Din Don.
Din Don.
"Sarebbe bello se fosse qualcun altro ad aprire la porta" penso mentre scendo le scale.
Ma non era possibile perché mia madre e i miei fratelli erano andati a fare la spesa mentre mio padre era al lavoro.
Apro, ritrovandomi davanti una persona totalmente inattesa.
<<Ciao Safia! Quanto tempo!>>
Mia zia entra in casa senza aspettare che io perlomeno ricambi il suo saluto.
La testa coperta dal velo, gli occhi scuri, zigomi alti, sguardo un po' altezzoso.
Non troppo alta, un po' in carne.
Da quanto tempo non la vedo?
Sospirando chiudo la porta.
Va in cucina versandosi del the freddo.
<<Allora, tua madre dov'è?>>
<<A fare la spesa>>
Qualche minuto di silenzio dopo entra in casa mia madre con le buste della spesa.
<<Safìiii. Siamo tornati,abbiamo anche comprato gli ingredienti per fare ... il tiramisù>>
Le si affievolisce la voce quando nota sua cognata seduta sul divano del suo salotto.
<<Non pensavo saresti arrivata così presto>> lo dice duramente, con una strana ostilità posando le buste in cucina.
<<Non mi saluti nemmeno cognata?Comunque si, sono arrivata ieri sera, starò in un appartamento qua vicino per qualche mese. Abbiamo perso anche troppo tempo.>> risponde seguendola in cucina, con me e il resto della combriccola al seguito.
<<Fatica e soldi sprecati. Ti ho già detto di no.>>
Zia Rukaya si gira verso di me ignorandola completamente.
<<Quanti anni hai Safia cara?Sette, otto o forse nove?>>
Sembro così piccola?
<<Ne ho quasi dodici>>
<<Così grande? Ma non è mai troppo tardi per fare la cosa giusta. E tu Zenab?>>
La domanda della zia la ferma dal litigare con Farid e Khalid, i miei fratelli gemelli più piccoli: hanno cinque anni mentre Zenab ne ha otto.
<<Otto>> esclama vantandosi.
<<Per te siamo ancora in tempo>>
<<Di che cosa stai parlando zia?>> vorrei che la smettesse di sorridere in quel modo e ci spiegasse le sue domande.
<<Oh tesoro. Niente di cui tu ti debba preoccupare. È una cosa per il vostro bene.>>
<<Smettila Rukaya. Non hai il mio consenso. Sono figlie mie: decido io>>
La zia la guarda assottigliando gli occhi.
<<Bambini andate a guardare la tv.>> ordina senza distogliere il contatto visivo.
Sono infastidita, devo ammetterlo: da quando è entrata che fa come se fosse casa sua, il punto è, che non lo è.
<<Decido io cosa guardare!>> esclama mia sorella correndo nell'altra stanza con i gemelli che le urlano dietro, non accorgendosi dell'aria tesa nella stanza.
<<Vai anche tu, sistemo io la spesa>>: mi toccherà guardare le Winx.
Mia madre chiude la porta molto velocemente.
<<Lo sai meglio di me che bisogna farlo.>> cantilena la zia: anche se origliare è da maleducati, resto con l'orecchio attaccato all'uscio.
<<E invece no che non bisogna. Te lo ripeto: non ti permetterò di pendere decisioni>>.
<<Pensavo che avremmo potuto parlare civilmente, iniziando a organizzare qualcosa, e invece sei poco disposta a collaborare>>
<<Penso sia l'ora che tu vada, avrai tante cose da fare immagino.>>
<<Mi stai cacciando dalla casa di mio fratello?>>
<<È anche mio marito, non dimenticarlo.>> sento mia zia sussurrare qualcosa, che per quanto io appiccichi l mia faccia, non percepisco.
Un ticchettio di scarpe che si avvicina alla porta mi fa intuire che sta per uscire, corro al piano di sopra, sbirciando dal muro, una porta sbatte, io torno a respirare.
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Allora, che ne pensate?
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Senza Barriere
General FictionQuanto è disposta una persona per essere felice? Safia non lo sa, al dire il vero non se lo chiede. Non sa nemmeno quanto il padre sia disposto, insieme alla zia, a marchiare le proprie figlie di un orrenda cicatrice di castità e dolore, per raggiu...