mi ha cacciata di casa nel giorno del mio compleanno.



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