Il Pazzo era all'entrata della mensa, un braccio sul fianco per dimostrare la sua totale tranquillità. Era nero, come al solito, da capo a piedi, tanto che nel buio dell'ospedale poteva passare per un'ombra in mezzo alle tante; ma non per Amelia, dall'occhio allenato.
La donna trattenne il fiato e si asciugò in tutta fretta una lacrima che aveva iniziato a scendere sulla sua guancia. L'infermiera era di fronte a lei, e non si era accorta di nulla.
C'era qualcosa di strano: il Pazzo non era mai apparso quando c'era altra gente. Forse quella sarebbe stata la volta in cui avrebbe mostrato che non si era inventata tutto!
Attese che il mostro si avvicinasse, ma lui al contrario alzò un dito e le fece cenno di avvicinarsi, sorridendo quel tanto da far illuminare il corridoio dal biancore dei suoi denti. La fifa di Amelia lo divertiva.
Cosa doveva fare? Andare da lui e rischiare che gli altri non lo vedessero? Spingerlo in mezzo alla sala? Fingere di non vederlo e stare ferma al suo posto?
Optò per la prima opzione. Temeva troppo la sua reazione nel caso non avesse obbedito.
-Devo andare al bagno- disse alla sua infermiera. L'unico posto in cui poteva andare senza di lei. L'unico momento di privacy per i folli.
L'infermiera Palmieri annuì e si portò alle labbra un cucchiaio fumante di zuppa. Amelia scostò la sedia con le gambe di gelatina e si diresse verso il suo incubo peggiore, il cui sorriso nel frattempo si era allargato nel notare la sua vittima avvicinarsi a lui.
-Amelia- sussurrò il Pazzo quando la donna fu abbastanza vicina da udirlo. Sulle labbra del mostro il suo nome suonava come una lama di coltello che le sfiorava la schiena e la faceva rabbrividire.
Il Pazzo le scostò una ciocca di capelli dal viso, come spesso faceva, e la osservò in viso, mentre nella mente della donna una voce gridava di scappare; eppure le sue gambe non volevano muoversi.
Il mostro fece una cosa che mai aveva fatto: si voltò, afferrandola per un braccio, e la trascinò con sé nel buio del corridoio. -Amelia- ripeté- voglio mostrarti una cosa-.
Amelia aveva il cuore in gola, e sentiva il gelo nelle vene. Non poteva far altro che seguirlo. Le dita del mostro premevano sulla sua pelle come artigli e il braccio iniziava a bruciare per la stretta troppo forte, laddove erano ancora evidenti i lividi marcati delle volte precedenti in cui le aveva fatto visita.
La donna tentò di piantare i piedi, ma ne andò solo a suo sfavore, perché il Pazzo era troppo forte per lei.
Giunsero alla camera di Amelia, che ancora era chiusa a chiave. Pensò che il mostro avrebbe sfondato la porta, ma lui all'ultimo minuto virò e si diresse verso una finestra coperta da una tenda color sangue.
-Vuoi vedere come faccio a sparire ogni volta, Amelia?- la sua voce le mormorò nell'orecchio, tanto vicina che lei percepì il suo fiato gelido.
Non aspettò una risposta, la trascinò fino alla tenda e la scostò. All'inizio Amelia non notò niente, poi il suo sguardo si soffermò su una botola seminascosta sul pavimento.
Il Pazzo si esibì nella sua solita risatina, aprì la botola e le fece cenno di scendere.
Al che Amelia riuscì per la prima volta a parlargli. -Che cosa vuoi farmi?- la sua voce suonò come un singhiozzo terrorizzato, o lo squittio di un topo alla vista di un gatto famelico.
La risata del mostro si fece più fragorosa, poi si fermò di colpo. -Lo vedrai-.
Le diede una spinta e lei cadde nel vuoto.
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Il Pazzo
Mystery / ThrillerAllora, lo metterò per iscritto, subito, prima di dire alcun che: io non sono pazza. Mi chiamo Amelia Harris e sono, o per meglio dire ero, una donna d'affari; tutti nel mondo del commercio mi temevano, mi rispettavano. Ero la figlia di Hugo Gerard...