Prologo

913 47 6
                                    

Nella fitta rete capillare di Londra, ingarbugliato lì, quasi per caso, quasi un moscerino nella tela di un ragno, c'è un negozio di fiori.

L'insegna è così scolorita che nessuno, neanche il vecchio fioraio, riesce a ricordare cosa vi fosse scritto.

"Forse il nome del negozio, ma io non lo ricordo" confessa a chiunque abbia tempo e voglia di ascoltarlo, "È uno schifo, diventare vecchi".

Il suo unico dipendente, Paul, gli dice che non importa.

Dice che i fiori hanno un loro linguaggio, in ogni caso, e che sarebbe irrispettoso imporre loro un'insegna scritta in una lingua che non capiscono.

Al povero vecchio questa spiegazione piace da morire, e se la fa ripetere ogni giorno per non scordarsela.

Paul sorride, e dopo averlo accontentato lo invita a ritornare al piano superiore, dove c'è il piccolo appartamento di Ben, rassicurandolo sul fatto che andrà tutto bene, davvero ci riesco a gestire tutto da solo, non preoccuparti, se ho bisogno ti chiamo.

E Ben dopo un po' accetta, titubante, e sparisce su per le scale.

Ma non prima d'aver dato il buongiorno ai suoi fiori.

Arranca fra i vasi colmi e carezza piano ogni corolla, con la tenerezza e la dedizione di un padre affettuoso, ed è davvero convinto che questo piccolo rito contribuisca a rendere i fiori più felici, e quindi più belli e brillanti.

Paul non può dirlo ad alta voce, significherebbe ammettere di essere un po' fuori di testa anche lui, ma è d'accordo con Ben.

I germogli sembrano felici così, per quanto ne capisce, e anche loro.

A soli vent'anni ha passato così tanto tempo tra i fiori, Paul, che ne ha imparato perfettamente il linguaggio.

E ha dimenticato quello degli uomini.

Non gli interessa, poter vantare solo degli amici che seccano e inaridiscono con il passare del tempo.

Anche per le persone in fondo è così, gli dice ogni tanto Ben, solo che loro non ti abbandonano per dispetto.

Non ci si può arrabbiare, con una corolla che appassisce.

È un amore che non comporta alcun tipo di rischio, e questo va bene, questo non fa male.

"Non ci perdiamo nulla" dice ogni tanto Ben "Credimi, non ci perdiamo nulla".

Non c'è neanche bisogno di spiegarlo, perché Paul è ormai rassegnato al fatto di aver dimenticato il linguaggio degli esseri umani, e la cosa non gli pesa.


Se non che, presto, John si rassegnerà al fatto di dover imparare quello dei fiori.


Note
Ciao a tutti! Spero che la storia possa piacervi. Come credo sia intuibile, il centro sarà il linguaggio dei fiori, e i tentativi di comunicazione attraverso questo canale un po' particolare.
Aspetto con ansia di sapere se vi abbia incuriosito, o quantomeno vi abbia alleggerito questo periodo di quarantena.
Un abbraccio,
H.

𝐋𝐄𝐒 𝐅𝐋𝐄𝐔𝐑𝐒 𝐃𝐔 𝐌𝐀𝐋 - mclennonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora